Prosegue il nostro viaggio attraverso le copertine o i vinili in grado di coinvolgere i cinque sensi di cui siamo dotati. Dopo udito, olfatto e tatto è la volta del gusto.
Già me li vedo gli affezionati lettori di questa mini serie dedicata ai cinque sensi chiedersi come anche il gusto possa essere, oltre che citato, parte integrante delle copertine dei dischi, quando non dei dischi stessi.
Del resto basta pensare al ruolo che l’alimentazione ricopre nelle nostre vite per capire come e perché il cibo, e di conseguenza il gusto, siano diventati parte integrante di alcuni progetti discografici. Provate anche solo a pensare alle banane, da quella sbucciabile di “Warholiana” memoria protagonista dell’album di debutto dei Velvet Undergound, a quella psichedelica di “Banana Moon” del folletto David Allen,
alle gettonatissime mele che troviamo non solo nel logo dell’etichetta Apple ma anche nell’unico album della band inglese Apple “An apple a day” così come in “Songs fron wasties orchard” dei Magna Carta.
Sul fronte verdura restano nella memoria i peperoni di “Changes of Scene” della Kenny Clarke-Francy Boland big band, le cipolle di “Green Onions” nella copertina dell’omonimo album di Booker T. & the M.G.s, il sensuale pomodoro disegnato da Neon Park per “Waiting for Columbus” dei Little Feat
o i cavoli e le verze di “Changes” dei Catapilla e “Cabbage Alley” dei Meters.
Altri artworks sembrano invece fatti apposta per stimolate le ghiandole salivari quando presentano la tavola imbandita di un banchetto medievale (“Below the salt” degli Steeleye Span)
o quella decisamente più golosa, in puro stile tex-mex, che fa bella mostra di sé nella copertina interna di “Tres Hombres” degli Z.Z. Top.
Fatta questa dovuta intro passiamo ora a qualcosa di più concreto da “mettere sotto i denti”: al limite dell’incredibile risultano essere le limited editions dei singoli 12 pollici “By your side” dei francesi Breakbot e “Working Together” di tale Gonzales realizzate (rispettivamente in 120 e 100 copie) in cioccolato!
I pochi che hanno provato a suonarli si sono trovati con un disco sempre più inascoltabile ascolto dopo ascolto e, ovviamente, con la puntina da buttare! Decisamente più complessi e affascinanti gli artworks scelti da band semisconosciute quali i britannici Tea Set che, coerenti col nome, omaggiarono di un’autentica bustina di thè gli acquirenti del loro singolo “Parry Thomas” (1979);
il trio francese Déficit Des Années Antérieures esordì, sempre nello stesso anno, col singolo “Miss Vandann” alloggiato in una ricca confezione contenente un poster, cartoline, un cartoncino da ritagliare per costruire il modellino di un aeroplano e, non ultimo una gomma da masticare.
Ed è nuovamente una gomma da masticare quella che gli olandesi La Salle’s decidono di “allegare” alla copertina del loro singolo “Razzle dazzle”.
Il progetto di musica sperimentale Blood Axis & Les Joyaux De La Princesse ha licenziato nel 2002 un delizioso cofanetto dal titolo “Absinthe – La folie verte”
contenente, oltre a un doppio picture disc, un libro di 36 pagine dall’inequivocabile titolo “Dell’assenzio e dei suoi effetti”, una serie di cartoline d’epoca ed un prezioso cucchiaio per la preparazione della verde bevanda.
A chiudere i pop corn, dei quali sembra quasi di sentire il profumo prendendo fra le mani “PopCorn” (alzi la mano chi non ricorda quel tormentone!)
il disco del 1972 del gruppo Hot Butter che vanta un’autentica busta di pop corn incollata sul fronte copertina. Ma c’è anche chi non si è accontentato di farvene immaginare il profumo! Prendete una intraprendente etichetta indipendente italiana (To Lose La Track), una serie di concerti (cinque per la precisione) registrati in un cinema (il Metropolis di Umbertide – PG) e affidate il compito di realizzarne l’artwork ad un genio come il creativo Paolo Proserpio il quale, ripensando alla location, ci consegna “Filthy recordings”, un incredibile box che oltre ai cinque cd ospita dei fragranti pop-corn da consumare come fossimo comodamente seduti su una delle poltrone del Metropolis.
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