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Lo sguardo di beppe

Putin, l’assenso dei fedelissimi e i controproducenti annunci di Biden

Usa e soci non potrebbero, ad esempio, fornire aiuti e armi, senza darne annunci altisonanti, credendo che questo modo di agire riduca Putin a miti consigli o lo indebolisca?

Putin fa la voce sempre più grossa con l’evidente motivo di impaurire i paesi che ritiene ostili alla Russia. Ma anche nell’elaborazione di questa minaccia commette un errore che credo, dato per scontato il suo delirio di onnipotenza, non riesce a rilevare. Nessuno è nemico della Russia in quanto tale e tanto meno del popolo russo, ma la maggioranza dei paesi del globo osteggiano la sua politica di folle espansionismo e condannano l’invasione di un paese sovrano da parte del suo esercito.

Trapela il dubbio che le informazioni che gli sono riportate non rispecchino l’esatto quadro della situazione sul campo. Tanta parte della responsabilità degli atteggiamenti del Cremlino è imputabile anche alla ciurma di oligarchi miliardari, divenuti tali grazie alla sua amicizia, e di consiglieri senza la possibilità di dissentire, pena la decadenza dal rango attribuito loro dallo stesso oligarca, proprio in nome del plauso alle sue scelte mai messe in discussione.

È evidente che il nuovo Zar, nella sua marcia verso il potere assoluto, si è comprato l’assenso di una cerchia di amici fidati, remunerati con incarichi dai quali hanno tratto enormi fortune. Alcuni di questi paperoni non hanno retto oltre ogni limite l’indecenza di certe azioni tese d eliminare in ogni modo gli ostacoli alla sua conquista del potere, fossero questi ostacoli burocratici o oppositori messi a tacere, spesso, per l’intera eternità.

Catherine Belton nel suo voluminoso rapporto dal titolo “Gli uomini di Putin”, descrive con dovizia di dettagli l’ascesa di Putin da San Pietroburgo fino al Cremlino con l’aiuto di amici fedeli, molti dei quali appartenenti al KGB e successivamente al nuovo servizio di spionaggio sovietico. Così come il report evidenzia, i massicci investimenti di numerosi oligarchi a Londra, dove si sono riversate montagne di miliardi, utilizzati anche per sostenere personaggi e leader di partiti in corsa per esprimere la prestigiosa carica di presidente del parlamento anglosassone. Al minimo cenno di dissenso, Putin, attraverso il suo cerchio magico, ha arricchito importanti studi legali di Londra per intentare le più disparate cause contro i miliardari critici nei confronti della sua politica.

Ora i toni verso i paesi che disapprovano l’invasione dell’Ucraina si alzano sempre di più mentre la conquista degli obiettivi, ormai ridimensionati, tarda a concretizzarsi. È comprensibile che il ritardo dell’agognata vittoria che anzi, in alcune parti sa di sconfitta, stizzisca questo personaggio umorale al limite dell’isteria, portandolo a far dichiarazioni che dovrebbero, nelle sue intenzioni, ridurre a buoni propositi i cosiddetti paesi ostili.

Sull’altro fronte, non è priva di peso la critica rivolta da più parti all’amministrazione Biden che non perde occasione di provocare Putin con dichiarazioni che non favoriscono certamente la distensione o la possibilità di un accordo, ma che al contrario, aumentano il nervosismo del dittatore. La popolazione Russa che pensa? E chi mai lo capirà. Le informazioni trasmesse dagli organi di stampa, sudditi del leader, gli unici rimasti in vita, non fanno altro che osannare alla vittoria dell’esercito russo e travisare il racconto dei differenti episodi della guerra. Per cui, non stupisce che buona parte del popolo russo esprima soddisfazione e sostegno al leader che governa il paese. Forse non è appropriato usare il verbo governare; sarebbe più corretto sostituirlo con il verbo comandare, ma tant’è, non è la differenza lessicale a cambiare le sorti della popolazione russa.

Tornando agli Usa e soci, costoro non potrebbero, ad esempio, fornire aiuti e armi, senza darne annunci altisonanti, credendo che questo modo di agire riduca Putin a miti consigli o lo indebolisca?

Non sono un esperto di guerra, ma penso che in effetti, l’atteggiamento adottato da Biden e da alcuni alleati Nato, non produca altro effetto se non quello di inasprire il conflitto e di aumentare le reazioni isteriche di Putin e soci.

Agiscano in silenzio. Se lo scopo è quello di rafforzare la resistenza Ucraina, azione del tutto condivisibile, non si si svilisca l’operazione con commenti roboanti che esprimono la volontà di indebolire la Russia fino al punto da far sì che non possa più nemmeno lontanamente ipotizzare di intraprendere operazioni di invasione di un qualsiasi altro paese confinante. L’insieme di questi fatti costituisce una matassa non facile da dipanare.

Buon senso insegna che aiutare una persona o uno stato per poi diffondere la notizia al fine di trarne vantaggio e lustro non costituisca un atteggiamento esemplare. Per cui, concordo totalmente con la necessità di aiutare la resistenza ucraina per far sì che al tavolo delle trattative non sieda da paese vinto e sconfitto, ma condivido anche il pensiero di coloro che auspicano meno dichiarazioni delegittimanti o provocatorie su quello che oggi è il nemico di parecchia parte del mondo.

Chi può negare che l’uomo al comando di quello che potrebbe essere un gande paese interpreti ad un certo punto il ruolo di Sansone. “Se proprio devo morire, cada Putin insieme al resto del mondo”. Osiamo sperare che perfino qualche “amico” della sua ristretta cerchia lo possa contrastare di fronte ad una scellerata scelta di quel genere.

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