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Medicina generale

“Non mancano i medici, ma si sta facendo di tutto per farli scappare”: le Coccarde gialle scrivono a Ats, sindaci e sindacati

Centoventi camici bianchi firmano una lunga comunicazione nella quale vengono riportate le rimostranze della categoria in vista della riunione tra sindacati e Ats prevista per giovedì 14 aprile

Bergamo. Centoventi medici appartenenti all’associazione “Coccarde gialle” scrivono ad Ats Bergamo, ai sindaci e ai sindacati. Esprimono le loro preoccupazioni riguardo la medicina di territorio in vista della riunione prevista per giovedì 14 aprile.

“Le prime tre Case Di Comunità sul territorio bergamasco da Febbraio 2022 hanno preso in carico tra i 180 e 200 pazienti, quando, citando anche la sola piccola sede di Continuità Assistenziale di Osio sotto (con un singolo medico o massimo 2 medici in turno), ci risulta che tra Gennaio e Marzo siano stati presi in carico più di 1000 pazienti. Ciò fa comprendere l’attuale urgenza a mantenere vivo il servizio di continuità assistenziale, essenziale, prima di qualsiasi eventuale cambiamento e stravolgimento della medicina territoriale, non ancora pronta a gestire l’elevatissimo numero di richieste, che sarebbero altrimenti scaricate sul servizio di Pronto Soccorso Ospedaliero”, scrivono.

Il servizio di CA è riuscito, come riportano i medici “a garantire l’assistenza di migliaia di pazienti negli ultimi mesi nonostante le estreme difficoltà, grazie al sacrificio dei colleghi, che si sono resi disponibili ad effettuare turni aggiuntivi, coprendo notti e giorni anche in postazioni differenti da quella di assegnazione, vicariando altre sedi con preavvisi minimi e nella totale incertezza del compenso”.

Non siamo a priori contro le Case Di Comunità o contro gli accorpamenti o contro una completa rivoluzione territoriale; ma prima di tutto ciò, è necessario affrontare la sostanza, la cosiddetta ‘questione medica’ ossia l’ottenimento di condizioni di lavoro umane, il richiamo di un numero sufficiente di medici a coprire i servizi territoriali e non, un pagamento adeguato al rischio professionale, e soprattutto un dialogo “vero” con chi questo lavoro lo svolge con impegno e dedizione. Non mesi di silenzio davanti alle svariate richieste di chiarimenti, per propinare poi un contratto a nostro vedere ancor più svilente del precedente, in quanto prevedeva a nostro parere una
clausola che permetteva l’accorpamento in corsa delle sedi senza neppure che ci fosse comunicato tale intento prima della firma”, continua la lettera.

Si smetta di dire che mancano i medici, non mancano i medici, ci sono, ma appare si stia facendo di tutto per farli scappare, e ciò, sia chiaro, è ben diverso; non sarà facendoli fuggire dalla CA che si riempiranno le CDC. Facendoli fuggire si aprirà semplicemente la strada alla privatizzazione del sistema sanitario territoriale, a discapito dei cittadini“.

I medici delle Coccarde gialle portano come esempio il caso della Continuità Assistenziale: “In conseguenza della ricezione in data 15 marzo di copia del contratto di CA, senza il minimo chiarimento delle numerose problematiche insorte da mesi (ossia né delle modalità di vicariamento, né dei relativi compensi, nè dell’intenzione di
accorpamento di sedi); abbiamo richiesto delucidazioni urgenti. Ci siamo dunque limitati a chiedere chiarezza riguardo il lavoro a cui andavamo incontro e a
chiedere un impegno a migliorare la qualità del lavoro, per poter decidere con coscienza e libertà se rinnovare l’incarico, fornendo il tempo necessario per l’adeguamento di richieste di minima”.

L’associazione si chiede “come si possa costruire il futuro sanitario del territorio con queste premesse, ossia senza affrontare la “questione medica”, celandosi dietro una fittizia “assenza di medici”: le decine di medici che non hanno rinnovato il contratto di CA ad Aprile sono forse stati rapiti e sono scomparsi? O, giustamente, non hanno avuto fiducia nelle promesse fatte dagli Enti dopo mesi di silenzio e indifferenza? Credete davvero che chi ha rinnovato questo contratto per 2 mesi, esprimendo, nonostante tutto, una fiducia nelle promesse fatte (pur di garantire un servizio territoriale), rinnoverà ancora alla vicina scadenza, se non saranno fatti tutti i possibili
sinceri sforzi per migliorare la qualità del lavoro? Credete davvero che la risposta alle esigenze emerse in questi mesi sia accorpare? Incrementando ulteriormente il carico di lavoro, rendendo i vicariamenti quotidiani, ampliando il territorio di copertura senza incrementare i medici effettivamente presenti nelle sedi?”

Così i medici avanzano richieste chiare ad Ats, ai sindaci e ai sindacati.

Ad Ats Bg: “Le nostre molteplici comunicazioni non richiedono ulteriori chiarimenti, vi abbiamo chiesto impegni ben chiari, e fino ad ora abbiamo ottenuto solo promesse. Ora attendiamo le vostre risposte concrete. Chiediamo che non si verifichino più situazioni simili alla sede di CA di Seriate, l’emblema della messa alle strette dei colleghi: una sede fatiscente con 1 solo pc per gestire decine e decine di pazienti in un contesto in cui, nonostante le richieste dei colleghi, ci viene riferito un silenzio di Ats alle mail/lettere/segnalazioni effettuate nell’ultimo anno e mezzo con tante promesse mai mantenute. La conseguenza è che ora la sede di Seriate è chiusa, poiché i colleghi esasperati da questo silenzio si sono trovati (ancor prima della “beffa” contrattuale) implicitamente “costretti” a trovare alternative. Mancano davvero i medici o mancano le più basilari condizioni per permettere il loro lavoro?”

Ai sindaci: “Cari sindaci, noi medici di CA vogliamo chiarire che è nostro intento favorire un servizio sul territorio, evitando gli accorpamenti di sedi, che a nostro parere creerebbero grossi disagi agli utenti, e condizionerebbero inoltre la rinuncia al contratto di CA di altre decine e decine di medici, in quanto il conseguente incremento del numero di interventi e delle distanze dagli utenti non consentirebbero lo svolgimento di un lavoro in sicurezza. Infatti, da quanto abbiamo compreso, con l’accorpamento si intende unire gli organici di più sedi in una singola sede (chiudendo le sedi svuotate di organico), mantenendo però lo stesso numero di unità mediche in servizio (ad esempio: viene chiusa una sede con 2 unità mediche in ogni turno, e unito l’organico di quella sede a un’altra sede con 2 unità mediche in turno; nella sede attiva rimangono 2 medici soltanto in turno, a coprire il lavoro svolto normalmente da 4 medici, ma addirittura su un territorio più ampio: questo comporta inevitabilmente un netto incremento del rischio professionale e ovviamente il rischio di essere impossibilitati a gestire tutte le richieste degli utenti, di cui saremmo comunque legalmente responsabili)”.

Noi ci siamo – assicurano i medici – e desideriamo continuare a prestare servizio sul territorio, fino al più piccolo e lontano paese della provincia, ma ciò, come potete comprendere, sarà possibile solo a patto di un raggiungimento delle condizioni di minima, necessarie per il rispetto del lavoro svolto. L’urgenza non è accorpare, che creerebbe solo un ulteriore buco di medici, bensì incentivare i medici a lavorare sul territorio: ciò si può realizzare solo ricostruendo un rapporto di fiducia e rispetto, e il primo passo è il mantenimento degli impegni presi da Ats Bergamo”.

Infine il messaggio ai sindacati: “chiediamo il vostro sostegno nel promuovere le nostre esigenze, al fine di garantire un lavoro svolto in sicurezza e nel rispetto della dignità professionale, unico modo per ripopolare di medici la medicina territoriale. In altre parole, vi chiediamo di ripartire dalla “questione medica”.
Siamo qui dunque a chiedervi se comprendete le nostre esigenze, di modo da rappresentarle senza
equivoci all’assemblea del 14 Aprile, nello specifico:

– Sia immediatamente reintegrato il numero di unità mediche nelle sedi a cui è stato “temporaneamente ridotto l’organico” (sedi di Casazza, Calusco, Clusone, Romano di Lombardia, S. Omobono Terme, Treviglio).

– Sia incrementata di almeno un’unità medica notturna l’organico della sede di Bergamo (sia infrasettimanale che nel fine settimana), dove il carico di lavoro è sempre più difficilmente gestibile.

– Sia garantita la retribuzione dei vicariamenti straordinari al 100%.

– Sia reintrodotto l’ambulatorio strutturato.

– Si preveda l’avvio di un progetto di addestramento di AREU alla determinazione di un triage delle schede paziente in base a un codice colore, relativo alla gravità della situazione dichiarata dal paziente.

– Non si accorpino le sedi, ma si ponga l’obiettivo di richiamare medici sul territorio tramite il rinnovo e chiarimento dei progetti attivi e la proposta di nuovi progetti.
Chiediamo ai Sindacati di comunicarci per mail se comprendono le sofferenze e difficoltà di questi
mesi e di conseguenza concordano e supportano le nostre richieste. Crediamo nel vostro unito impegno a rappresentare la categoria medica, indipendentemente
dal sindacato di appartenenza, per il bene della medicina di territorio.

I medici firmatari concludono: “Crediamo che in questa riunione ci sia molto più in ballo rispetto alla sola CA (Ex Guardia Medica), per la quale il disinteresse al suo mantenimento in essere (come tale e quale) ci è già stato comunicato informalmente da alcuni membri di Ats Bergamo. In gioco c’è la ricostruzione di credibilità e fiducia, offriamo, quindi, la possibilità di mostrare un segno di rispetto e riconoscimento del lavoro medico territoriale; speriamo l’occasione sia colta e non sprecata.
Perché si potrà cambiare il nome del servizio, stravolgere il territorio nei modi più disparati (e costruttivi anche certo!), implementare le CDC o qualsiasi altra più o meno condivisibile forma di supporto territoriale; ma ciò che non si può cambiare è che tutte le mura e i progetti costruiti saranno castelli di carta se verrà meno la presenza dei medici sul territorio”.

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