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I dati

Covid in Bergamasca, quante e quali sono le varianti finora trovate

Da inizio anno analisi su 5.180 campioni, 3.942 positivi ad una mutazione: "Ancora nessuna traccia di Xe"

Ufficialmente la variante Xe, della quale si parla molto in questi giorni, non ha ancora fatto la sua comparsa in provincia di Bergamo. Non significa che non circoli, semplicemente non è ancora stata rilevata dalle analisi di laboratorio. Ma quante e quali varianti sono state finora individuate sul nostro territorio?

Dall’inizio dell’anno, sono 5.180 i campioni genotipizzati per Covid-19, di questi 3.942 risultati positivi ad una variante. Lo fa sapere il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria di Ats Bergamo, che scende nel dettaglio: nella stragrande maggioranza dei casi, ben 3.725 volte (il 94,5% del totale) è stata rilevata la variante Omicron, in 143 casi (3,6%) Omicron 2, in 56 la variante Delta (1,4%) e in 5 casi Delta+ (0,1%). Ci sono poi 13 casi di variante non definita (0,3%), “riscontrata in caso di tampone positivo a cui non è possibile attribuire una variante specifica per vari motivi, ad esempio per carica virale insufficiente”, spiegano da Ats.

Se a metà gennaio al Papa Giovanni di Bergamo quasi tutti i pazienti Covid erano positivi alla variante Delta, “da un mese a questa parte non si vede che Omicron”, fanno sapere dall’ospedale cittadino, dove martedì 12 aprile si contavano 7 pazienti Covid in terapia intensiva: 5 ricoverati per altre patologie ma positivi al tampone, gli altri due non vaccinati. Sono invece 40 i pazienti contagiati nei reparti ordinari.

Sempre martedì, in provincia di Bergamo, sono stati registrati 834 nuovi positivi (mai così tanti dal 9 febbraio). La curva epidemica sta comunque scendendo, anche se molto lentamente. A trainarla è Omicron 2, quasi prevalente nel nostro paese. L’ultima arrivata è invece Xe, variante nata dalla ricombinazione di Omicron 1 e 2. Se tenere sotto controllo le ricombinazioni del virus è importante, “non è il momento degli allarmismi – dice il presidente dell’Aifa Giorgio Palù – perché si tratta di virus ricombinanti che sono identici per il 99% alla variante Omicron in circolazione”.

Gli eventi di ricombinazione non sono una novità nei Coronavirus. “Si verificano anche in soggetti sani e vaccinati”, ma non sono pericolosi “perché il sistema immunitario è in grado di riconoscerli – spiega -. Le vere minacce potrebbero arrivare da nuove varianti che hanno acquisito mutazioni diverse da quelle conosciute, replicandosi in individui con il sistema immunitario indebolito, come i pazienti immunodepressi. Infettandosi, queste persone ospitano per mesi il virus nel loro organismo non riuscendo a debellarlo. È in queste condizioni – conclude Palù – che il Sars-CoV-2 può cambiare e costituire una nuova insidia”.

Da martedì 12 aprile, in Lombardia, è possibile prenotare la quarta dose del vaccino per gli over 80, gli ospiti dei presidi residenziali per anziani e gli over 60 con elevata fragilità (circa 80 mila i bergamaschi interessati). Le somministrazioni partiranno giovedì 14 e potranno essere effettuate dopo almeno 4 mesi dalla terza dose. Al momento, quest’altra dose non è indicata per i soggetti che hanno contratto l’infezione da Sars-CoV-2 dopo la prima dose di richiamo.

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