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Fiera di Bergamo

L'intervista

Il circo-teatro di Kiev a Bergamo: “Grande affetto, ma non riusciamo a pensare al futuro”

Alexander Sacharov, direttore artistico del Circus-Theatre Elysium, racconta il grande affetto che sta circondando le esibizioni della compagnia: "Dopo lo scoppio della guerra il rapporto con il pubblico è ancor più forte"

Bergamo. “Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il rapporto con il pubblico è diventato ancora più forte. L’abbraccio degli spettatori, soprattutto quando ci salutano al termine dello spettacolo, è davvero potente, ci aiuta tantissimo ed è molto emozionante”. Così Alexander Sacharov, direttore artistico del Circus-Theatre Elysium, racconta il grande affetto che sta circondando le esibizioni di questa compagnia, fondata a Kiev nel 2012.

Con i suoi talentuosi performers, venerdì 22 aprile arriverà a Bergamo: alle 21 salirà sul palco del teatro Creberg portando in scena Alice in Wonderland, all’interno di una tournèe teatrale che consente loro di rimanere al riparo dalla guerra, scoppiata in Ucraina mentre si trovavano in Italia.

Come state vivendo questo periodo drammatico?

Stiamo cercando di vivere quanto più possibile nel presente, non avendo al momento la possibilità di immaginare il futuro. Cerchiamo di rimanere concentrati sul lavoro che stiamo facendo, impegnandoci a svolgerlo al meglio e portando avanti questa tournée che ci dà la possibilità di aiutare i nostri parenti.

Riuscite a tenervi in contatto con i vostri famigliari, parenti e amici? Cosa vi dicono?

Si, li sentiamo tutti i giorni. Le notizie continuano a essere terribili: oltre al fatto che molte case e quartieri sono distrutti, in questo momento non c’è lavoro e il tessuto sociale, l’indotto e quello che c’era prima al momento non c’è più.

In questo contesto, quali sono le vostre paure più grandi?

La paura più grande è quella di tornare – sperando che la guerra finisca entro maggio – e dover ricostruire per intero una società. Non solo i quartieri e le case, perché moltissime persone sono fuggite, tante probabilmente non torneranno e bisogna ricostruire un tessuto sociale per intero. Va ricostruita una vita e, per riuscirci, non basterà qualche mese.

Considerando il dramma che sta vivendo l’Ucraina, questo spettacolo assume un significato speciale. Perché è importante per voi andare in scena con Alice in Wonderland?

Lo spettacolo ci dà la possibilità di far vedere al mondo – in questo caso all’Italia – che cos’è l’Ucraina e qual è la sua cultura, che non è fatta soltanto da contadini. Soprattutto nella capitale, ha una società avanzata, europea e al passo con i tempi sia tecnologicamente sia sotto il profilo culturale, con artisti, intellettuali e imprenditori. Per questo è molto importante che la gente venga a vederci, oltre al fatto che la tournée ci permette di sostenere le nostre famiglie che si trovano ancora in Ucraina e i famigliari che in questo momento si trovano con noi in Italia.

Cosa provate quando siete sul palcoscenico?

Quando siamo sul palco siamo concentrati su quello che facciamo perché lo spettacolo che portiamo in scena è complicato, richiede molta attenzione e non si può sbagliare. In qualche modo, è il momento più spensierato delle nostre giornate.

Come reagisce il pubblico? Percepite l’effetto degli spettatori?

Il pubblico reagisce benissimo. Anche prima dello scoppio della guerra era così: questo spettacolo ha sempre ottenuto il tutto esaurito in giro per il mondo, ma sicuramente ora la percezione del pubblico è molto più forte. Con gli spettatori si crea un’empatia particolarmente intensa, soprattutto quando l’esibizione finisce, il loro abbraccio è veramente potente, ci aiuta tantissimo ed è molto emozionante.

Per concludere, come immaginate il vostro prossimo futuro?

Per il momento non ci è permesso di immaginare il nostro futuro. Insieme al nostro produttore, stiamo cercando di ragionare su cosa fare a breve: il nostro orizzonte è rivolto ai prossimi mesi, a cosa faremo quando termineranno le date della tournée, se si riusciranno a organizzare progetti per l’estate e una nuova produzione per l’inverno. Questi sono i nostri obiettivi prioritari considerando che, in base alle notizie che ci arrivano da casa, è probabile che nel prossimo anno non sarà possibile vivere in Ucraina svolgendo il nostro lavoro. È praticamente una certezza perché il mondo culturale, del teatro e della televisione, cioè l’ambiente in cui operiamo, è totalmente sparito e dovrà essere ricostruito.

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