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Gabriele Sola Coach

I consigli

Fai della tua mente un serbatoio di energia

Come ti racconti le esperienze della vita? Ti mantieni nel problema o riesci a focalizzarti sulla versione migliore di te stesso?

Avete presente quella celebre canzone di Jovanotti, pubblicata quasi 30 anni fa, che recitava “io penso positivo perché son vivo e finché son vivo…”? Oggi parliamo proprio di questo: del “pensare” in positivo o in negativo. Lo facciamo con il Mental Coach bergamasco Gabriele Sola.

Che cos’è, esattamente, il pensiero positivo?

Serve anzitutto una precisazione – risponde Gabriele Sola -. La capacità di pensare positivo a cui amo fare riferimento non ricalca la visione del pensiero positivo tout-court di matrice nordamericana. Quella filosofia secondo cui dovremmo riempire la nostra testa, dal mattino alla sera, di pensieri rosa confetto soffocando sul nascere ogni pensiero che abbia un’altra sfumatura emozionale. Insomma, quella positività ingenua che finirebbe col renderci un po’ beoti anziché felici.

Qual è, allora, la forma di pensiero positivo che lei invita a praticare?

Consiglio di rifarsi alla psicologia positiva di cui è caposcuola Martin Seligman. Una dimensione – spiega Sola – che guarda al benessere della persona attraverso la capacità di coltivare uno sguardo “oggettivamente costruttivo” su noi stessi e sulle esperienze che viviamo, consapevoli del presente e fiduciosi nel futuro. Un approccio che, senza mai abbandonare realismo e concretezza, ci orienti all’ottimismo.

Può darci un consiglio pratico?

Sono innumerevoli le tecniche personalizzate che utilizzo durante i percorsi di Mental Coaching per allenare ad un atteggiamento efficace. Qui propongo un primo consiglio, semplice e pratico, che invito ad applicare da subito. Mi riferisco – precisa Gabriele Sola – a come parliamo a noi stessi.

Ad esempio, un conto è delineare un proposito di questo genere: “Non voglio più entrare in crisi quando vivo quella determinata situazione di difficoltà, che crea sempre in me una condizione di disagio e sofferenza”. Altro è esprimere il medesimo concetto così: “D’ora in avanti voglio reagire con energia e combattività a quella determinata situazione, utilizzando al meglio le mie potenzialità”. Cambia, vero? Nel primo caso sei mentalmente impantanato nel problema, nel secondo ti proietti con fiducia in un’azione generativa.

Effettivamente suona in modo molto diverso…

Forse – osserva il Mental Coach bergamasco – leggendo le due opposte versioni dello stesso proposito (che, per diventare un “obiettivo ben formato”, necessita di una serie di altre caratteristiche di cui parleremo in futuro) abbiamo persino percepito una lieve reazione fisiologica. La prima e la seconda frase sono risuonate in noi in modo assai differente, producendo un effetto immediato e tangibile.

Pensiamo ora – conclude Gabriele Sola – al modo in cui gestiamo mentalmente le situazioni più delicate. Com’è, di norma, la nostra interpretazione delle cose? Quali parole usiamo? Tendiamo a mantenerci nel problema, scoraggiando inconsciamente noi stessi e magari richiamando alla memoria esperienze negative del nostro passato? O piuttosto basiamo il nostro atteggiamento sull’azione virtuosa, focalizzandoci sulle potenzialità e sulla versione migliore di noi stessi?

La risposta a queste domande dice molto del nostro atteggiamento mentale. E della necessità di agire per far sì che la nostra mente si trasformi in un potente serbatoio di energia.

https://gabrielesola.coach

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