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Confronto col passato

Atalanta, maledetta primavera; Gasperini sconfortato: resterà?

In questo periodo solitamente la squadra volava, ora non più. Europa difficile: il futuro?

Bergamo. Hai fatto un gol come quelli che segnavi quand’eri all’Atalanta… “Vero, è una mia specialità, poi quando arrivo in velocità è difficile fermarmi”.

A ventiquattr’ore dal ko col Verona c’è un giocatore in maglia nerazzurra che esulta, ma non è un atalantino. O meglio, lo era fino a pochi mesi fa. Ora trascina l’Inter in finale di Coppa Italia.

Ecco, l’assist gli arriva da destra telecomandato, perché (come accadeva all’Atalanta) chi passa la palla dalla parte opposta sa già che troverà lui, l’anno scorso il difensore più goleador d’Europa. L’ultima sua rete aveva regalato la prima vittoria in casa all’Atalanta, lo scorso 21 settembre contro il Sassuolo (2-1).

Robin Gosens apre l’album dei rimpianti: l’anno scorso 11 gol e 6 assist in Serie A nell’Atalanta, più un gol in Champions contro il Liverpool. Praticamente, lui terzino sinistro, avrebbe già segnato più degli attuali cannonieri in campionato, Zapata e Pasalic, 9 reti a testa.

Continuiamo a sfogliare l’album delle occasioni perdute?

Muriel, l’anno scorso 22 gol in Serie A, 19 reti fino alla 33a giornata (come quella attuale) e 3 gol in Champions. Zapata, 15 reti nel 2020-21 di cui 14 alla 33a e 3 in Champions. Ilicic, 6 gol e la bellezza di 10 assist più 1 rete in Champions. Solo per limitarci al confronto con la scorsa stagione.

I numeri sono spietati. Perché quando ci si chiede che cosa manca all’Atalanta quest’anno è evidente che balza all’occhio soprattutto il dato dei gol fatti, quest’anno fermi a 54 mentre l’anno scorso la Dea toccò quota 100 di cui 90 in Serie A (e 78 punti, per il terzo anno consecutivo anche il 3° posto e quindi la Champions).

Ovvio che i bilanci si fanno alla fine, mancano ancora sei partite e l’Atalanta brillante dell’andata non c’è più.

Vogliamo ricordarla, la classifica di questa stagione, dopo 19 giornate? Inter 46, Milan 42, Napoli 39, Atalanta 38, Juventus 34, Roma e Fiorentina 32.

Non è un fatto nuovissimo, per la verità: la seconda Atalanta di Gasperini, stagione 2017-18, finì settima all’andata (27 punti) e settima alla fine, con 60 punti. E anche la lista dei cannonieri non era ricca: primo Ilicic con solo 11 gol alla fine, poi Cristante a quota 9 che si potrebbero paragonare a Zapata e Pasalic di oggi. E allora Gomez chiudeva con 6 reti (57 gol l’attacco alla fine).

In teoria, l’Atalanta, fosse ancora quella dell’andata, potrebbe anche vincere cinque delle partite che restano e arrivare a 66 punti, quindi ancora in zona Europa, forse Europa League. Perché l’Atalanta del Gasp a primavera vola, solitamente: anche nel 2017-18, quinta al ritorno con 33 punti.

Ma allora che cosa è successo quest’anno? E che cosa succederà?

Basterebbe ricordare che non ci sono più Gosens e Ilicic, che Zapata è rimasto fuori tre mesi e qualche problema di infortunio l’ha avuto anche Muriel. Che gli acquisti Musso e Boga hanno reso al di sotto di come ci si aspettava, per non parlare di Miranchuk in partenza a gennaio e poi rimasto (Mihaila? Può bastare il punto interrogativo). L’unico azzeccato è stato Koopmeiners, oltre al giovanissimo lanciato dal mister, il diciottenne Scalvini.

Certo, qualche errore l’ha fatto anche Gasperini. Ma lui ha pilotato l’Atalanta dei record, con lui l’Atalanta ha conquistato per tre anni la qualificazione in Champions e non è solo per riconoscenza a chi ci ha regalato tante notti magiche che è giusto dire: ripartiamo dal Gasp. Anche se ha fatto un certo effetto vederlo a un certo punto della partita col Verona sedersi in panchina, quasi rassegnato, lui che vive ogni partita da tarantolato, con l’adrenalina a mille.

Altro particolare: Gasperini ha ancora due anni di contratto, ma ne aveva due anche al Genoa, quando risolse il rapporto con la società ligure, sei anni fa, per venire a Bergamo. E allora? Qualche dichiarazione del mister può aver lasciato dubbi sulla sua permanenza, però è arrivata anche dopo la serata amarissima col Verona.

Da un Gasp sconfortato e forse anche poco convinto sulle possibilità di arrivare ancora in Europa. Mentre qualche giorno fa, dopo l’eliminazione dall’Europa League, l’ad Luca Percassi aveva ribadito: “Gasp è intoccabile, resta a Bergamo, non è in discussione”.

Aggiungendo un “vogliamo ancora l’Europa”, traguardo che ora è diventato un po’ più complicato.

Naturalmente il futuro è nelle mani della nuova proprietà. Che dovrà investire parecchi milioni per quella che potrebbe essere una piccola rivoluzione: attacco da rifare (se Zapata o Muriel, o entrambi dovessero partire), esterni da rivedere, centrocampo da rinforzare (Freuler e De Roon erano le colonne anche nel 2017-18), la difesa da correggere (tenendo se possibile Demiral, Scalvini…), i portieri da valutare considerando le possibilità di Carnesecchi.

Tutto dipenderà non più dai Percassi, ma da mister Pagliuca. E quindi dal ds Congerton. Se saranno convincenti anche con Gasperini, il mister sarà lui anche per il settimo anno. Cercando una nuova Europa.

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