• Abbonati
Il processo

Omicidio di Pedrengo, in aula i medici legali: “Mascheretti ucciso da un rigurgito provocato dalle botte”

Secondo l'accusa senza l'aggressione non si sarebbe verificato l'episodio di vomito che è stato fatale alla vittima. Secondo la difesa i traumi in sé non avrebbero causato il decesso, quindi non c'era l'intenzione di uccidere

Pedrengo. Giuliano Mascheretti il 20 dicembre 2020 è morto per asfissia, soffocato da un rigurgito provocato dagli oltre settanta colpi di martello ricevuti dalla cugina, Eliana Mascheretti, che nel 2015 l’aveva accolto in casa sua a Pedrengo.

Lo confermano gli esperti, sia il consulente della procura, sia quelli della difesa dell’imputata, nel corso dell’udienza di venerdì 22 aprile davanti alla Corte d’assise del Tribunale di Bergamo.

Le conclusioni dei medici legali sono le stesse, quindi, ma le linee differiscono. Secondo l’accusa, senza l’aggressione non si sarebbe verificato l’episodio di vomito e il conseguente decesso. Secondo la difesa, l’imputata non aveva intenzione di uccidere il cugino, i traumi che gli ha provocato non erano infatti letali.

Matteo Marchesi, medico legale dell’ospedale Papa Giovanni, incaricato dal pubblico ministero Emanuele Marchisio, durante l’autopsia ha evidenziato “numerose lesioni di tipo contusivo al capo, alle spalle, alle braccia, al dorso, molte delle quali sovrapposte, quindi la vittima è stata colpita più volte nello stesso punto”.

I traumi sono compatibili con i colpi inferti dal martello rinvenuto nella villetta: “Ce ne sono diverse a triangolo, segno che la testa del martello, che è quadrata, ha colpito il corpo della vittima in modo parziale”.

Ci sono poi 6 fratture alle costole, versamenti emorragici, escoriazioni e 4 lesioni sulla testa. Giuliano Mascheretti però non è morto per i colpi ricevuti, ma per le conseguenze delle botte, che gli hanno provocato un malore ed un episodio di vomito che lo ha soffocato. Gli operatori del 118 hanno provato a rianimarlo, hanno cercato di intubarlo, ma il rigurgito solido impediva di raggiungere i polmoni.

In seguito alla colluttazione, Mascheretti si è messo a letto, dolorante, ha chiesto dell’acqua e un analgesico, poco dopo si è sentito male e con l’aiuto della cugina si è seduto sulla poltrona. Poi il malore, il soffocamento e il decesso.

“Se i soccorsi fossero stati allertati prima, l’esito sarebbe stato diverso?”, ha chiesto il pm al consulente. “Le lesioni riportate non avrebbero in sé portato al decesso. Ma sì, se il soccorso fosse stato tempestivo l’episodio di vomito poteva essere prevenuto e quindi la vittima si sarebbe potuta salvare”.

“Erano presenti fratture al cranio?”, ha chiesto l’avvocato Carlo Cofini. “No, solo qualche lesione. Le fratture erano presenti a livello della gabbia toracica”, la risposta dell’esperto.

Su questo punto si sono concentrati anche i consulenti della difesa, Marco Terzi dell’Istituto di medicina legale di Milano e Dario Caldiroli, primario di anestesiologia del Besta di Milano. Dei 70 colpi ricevuti, solo quattro, superficiali, sono stati inferti sulla testa. Secondo la linea difensiva, quindi, Eliana Mascheretti non aveva intenzione di uccidere il cugino, altrimenti si sarebbe accanita maggiormente sul capo.

Terzi sottolinea che la maggior parte dei colpi sono stati sferrati non con la parte metallica del martello bensì con il manico: “Le fratture provocate da colpi di martello sono ben identificabili perché sono stellate, creano delle infossature nell’osso che non sono state riscontrate durante l’esame autoptico della vittima. Si evidenziano invece numerose escoriazioni, compatibili con colpi ricevuti dall’impugnatura di legno”.

Secondo i consulenti della difesa se l’insieme dei colpi fosse stata la causa del malore, Giuliano Mascheretti avrebbe perso subito conoscenza e il malore sarebbe stato immediato. Le botte sono invece state la causa indiretta, come spiega Caldiroli: “Quando si subisce un trauma o si ha paura aumentano la frequenza cardiaca e gli ormoni dello stress che bloccano la peristalsi gastrica. La vittima si è coricata e poi si è seduta sulla poltrona e questa postura gli ha provocato un’ischemia intestinale: ha quindi perso conoscenza, la pressione addominale è scesa e il contenuto gastrico è risalito, il vomito è entrato nei polmoni provocando l’asfissia”.

“Se non fosse stato per il rigurgito, Giuliano Mascheretti sarebbe guarito in 60 giorni, sarebbe stato necessario il ricovero ma non in rianimazione”, conclude il primario.

 

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
Omicidio pedrengo
Il processo
Pedrengo, chiesti 9 anni e 4 mesi per Eliana Mascheretti: uccise il cugino a martellate
Generico settembre 2022
La sentenza
Pedrengo, uccise il cugino a martellate: condannata a 9 anni e 4 mesi
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI