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Roberta villa

Covid, “Non abbassate la guardia, ecco come pranzare in sicurezza a Pasqua”

“Convivere col virus non significa fingere che sia un raffreddore”

“Convivere con il virus non significa fare finta che si tratti di un raffreddore o di una semplice influenza. A Pasqua e a Pasquetta, bisogna calibrare il proprio comportamento in base al rischio individuale dettato dall’età e dalla presenza di altre patologie”. Così la giornalista e divulgatrice scientifica Roberta Villa, laureata in medicina e chirurgia, esordisce nel fornire alcuni consigli per vivere le festività pasquali riducendo i rischi di contagio da Covid-19.

Lo stato d’emergenza è terminato lo scorso 31 marzo, le restrizioni si stanno progressivamente superando e man mano verranno meno, ma il virus, con le sue varianti, sta continuando a circolare. In questa “nuova normalità”, dunque, bisogna fare il più possibile attenzione per ridurre il pericolo di contrarre l’infezione.

Roberta Villa spiega: “Ognuno deve considerare il rischio individuale, che varia in relazione all’età e alla presenza di altre patologie. Per esempio, un gruppo di giovani che magari hanno già contratto il Covid qualche mese fa, sono vaccinati con tre dosi e non presentano particolari fattori di rischio può fare il pranzo senza avere grandi protezioni o timori. Una persona anziana che ha ricevuto la terza dose di vaccino a settembre o a ottobre dell’anno scorso e magari è affetta da patologie come il diabete o l’obesità, che costituiscono fattori di rischio, invece, può essere più vulnerabile. In questi casi è bene essere prudenti, magari trovarsi a casa e far arieggiare l’ambiente, tenere aperte le finestre e non esagerare con la presenza di persone che non si frequentano normalmente. Questo non significa che un parente che abita lontano non possa sedersi a tavola insieme agli altri, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il virus esiste e sta circolando. Se il meteo lo consentisse, inoltre, per ridurre i rischi è meglio stare all’aperto. Non si parla di rischio zero, ma sicuramente la probabilità di infettarsi in questo modo si riduce”.

“In molti casi – prosegue la divulgatrice scientifica – si può essere a-sintomatici: quel lieve malessere che in precedenza di solito trascuravamo potrebbe essere sintomo dell’infezione da Covid. Qualora si avesse mal di testa, raffreddore o mal di gola, oppure ci si sentisse strani, consiglio di eseguire un test rapido prima di entrare in contatto con soggetti fragili e con i grandi anziani”.

Infine, Roberta Villa conclude: “Convivere con il virus non vuol dire far finta che si tratti di un raffreddore o di una comune influenza. Bisogna essere consapevoli che c’è e sta circolando, mantenendo le precauzioni adeguate alla propria condizione. È quanto avviene, per esempio, per una persona che vive in Africa e prende tutti i provvedimenti per cercare di proteggersi dalla malaria. Dobbiamo metterci in quest’ordine di idee: il virus esiste e resterà, per quel che sappiamo adesso non c’è modo che venga eliminato. Rimarrà fra noi e dobbiamo tenere presente che è in grado di arrecare danni che vanno al di là degli effetti che vengono rilevati nell’immediato. Abbiamo riscontrato che può causare conseguenze a lungo termine – come avviene per i pazienti long covid – e può comportare o aggravare il diabete o patologie cardiovascolari e neurologiche. L’idea che sia meglio infettarsi per sviluppare un’immunità è priva di senso: è meglio evitare di contrarlo anche se, qualora venissimo contagiati, non è una tragedia, perchè in molti casi non ci sono strascichi. Ormai sappiamo quali sono le misure anti-contagio che possiamo adottare, quindi non resta che osservarle a seconda del rischio personale: chi ha un’età avanzata deve stare più attento rispetto a un giovane anche se in ogni caso è sempre meglio evitare di prendere il virus”.

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