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Report 5/11 aprile

Covid, lento e costante calo dei positivi: -1,25% a Bergamo, stabili i ricoveri

In provincia decrementa di poco l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 336 a 330. Nel periodo osservato 12 decessi, 14 il precedente

Prosegue il calo della curva epidemica in Italia. Una riduzione per ora moderata del numero dei positivi, che non sembra scendere a ritmi elevati come in passato.

La settimana epidemiologica 5/11 aprile ha registrato, a livello nazionale, 439.195 contagi certificati da tampone, in calo dell’8,4% rispetto allo stesso periodo della settimana scorsa, quando se ne erano contati 479.644. Media giornaliera 62.742 (da 68.716).

Il totale dei positivi ha superato i 15 milioni: da inizio pandemia un italiano su quattro ha contratto il virus.

Nonostante il minor numero di positivi aumenta il tasso di positività medio, ora al 14,9% (era al 14,13%), conseguenza del minore numero dei tamponi eseguiti. Meno test eseguiti, meno casi rilevati: una equivalenza più volte sottolineata.

Sul carente monitoraggio della diffusione virale, in Italia e in molti altri Paesi, è intervenuta l’Oms evidenziando i rischi connessi a una sottostima della circolazione virale. E, al tempo stesso, ammonendo su un troppo rapido abbandono delle misure di mitigazione e contenimento mentre la fase acuta dell’epidemia è ancora in corso.

Nello specifico, il numero dei tamponi eseguiti è stato di 2.945.352 (ne erano stati fatti 3.233.466 la settimana scorsa). Il 79,2% dei quali di tipo antigenico rapido.

Diminuiscono i decessi: questa settimana i morti sono stati 954, mentre lunedì scorso ne contavamo 1.032.

Stabili i ricoveri: 10.256 (erano 10.241) nei reparti Covid; scendono a 466 (erano 483) quelli in terapia intensiva.

Sostanzialmente invariato anche il numero dei nuovi ingressi in T.I. che scende di solo 3 unità passando da 339 a 336, così come l’indice di occupazione nei Reparti Covid fermo al 15,8%. Scende quello nei Reparti di Terapia Intensiva: 4,7% (era al 4,9%).

In calo i pazienti in isolamento domiciliare: sono 1.222.040 (erano 1.263.581).

In diminuzione tutti gli altri indici: curva dei contagi: da 0,47 a 0,42. Rt nazionale: da 1,2 a 1,13. L’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 860 a 780.

Lombardia e Bergamo

Rispetto al dato nazionale, in Lombardia si registra un calo minore del numero dei positivi, che passa da 57.856 a 56.520 (-2,3%).

Si registra una certa stabilità per quanto riguarda il numero dei ricoverati in Area Covid: sono 1.104 gli attuali (erano 1.107); come per quello relativo alle Terapie Intensive: da 45 a 42. In leggera diminuzione anche il numero dei nuovi ingressi in T.I. che passa da 22 a 19.

In forza di questi numeri, scende l’indice di occupazione nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 2,5% al 2,3%, invariato quello relativo ai Reparti Covid al 10,6%.

Anche questa settimana aumenta il numero dei decessi: nel periodo sono stati 145 rispetto ai 132 del precedente.

Per quanto riguarda gli attualmente positivi, non ci sono sostanziali cambiamenti: sono 165.472 (erano 165.582 la settimana scorsa), che va di pari passo con quello delle persone attualmente in isolamento domiciliare, che sono 164.326 (erano 164.430).

Scende leggermente l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti: da 580 a 565; in aumento invece l’indice medio settimanale di positività che passa dal 12,26 % al 12,78%.

Scende solo dell’1,25% in provincia di Bergamo, il numero dei nuovi casi: i positivi sono stati infatti 3.645 rispetto ai 3.691 del periodo precedente.

Con quest’ultimo incremento, il numero delle persone che ha contratto la malattia dall’inizio della pandemia ha superato le 200.000 unità (201.167). Da sottolineare che questo è il numero ufficiale, a cui vanno aggiunti quelli non registrati nei primi mesi del 2019, di cui molto probabilmente non conosceremo mai il numero reale.

Rimangono pressoché stabili i pazienti ricoverati in Area Medica all’ospedale cittadino: nel periodo si è passati da 39 a 38, mentre quelli ricoverati in Terapia Intensiva sono 5 (-3).

Decrementa di poco l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 336 a 330.

Nel periodo osservato si sono registrati 12 decessi (14 il precedente).

C’è una nuova variante

Come abbiamo appena visto, dopo aver dato qualche timido e giornaliero segnale di inversione di tendenza al rialzo, la curva dei contagi ha ripreso a scendere; così come i ricoveri in terapia: siamo a 466 posti occupati nel Paese, erano più di 1700 a inizio gennaio, erano 4mila durante le ondate più intense prima del vaccino.

Intanto, però, c’è una nuova variante, la Xe, che sembra avere qualche vantaggio competitivo sulla BA.2 ma al momento non desta particolari preoccupazioni. È stata isolata per la prima volta in Italia, da un laboratorio di Reggio Calabria, la nuova variante di Omicron, chiamata Xj ed “equivalente a Xe”. Validata dall’Istituto superiore di sanità (Iss), Xj è stata individuata da una struttura dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. La Xj sarebbe una ricombinazione delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2

Il nostro paese, come sappiamo, fa poco sequenziamento quindi non sorprende che solo ora venga isolata la variante, che era stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito già il 19 gennaio scorso. Le prime stime indicano un possibile “vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a Ba.2, ma questo dato richiede un’ulteriore conferma”, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nell’ultimo aggiornamento diffuso sull’andamento globale.

Benché si ipotizzi dunque un 10% in più di contagiosità per Xe rispetto a Omicron 2, l’Oms precisa che, “finché non verranno riportate significative differenze nella trasmissibilità” del mutante e nelle caratteristiche della malattia che provoca, “inclusa la gravità”, Xe verrà considerata una variante appartenente alla “famiglia” Omicron.

Secondo la a U.K. Health Security Agency (UKHSA), la XE ha tre mutazioni non presenti nella BA.1 e BA.2. “Le varianti ricombinanti non sono un evento insolito, in particolare quando ci sono diverse varianti in circolazione, e diverse sono state identificate nel corso della pandemia fino ad oggi” ha detto Susan Hopkins, consigliere medico capo di UKHSA.

La situazione attuale

Al momento rimangono attive le due varianti Omicron: le analisi del Ceinge-Biotecnologie, basate sui dati delle banche Gisaid e Ncbi Virus, in cui sono depositate le sequenze genetiche, stimano che negli ultimi 15 giorni in Italia Omicron abbia rappresentato quasi il 100% delle sequenze pubblicate, con BA.2 attestata a circa l’80%.

In attesa quindi di ulteriori studi su XE, occorre continuare a fare attenzione e continuare a tenere comportamenti prudenti. Tra queste misure rientrano le mascherine.
Le mascherine funzionano come un filtro: bloccano tutto quello che supera una determinata dimensione, e lasciano passare tutto quello che è inferiore. Non possono discriminare tra varianti: sarebbe come credere che, a parità di dimensioni dei granelli, un setaccio lasci passare la sabbia chiara, ma fermi quella scura.

Le mascherine, quindi, funzionano contro Omicron e Omicron 2 esattamente come contro ogni altra variante: abbiamo più casi perché le nuove varianti del Sars-CoV-2 sono contagiosissime ed è più facile contrarre l’infezione quando si è privi di protezione. Le mascherine non servono in due casi: quando non vengono usate, oppure quando vengono usate male.

L’esempio classico (incredibile che accada ancora a 2 anni dall’inizio dell’epidemia!) è quello di chi le indossa lasciando libero il naso, come se fosse un organo estraneo alla respirazione. Il consiglio è di usarle sempre al chiuso e all’aperto in tutte le situazioni di stretto contatto con altre persone: Omicron, e ancor di più lo sarà XE, hanno una capacità diffusiva molte volte superiore a quella di tutte le varianti precedenti.

Cosa significa stretto contatto? Allungate un braccio: già a quella distanza (che è meno di un metro) si è a rischio.

Nel mondo

Nella giornata di ieri, il totale dei positivi da inizio pandemia nel mondo ha raggiunto i 500 milioni.

Di questi, 80.400.000 si sono verificati negli Stati Uniti, con 985.000 decessi; 43 milioni sono i casi registrati in India (520.000 vittime) e oltre 30 milioni in Brasile (660.000 vittime).

Seguono la Francia (27milioni – 144.000), la Germania (22,7milioni – 132.000), il Regno Unito (21,7 milioni – 170.000), la Russia (17,7 milioni – 364.000), la Corea del Sud (15,3 milioni – 19.000). Al nono posto l’Italia che precede Turchia e Spagna.

I decessi legati al Covid sono in totale 6.170.000.

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