L’esempio più lampante della crisi demografica in Alta Valle Brembana è il Comune di Ornica: 145 abitanti e nessun nuovo nato negli ultimi 7 anni.
La punta dell’iceberg di una tendenza ormai consolidata nella ventina di Comuni che partendo da Lenna e Piazza Brembana si estendono fino a Mezzoldo, Foppolo e Carona, al confine con la Valtellina, dove negli ultimi 70 anni il numero dei residenti è calato del 43%.
Dal 1951 al 2021, infatti, saldo naturale (la differenza tra nati vivi e morti) e fenomeni migratori verso i territori del fondovalle più vicini alla città, hanno fatto perdere all'Alta Val Brembana 4.984 abitanti, con pochissime realtà che possono “vantare” un segno più nel confronto tra i due periodi.
Da anni Tarcisio Bottani, presidente del Centro Storico Culturale Valle Brembana, monitora il fenomeno e nel 2017, in occasione degli Stati Generali della Montagna Bergamasca, aveva lanciato un monito preoccupante: “Senza interventi drastici, entro 30 anni l’Alta Valle Brembana sarà un deserto”.
Una previsione supportata dai dati, che mostrano un calo demografico generalizzato e picchi del 60-70% a Ornica, Averara, Valtorta, Mezzoldo e Piazzolo.
“La crisi demografica della montagna esplose in maniera incontenibile dopo la metà del Novecento, in concomitanza con l’avvio del ‘miracolo economico’ italiano – sottolinea Bottani -. In quegli anni cruciali la montagna non ha saputo adeguarsi alle trasformazioni in atto a livello nazionale, che vedevano la sensibile contrazione dell’occupazione nel settore primario in favore di uno sviluppo impetuoso del secondario e, in seguito, del terziario. Per i nostri paesi la più evidente conseguenza di questo tumultuoso sviluppo economico e sociale fu quindi l’abbandono delle tradizionali attività agricole: decine di contadini e piccoli allevatori delle località montane che fino ad allora si erano dedicati a questo mestiere con i mezzi e le tecniche tramandate dalle generazioni precedenti, abbandonarono in pochi anni mandrie e pascoli per andare a lavorare nelle fabbriche del fondovalle. Per decenni generazioni di politici, amministratori, sociologi e imprenditori si sono affannati, più a parole che con fatti concreti, al capezzale della montagna con risultati assai scarsi. La situazione dei comuni dell’alta Valle Brembana è significativa, ma la realtà non è molto diversa in altre zone, non escluse alcune vallate di regioni alpine che spesso vengono portate ad esempio per le soluzioni adottate in questo campo”.
Solo due paesi fanno eccezione: Foppolo e Piazza Brembana hanno registrato incrementi rispettivamente di 17 e 255 abitanti, del tutto trascurabile il primo e dovuto alla migrazione dai paesi più a monte il secondo.
Ma guardando al futuro non è questo l'unico trend che preoccupa. L'altro dato allarmante è l'indice di vecchiaia nella zona, vale a dire il rapporto tra il numero degli over 65 e quello degli under 14: quando il valore supera quota cento significa che gli anziani sono più numerosi dei giovani.
"Per tutti i paesi dell'Alta Valle questo dato è altissimo - continua Bottani - Il caso limite è rappresentato da Ornica, dove il rapporto è di 75 anziani ogni 10 giovani. Di questo passo, nel giro di un trentennio molti di questi paesi saranno completamente spopolati. Le strategie finora adottate per risolvere il problema demografico montano non sono risultate efficaci: l’incentivazione della zootecnia tramite la valorizzazione del prodotto caseario tipico ha dato risultati positivi, ma di trascurabile portata economica; il settore turistico, sia estivo che invernale, più che espandersi si è andato riducendo; l’imprenditoria locale nell’artigianato e nel commercio si è drasticamente contratta; le iniziative giovanili, per quanto apprezzabili e talvolta originali, sono assai rare e di limitata rilevanza. Di conseguenza si dovrebbe pensare ad altre soluzioni, prevedendo interventi radicali e del tutto nuovi, in grado di convincere i giovani a non abbandonare la montagna. Servirebbero investimenti onerosi, liberi dal vincolo di far quadrare i bilanci, quasi certamente privi di ritorno immediato, ma finalizzati al maggiore interesse comune".
Quali?
Le ipotesi di intervento avanzate dallo storico brembano sono effettivamente drastiche: si passa da una zona franca, con esenzione delle imposte fiscali sui prodotti venduti in loco compresa ogni imposta erariale e fiscale sul prezzo della benzina ai distributori locali, all'acquisto da parte dell'ente pubblico delle case non occupate per metterle a disposizione a titolo gratuito delle giovani coppie che fissano la residenza in paese; dagli incentivi per gli investimenti delle attività produttive all'esenzione fiscale fiscale e contributiva per imprese e dipendenti.
"Capisco che possano sembrare aleatorie e discutibili - ammette Bottani - Ma quando uno sta per morire le prova tutte per salvarsi. Temo comunque che una medicina per questa problematica non ci sia".
Tra coloro che da anni lottano per far sentire la voce dei territori montani e per provare a invertire la tendenza dello spopolamento c'è anche Jonathan Lobati, sindaco di Lenna e presidente della Comunità Montana Valle Brembana.
"Spesso accusano noi amministratori montani di fare sparate - spiega - Ma l'emergenza credo sia grave e sotto gli occhi di tutti, perchè non riguarda solo la Val Brembana: certo, qui forse è più accentuata perchè sono tutti piccoli centri e delocalizzati. Il tema di fondo è che servirebbe una svolta legislativa forte che preveda delle defiscalizzazioni. Il fenomeno in sè è difficilmente controllabile: i problemi si acutizzeranno sempre di più, perchè chi va via dalla montagna ingigantisce il problema del sovraffollamento delle città. Per questo continuiamo a ribadire che dovrebbe essere un problema di tutti: se non si riduce il divario tra territori parliamo di fuffa".
Il primo cittadino di Lenna elenca anche alcune testimonianze contrarie, di giovani che hanno deciso di ritornare in Valle per vivere e lavorare: scelte senza dubbio sfidanti, che hanno dato maggiore peso alla qualità della vita pur essendo consapevoli dello scotto da pagare in termini di minori servizi.
"Credo che la soluzione non sia quella di costringere i ragazzi a rimanere in Val Brembana - sottolinea Lobati - Bisogna invertire la prospettiva e chiedersi perchè chi sta fuori non ci viene e come possiamo renderla attrattiva. Per dare un po' di speranza a questo territorio ci sono 3 interventi fondamentali da fare: rendere efficiente la viabilità, potenziare le reti di comunicazione digitale e una fiscalità di vantaggio su alcune voci specifiche. Qui c'è veramente poco oggi: un servizio limitatissimo di trasporto pubblico, costi extra che le famiglie devono sostenere da sole, una banda ultralarga che progredisce a piccoli passi: sappiamo che ci vuole del tempo, ma questi sono tutti anni che stiamo perdendo".
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