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Città alta

Un cantiere “trasparente” per il restauro del Coro ligneo in Santa Maria Maggiore fotogallery video

Un percorso tracciato, con pannelli in plexiglass, immagini, testi e qr code per conoscere meglio le tarsie raffiguranti scene bibliche e simboliche. L’ultimo intervento significativo oltre un secolo fa, nel 1902

Bergamo. Chiuderla per le operazioni di restauro? Impensabile. Troppi visitatori a cui negare di ammirare la bellezza della Basilica di Santa Maria Maggiore di Città Alta. E così il restauro del Coro Ligneo al suo interno, realizzato da Giovan Francesco Capoferri e Lorenzo Lotto tra il 1523 e il 1555, non solo non comporterà la chiusura al pubblico, ma il cantiere sarà aperto e visitabile.

Un percorso tracciato, con pannelli in plexiglass trasparenti, immagini, testi e qr code per conoscere meglio le tarsie raffiguranti scene bibliche e simboliche. E per seguire senza barriere le attività di restauro, eseguite dalla Bottega Luciano Gritti, in tempo reale. Come per pochissimi cantieri avviene in Italia. L’operazione si chiama “Cantiere Vivo” ed è stata ideata da Smart Puzzle, un gruppo di professionisti guidato da Stefano Marziali, docente alla Scuola di restauro dell’Accademia di Verona.

Il restauro del coro ligneo è promosso dalla Fondazione Mia. “È un evento storico – ha spiegato il presidente Fabio Bombardieri – in quanto l’ultimo significativo intervento è avvenuto oltre un secolo fa, nel 1902. Il Coro rappresenta un’opera artistica fondamentale sia sotto il profilo artistico sia sotto quello religioso. Conosciuta in tutto il mondo, è l’opera più importante commissionata dalla Misericordia Maggiore a uno dei maggiori maestri del Rinascimento”.

Le operazioni di restauro, del valore di 315 mila euro, sono sostenute dall’aiuto di un grande partner: Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che ha messo a disposizione un contributo di 200 mila euro. “Il nostro consiglio di amministrazione – commenta Armando Santus, presidente della Fondazione BPB – ha aderito con entusiasmo al progetto, per tanti motivi. Il primo è che viene ridonato splendore a un’opera d’arte meravigliosa del 1500 e a questa basilica, sintesi di storia, arte e fede. Secondariamente ci ha molto convinto la tipologia dell’intervento, perché è un cantiere vivo e visitabile. Come Fondazione volgiamo dare il nostro contributo anche all’amministrazione comunale per l’evento di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura che ci vedrà coinvolti l’anno prossimo. Da ultimo vogliamo dimostrare concretamente attenzione al recupero e alla valorizzazione dei beni culturali. Grazie anche a Intesa san Paolo la nostra Fondazione continuerà a esserci e a intervenire anche su altri settori, come quello sociale e quello educativo”.

Gli interventi dureranno circa un anno e si inseriscono nel programma più ampio della Fondazione Mia sul recupero delle bellezze storiche e artistiche della città – nel quale rientra anche il Monastero di Astino – in vista del grande appuntamento di Bergamo e Brescia Capitale italiana della Cultura nel 2023.

Anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori sostiene il restauro: “Questo intervento è un tassello in più nel grande lavorio in corso in questi mesi in vista dell’appuntamento del prossimo anno. È come se ci stessimo preparando per andare a una grande festa. E anche questo gioiello aveva bisogno da tempo di un restauro. Il Comune ne è felice, anche perché di questa basilica il Comune, forse non tutti lo sanno, è proprietario da secoli, da quando nel Quattrocento la Chiesa domandò un aiuto per conservarla e il Comune intervenì, affidandone la gestione alla Misericordia Maggiore che da allora è padrona di casa”.

Ma i lavori non saranno soltanto artigianali. “Normalmente – spiega Stefano Marziali – il restauro è percepito solo come attività artigianale che interviene sulla conservazione dell’opera. In realtà è una grande occasione di studio scientifico, sulle tecniche esecutive, su nuove tecnologie che possono essere applicate alla conservazione dei beni culturali e sulla storia che ha portato alla creazione del progetto. E poi è un’opportunità di divulgazione. È nostro dovere – conclude il docente – ricordare alla comunità le radici e il collegamento dell’opera con il territorio”.

In occasione del restauro verranno infatti anche ripubblicate delle lettere che il maestro Lorenzo Lotto inviò agli ex reggenti della Basilica. “Attraverso queste lettere – precisa Corrado Benigni, presidente della Commissione Cultura della Fondazione Mia – possiamo capire come Lotto lavorò sul progetto del Coro e comprendere, nelle risposte degli allora reggenti, le indicazioni date all’artista per realizzare l’impresa. Inoltre le lettere consentono di indagare la personalità dell’autore anche sotto l’aspetto psicologico: Lotto è infatti considerato un pittore psicologo perché indaga l’animo umano attraverso i dettagli dei suoi dipinti ma anche della sua scrittura. Le lettere evidenziano anche l’animo tormentato dell’artista. Lo stesso Coro fu pensato e ripensato più volte nel corso di anni”.

La nuova edizione delle Lettere sarà affidata a cinque studiosi italiani e sarà caratterizzata dalla pubblicazione di sette saggi. Agli scritti, fra gli altri, contribuirà anche il filosofo Giorgio Agamben.

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