• Abbonati
La prorettrice nicora

“Rientrati a Bergamo gli universitari che studiavano in Russia, solo una è rimasta”

“Perché ci siano gli scambi serve un clima che li consenta. Non sono cancellati gli accordi con la Russia, non c’è nessuna russofobia" spiega la delegata dell'UniBg all'Internazionalizzazione Flaminia Nicora

Bergamo. Finché le condizioni di pace non lo consentiranno, partire per un’esperienza di studio in Russia non sarà più possibile. Non certo l’anno prossimo almeno, con la guerra in Ucraina in corso e che minaccia l’Europa intera.

“Perché ci siano gli scambi serve un clima che li consenta. Non sono cancellati gli accordi con la Russia, non c’è nessuna russofobia. Le collaborazioni continueranno, ma è chiaro che non si potrà partire con gli scambi l’anno prossimo”. Flaminia Nicora, prorettrice all’Internazionalizzazione dell’Università di Bergamo, parla della situazione degli studenti e dei programmi di mobilità dell’ateneo verso la Russia dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

Anche l’UniBg, come le università italiane, si è allineata alle direttive della Farnesina. “La mobilità parte da condizioni di sicurezza. L’Università agisce in sintonia con il Ministero degli Esteri e ha il compito di proteggere i propri studenti. Per questo si sospendono gli scambi finché non ci saranno le condizioni. È un indirizzo che viene anche dalla Conferenza dei Rettori”.

L’UniBg si è mossa subito per far rientrare in Italia tutti gli studenti che si trovavano in Russia per studiare al momento dello scoppio del conflitto. Intorno alla metà di marzo i ragazzi hanno lasciato la Federazione Russa per tornare a casa. “Si tratta di cinque o sei studenti. Hanno accolto l’invito dell’Università e del Ministero degli Esteri che si sono subito attivati affinché gli studenti non dovessero trovarsi ad affrontare difficoltà di mantenimento, come l’approvvigionamento di denaro dalle banche, e di spostamento. Pensiamo sia stato saggio oltre che precauzionale”.

Nessuna costrizione. “Hanno ritenuto da soli che fosse meglio rientrare, anche su consiglio delle loro famiglie”.

Solo una studentessa ha deciso di rimanere. “L’Università non pone nessun vincolo nei loro confronti. Gli studenti sono giovani maggiorenni che possono scegliere in libertà del proprio percorso”. Ma il consiglio a partire per l’Italia è stato ribadito, soprattutto per evitare incidenti spiacevoli esponendosi – in modo particolare sui social – in un paese con una forte censura alla libertà d’espressione come quello di Putin.

L’Università si è presa cura dei ragazzi anche una volta rientrati. “Li abbiamo incontrati e ci siamo assicurati che stessero bene, ma poi li abbiamo lasciati in pace. Anche perché per tornare in Italia hanno dovuto affrontare un viaggio lungo. Sono dovuti uscire dalla Russia in treno o in autobus per poter prendere un volo per l’Italia”.

Per chi è tornato rimane il dispiacere di non aver potuto sfruttare al massimo un’esperienza importante di vita personale e di formazione come l’Erasmus. “Erano costernati rispetto alla situazione che erano costretti a vivere, anche se l’Università in Russia non è mai stata un ambiente ostile. Dopo due anni di pandemia erano contenti di poter finalmente partire e poi è scoppiata una guerra. In Russia hanno lasciato compagni e amici”.

L’impegno dell’Università nei confronti degli studenti italiani all’estero non ha dimenticato anche i tanti studenti d’origine slava che frequentano l’UniBg: “Abbiamo un centinaio di studenti tra ucraini, russi e bielorussi, la maggior parte di seconda generazione. Il prof. Ivo Lizzola ha rivolto loro una lettera e li abbiamo rassicurati tutti sul fatto che sono parte della nostra comunità, che nessuno ha alcuna intenzione di abbandonarli o discriminarli. Non dimentichiamo che anche gli studenti russi vivono la guerra, perché hanno parenti e amici in Ucraina”.

Alla fine di aprile si chiuderà il bando di UniBg per l’assegnazione di dieci borse di studio della durata di cinque mesi per studenti, ricercatori e personale accademico in fuga dalla guerra.

L’Università di Bergamo è infatti tra gli atenei che hanno aderito a UniCore, il corridoio umanitario per i rifugiati. Tra le azioni organizzate dall’UniBg ci sono anche una serie di convegni con docenti ed esperti per approfondire le tematiche legate al conflitto. Da non dimenticare infine l’aiuto degli studenti di russo dell’UniBg, che si sono messi a disposizione per svolgere tirocini presso enti e istituzioni in qualità di mediatori.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
adolfo scotto di luzio
Bergamo
Università post Covid, il prorettore Di Luzio: “Migliorata la tecnologia, ma la presenza è la grande risorsa”
silvio vismara
Università di bergamo
Il prorettore Vismara: “Preziosa ricerca. E dal Pnrr finanziamenti mai visti per i giovani”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI