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Festa di liberazione

Bergamo torna in piazza per il 25 aprile, Gori: “Aiutare l’Ucraina anche con le armi” fotogallery video

Oltre tremila persone al corteo. Il sindaco: "Tutti siamo per la pace ma la pace non si ottiene solo con le bandiere". Il giornalista Damilano: "Resistenza non è voltarsi dall'altra parte"

Bergamo. Dopo due anni di restrizioni legate alla pandemia anche a Bergamo si è tornato a celebrare il 25 aprile, il 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dalla tirannide nazi-fascista.

Oltre tremila i bergamaschi scesi in piazza lunedì mattina per la manifestazione organizzata dal Comune di Bergamo, dalla Provincia di Bergamo e dal Comitato Bergamasco Antifascista.

Il corteo è partito da piazzale Marconi, di fronte alla stazione, per snodarsi lungo viale Papa Giovanni XXIII, via Camozzi (con l’omaggio alla lapide in memoria di Ferruccio dell’Orto) via Pignolo e via Tasso, e l’arrivo in piazza Vittorio Veneto.

In piazza alla Torre dei Caduti e al Monumento al Partigiano il tradizionale omaggio delle autorità, delle rappresentanze militari e civili, con deposizione delle corone d’alloro, anche alla targa in memoria delle Donne Partigiane alla Torre dei Caduti.

Spazio poi ai saluti istituzionali. Nel suo intervento il sindaco Giorgio Gori ha parlato della “totale responsabilità Russia di Putin nel conflitto in Ucraina”, definendo “legittima la resistenza armata nei confronti dell’invasore”.

“Poter celebrare insieme dopo due anni è bello – ha proseguito il sindaco – ed è ancora più bello dopo le notizie sulle elezioni in Francia. Aiutare l’Ucraina è un nostro dovere invece ancora molti predicano un’equidistanza che non è possibile anche perchè quella di Putin è una guerra contro tutte le democrazie. Tutti siamo per la pace ma la pace non si ottiene solo con le bandiere. L’appello alla pace non significa arrendersi di fronte alla prepotenza”.

Tra gli interventi anche quello di Marco Damilano, giornalista e scrittore: “Finalmente una bella mattina dopo due anni di tenebre, con l’ospedale Papa Giovanni luogo della nostra resistenza – le sue parole – . Oggi resistenza per gli ucraini significa non soccombere a chi li invade. Se succede bisogna difendersi. Bisogna spedire armi ed equipaggiamenti per fermare l’invasore. Ma senza esaltazione, con pudore, con dolore, come se fosse una scelta necessaria. Resistenza non è voltarsi dall’altra parte”.

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