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Report 19/25 aprile

Covid, tutti i numeri in peggioramento in Italia; a Bergamo forte aumento dei decessi

Sono state 18 le morti per Covid nella nostra provincia, un numero che non si registrava da due mesi

Nonostante le festività (Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 Aprile) che hanno comportato un forte riduzione dei test eseguiti, si colgono alcuni segnali negativi sull’andamento del contagio. Negli ultimi giorni il tasso di positività ai tamponi ha ripreso lentamente a salire (ora al 16,78%, era al 15,42%), segno che l’epidemia potrebbe alzare nuovamente la testa.

La settimana epidemiologica 19/25 aprile ha registrato, a livello nazionale, 426.955 contagi certificati da tampone, in aumento del 5% rispetto allo stesso periodo della settimana scorsa, quando se ne erano contati 406.374. Media giornaliera 60.994 (da 58.053).

In crescita i decessi: questa settimana i morti sono stati 1.015, mentre lunedì scorso ne contavamo 903.

Salgono anche i ricoveri nei reparti Covid: 10.050 (erano 9.940) e quelli in Terapia Intensiva: da 411 a 416.

Diminuisce invece il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva che passa da 290 a 271,

In incremento l’indice di occupazione nei Reparti Covid: dal 15,3% al 15,5%; stabile quello nei Reparti di Terapia Intensiva al 4,2%.

In aumento anche i pazienti in isolamento domiciliare: sono 1.232.134 (erano 1.206.492).

I tamponi totali sono stati 2.554.618 (-5% dai 2.683.315 del periodo precedente), l’81,4% dei quali di tipo antigenico rapido.

Curva dei contagi: da 0,38 a 0,39.

Rt nazionale: da 1,05 a 1,0.

Indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 720 a 730.

Lombardia e Bergamo

In Lombardia si registra una leggera diminuzione nel numero dei positivi, che passa da 53.711 a 52.516 (-3%).

Si registra un rialzo per quanto riguarda il numero dei ricoverati in Area Covid: sono 1.171 gli attuali (erano 1.116); così come per i pazienti in Terapia Intensiva: da 36 a 42.

In leggero calo il numero dei nuovi ingressi in T.I. che passa da 15 a 12.

In forza dei suddetti numeri, salgono l’indice di occupazione nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 2% al 2,3% e quello relativo ai Reparti Covid, ora all’11,2% (era al 10,7%).

Stabile il numero dei decessi: nel periodo sono stati 178 rispetto ai 180 del precedente.

Per quanto riguarda gli attualmente positivi, si registra una diminuzione: sono ora 157.409 (erano 160.197 la settimana scorsa), che va di pari passo con quello delle persone attualmente in isolamento domiciliare, che sono 156.196 (erano 159.045).

Scende leggermente l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti: da 550 a 530; in aumento invece l’indice medio settimanale di positività che passa dal 12,84 % al 13,15%.

Diminuzione di poco nel numero dei nuovi casi in provincia di Bergamo: i positivi sono stati 3.728 rispetto ai 3.775 del periodo precedente (-1,25%).

Scende il numero dei pazienti ricoverati in Area Medica all’ospedale cittadino: nel periodo si è passati da 40 a 37, e quello relativo ai ricoverati in Terapia Intensiva, che passano da 8 a 5.

Nel periodo osservato si sono registrati 18 decessi, un numero piuttosto elevato che non si registrava da due mesi.

Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 345 a 336.

Con questo dato, la nostra provincia rimane quella con il più basso indice a livello nazionale, seguita da Lodi con 376, Novara con 425 e Cuneo con 430.

Situazione attuale e strategie future

I numeri di questa settimana risentono, come suddetto, delle festività e del relativo forte calo dei tamponi eseguiti (con l’ormai noto effetto “meno test, meno casi”): situazione che rende ancor più complessa l’interpretazione della fase epidemica, già condizionata dall’insufficiente attività di testing che abbiamo più volte sottolineato con toni negativi. Per avere un’indicazione in linea con le consuete rilevazioni dovremo attendere i dati della prossima settimana epidemiologica (26 aprile – 2 maggio).

Si colgono quindi alcuni segnali di attenzione, se non di preoccupazione: il calo dei test è nettamente superiore a quello dei nuovi casi; il rapporto positivi/tamponi totali tende quindi a risalire, lasciando intuire che il bacino di replicazione virale rimane molto consistente; i numeri dei ricoverati restano sostanzialmente invariati, mentre aumentano ancora i decessi; il valore di Rt (1,0) segnala una fase di momentanea stabilizzazione dell’epidemia, fermando la già modesta decrescita delle scorse settimane e preannunciando una risalita.

In generale si conferma una circolazione ancora sostenuta del Sars-CoV-2, anche perché le caratteristiche del virus (altissima contagiosità) combinate con l’efficacia non ottimale dei vaccini attuali contro l’infezione (66% di riduzione del rischio dopo 3 dosi), rendono molto difficile un’azione di contrasto volta a mantenere sotto controllo il numero dei nuovi casi.

Più agevole il controllo delle forme gravi della malattia, grazie a un’efficacia vaccinale che comporta una riduzione del rischio del 90%, dopo tre dosi, rispetto ai non vaccinati.

La strategia che dovremo seguire nei prossimi mesi dovrà tenere conto di molte variabili che si intrecciano tra loro: la già citata efficacia vaccinale contro il rischio di infezione e di malattia grave; l’efficacia vaccinale contro il rischio di decesso; il tasso di reinfezione, in rialzo nelle ultime settimane (ora al 4,5% contro il 3% medio del periodo agosto 2021 – marzo 2022); il numero di soggetti non vaccinati; il numero di soggetti non vaccinabili; la bassissima adesione alla campagna per la somministrazione della quarta dose ai soggetti fragili e agli over 80, l’impatto clinico sui soggetti vaccinati e non vaccinati; il calo della risposta immunitaria nel tempo, tipica delle infezioni da Coronavirus. Solo attraverso una precisa analisi di tutti questi fattori sarà possibile scegliere la strada migliore per convivere con un virus che, a meno di miracoli imprevedibili, sembra destinato a restare tra noi a lungo.

E in autunno?

Mentre si va verso un ulteriore allentamento delle regole, come sta avvenendo nel resto d’Europa, si fa sempre più attuale il tema della convivenza con il virus, che apre una serie di riflessioni sui prossimi mesi. Significherà dover convivere con oltre 100 morti al giorno? Cosa succederà dopo l’estate? Quando faremo tutti la quarta dose?  Sono domande apparentemente semplici, ma non lo sono le risposte.

Intanto le aziende si preparano all’autunno grazie anche ai nuovi dati, che rendono sempre più dettagliato il quadro dei diversi vaccini in uso ormai da molti mesi, e le potenzialità di quelli che potrebbero presto raggiungerli.

Le strategie per la prossima stagione, si muovono quindi tra alcuni promettenti risultati della ricerca e un obiettivo che sta emergendo tra le autorità sanitarie: comunicare un messaggio concorde per evitare che la popolazione non segua le indicazioni sul prossimo giro di immunizzazione di massa.

Quarta dose a rilento

Dopo il via libera per le persone con deficit del sistema immunitario, sono partite in Italia anche le prenotazioni della quarta dose di vaccino anti-Covid per persone fragili e anziani con oltre 80 anni. La quarta dose ha per ora minimamente sollevato le somministrazioni quotidiane, che restano su livelli molto bassi. Si parla di circa 40mila dosi al giorno, quando a gennaio eravamo vicini alle 600mila al giorno.

Alcune regioni si sono attrezzate, per favorirne la somministrazione, offrendo la possibilità di riceverla anche nelle farmacie territoriali.

Nel mondo

Come consueto chiudiamo con i numeri della pandemia a livello mondiale, con i dati Oms relativi al periodo epidemiologico. Nella settimana 11-17 aprile si è registrata una nuova diminuzione dei casi individuati: 5.589.269, in calo del 22,6% sulla settimana precedente. In riduzione (-18,4%) anche i decessi, a quota 18.215. I primi cinque Paesi per numero di nuovi casi sono stati Corea del Sud, Francia, Germania, Italia e Giappone. I primi cinque per numero di decessi Usa, Russia, Corea del Sud, Germania e Italia.

L’Oms continua a interpretare il calo dei nuovi casi con molta cautela, a causa della costante riduzione del numero dei test eseguiti in numerosi Paesi, tra i quali l’Italia. Riduzione che potrebbe nascondere la reale circolazione del virus e favorire la formazione di un bacino di replicazione silente destinato a manifestare i propri effetti più avanti nel tempo. Una situazione già vissuta in passato, che ha portato all’insorgenza di nuove ondate epidemiche subito dopo il periodo estivo.

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