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L'intervista

Covid e guerra tormentano gli aeroporti: ma a marzo Orio è tornato quasi alla normalità

Nonostante il taglio di circa 20 voli settimanali diretti in Ucraina, Russia e Moldavia, lo scalo bergamasco ha avuto un traffico pari al 96% di quello registrato nello stesso mese del 2019, arrivando poco sotto la quota di un milione di passeggeri

Orio al Serio. Quando la morsa del Covid sembrava allentarsi, sul trasporto aereo si sono abbattute le logiche conseguenze del conflitto scoppiato in Ucraina. Una nuova turbolenza su un settore fortemente penalizzato dal susseguirsi di eventi negli ultimi due anni, che nel 2021 hanno causato una contrazione del 58,2% su base nazionale in termini di passeggeri rispetto al 2019.

L’aeroporto di Orio al Serio, ovviamente, non ha fatto eccezione: -53,3%.

Presidente Sanga, quali sono gli elementi che ancora oggi pesano su questo dato?

Occorre tenere conto che sui dati del 2021 ha inciso l’andamento della pandemia che ha fortemente limitato il traffico passeggeri nel primo semestre, rilanciato poi nella seconda parte dell’anno. Il 2022 è caratterizzato da una ripresa progressiva, iniziata nella seconda metà di febbraio. Nel mese di marzo i dati non ancora definitivi indicano che abbiamo registrato un andamento del traffico pari al 96% di quello registrato nel 2019, arrivando poco sotto la quota di un milione di passeggeri.

Il conflitto tra Russia e Ucraina incide anche sul traffico aereo dello scalo bergamasco? Quanti voli su Mosca e San Pietroburgo restano fermi e con quali conseguenze?

L’Ucraina è servita da quattro collegamenti, Kiev, Leopoli, Karkiv e Odessa, che sono stati sospesi a partire dal 24 febbraio, giorno di inizio dell’invasione russa. Alla chiusura dei collegamenti aerei con l’Ucraina e la vicina Moldavia ha corrisposto il taglio di circa 20 voli settimanali in partenza da Bergamo. Inoltre, il divieto di sorvolo dei cieli europei imposto alle compagnie aeree russe ha comportato la cancellazione del volo settimanale di Pobeda Airlines fra Bergamo e Mosca Vnukovo, che prima della pandemia veniva operato tre volte al giorno. Nel contempo, era in corso di definizione l’accordo per il collegamento con San Pietroburgo, che doveva essere operato da Wizz Air. Nel frattempo ci sono state due guerre, quella alla pandemia e il dramma che sta vivendo l’Ucraina.

Il blocco aereo sull’Ucraina come incide sulle altre rotte dall’aeroporto di Bergamo?

A parte i sei collegamenti sospesi, il network è rimasto inalterato e il load factor sta migliorando. Nel programma estivo si contano 128 destinazioni, al netto di quelle non più servite in Ucraina, Moldavia e Russia. Peraltro, Wizz Air ha spostato alcune sue frequenze di voli negli aeroporti di Katowice in Polonia e Suceava in Romania. Così pure HiSky, che opera da Iasi in Romania, invece che da Chisinau in Moldavia.

Per l’estate sono state annunciate nuove mete e collegamenti con l’aeroporto di Bergamo, vede prospettive di un ritorno alla normalità?

Le novità sono molte e confortano il trend di ripresa. All’interno dell’ampio network di Ryanair, figura l’attivazione dei collegamenti con Newcastle e Madeira; easyJet, che vola su Parigi Charles De Gaulle, Amsterdam e Londra Gatwick, ha ripreso a operare su Olbia, dove arriva anche Volotea che ha riattivato anche le rotte con Lampedusa e Pantelleria. Poi c’è una serie di ritorni sul nostro aeroporto: quello della compagnia aerea low cost olandese Transavia con il volo con Rotterdam, di Blue Air e del vettore israeliano Arkia su Tel Aviv, la compagnia TUIFly Maroc che riprende il proprio collegamento con Casablanca, sospeso con la pandemia, che rafforza questa direttrice già servita da Air Arabia Maroc.

Se il conflitto terminasse a breve, prevede una spinta di rilancio anche per il traffico aereo?

Per il momento non abbiamo segnali di contraccolpi negativi sul traffico passeggeri nella sua globalità. Nessuno può prevedere quali conseguenze potrebbero aversi dal perdurare della guerra in Ucraina. È una domanda che tutti gli attori dell’aviazione commerciale si pongono.

I ristori per gli aeroporti sono finalmente arrivati: una notizia che può sbloccare alcuni progetti? Se sì, quali?

Sacbo non ha dovuto attendere i ristori per confermare i propri programmi di investimento finalizzati alla realizzazione delle nuove infrastrutture aeroportuali. Una scelta operata nel momento più difficile, ovvero durante la pandemia, che ha permesso di disporre, finito il lockdown, della nuova area extra-Schengen, e dall’autunno scorso dell’estensione del terminal Schengen a ovest. I progetti autofinanziati vanno avanti, ci prepariamo a creare il raccordo con la futura stazione capolinea del treno che arriverà in aeroporto, mentre nell’area nord proseguono i lavori per i nuovi spazi logistici.

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