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L'allarme

Stress da lavoro, crescono i disagi dei medici: “Situazione preoccupante anche a Bergamo”

Il dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, illustra i dati emersi da un’indagine sul burn-out

Bergamo. “La situazione è preoccupante: tra i medici e gli operatori sanitari c’è un disagio profondo e diffuso, anche a Bergamo”. Così il dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo, commenta i risultati di un’indagine sulle condizioni di lavoro e sulle problematiche vissute dai camici bianchi.

I dati sono stati raccolti attraverso un questionario che l’Ordine dei Medici di Bergamo ha inviato ai propri iscritti tramite la propria newsletter. Mediamente viene letta da 3mila iscritti e hanno risposto in 292, dei quali 144 sono medici di medicina generale (pari al 49%), 94 ospedalieri (32%) e 54 altri medici (18%). L’età media di chi ha risposto è di 49 anni, con un range che va dai 25 ai 75 anni, mentre per quanto riguarda il genere, il 55,6% è donna, mentre il 44,4% uomo.

“L’obiettivo di questa indagine – spiega il dottor Marinoni – è stato quello di capire quanto siano presenti e diffusi tra i medici disagi che possono assumere caratteri patologici e sfociare nel burn-out, cioè lo stress da lavoro che porta all’esaurimento delle proprie risorse psicofisiche. Questi disturbi, che hanno carattere professionale, si esprimono in vari modi e colpiscono chi svolge lavori a diretto contato con le persone come i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, ma anche gli assistenti sociali e gli insegnanti”.

Le indicazioni espresse da chi ha partecipato all’indagine sono chiare. Il presidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo afferma: “Non si può escludere che i medici che non hanno risposto al questionario non abbiano problemi oppure, più semplicemente, non abbiano letto l’e-mail, ma le risposte ottenute danno indicazioni significative. Analizzandole emerge un disagio profondo e diffuso anche a Bergamo: la situazione è preoccupante e non va sottovalutata. Non si trovano più medici disposti a lavorare come medici di medicina generale: a causa del disagio che vivono, alcuni abbandonano l’ospedale e provano a cambiare la propria prospettiva spostandosi sul territorio, ma non risolvono il loro problema. Si tratta di un argomento particolarmente delicato e, per questo, è oggetto anche di un’indagine nazionale organizzata dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, con l’Istituto Piepoli, adoperando un campione randomizzato, di cui nelle prossime settimane si avranno i risultati”.

Guardando le risposte che hanno dato i medici di Bergamo, il livello di stress risulta sicuramente ma non esclusivamente causato dal surplus di impegni connessi alla pandemia da Covid-19, che ha visto i medici e gli operatori sanitari in prima linea contro il virus. Le motivazioni, dunque, sono più profonde rispetto all’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia – e la provincia di Bergamo – negli ultimi due anni. Su un totale di 286 risposte ricevute, il 14,7% indica che il disagio è dovuto totalmente al maggior carico di lavoro causa epidemia, il 42,3% in gran parte, il 19,6% almeno per metà e il 19,6% in discreta parte. Nello specifico, per i medici di medicina generale, risulta totalmente dovuto allo sforzo nelle difficile fasi pandemiche per il 20%, in gran parte per il 56%, almeno per metà per il 16%, in discreta parte per l’8% e per niente per il 20%. Per quanto riguarda i medici ospedalieri, invece, totalmente per il 13%, in gran parte per il 13%, almeno per la metà per il 25%, in discreta parte per il 40% e per niente per il 9%. “Un dato importante su questo punto – evidenzia il dottor Marinoni – è che non si riscontrano importanti differenze fra i medici di medicina generale e gli ospedalieri. Sia per chi è stato in prima linea sul territorio sia per chi lo è stato in ospedale, la pandemia ha avuto un ruolo rilevante nel determinare questo stato di stress ma non è l’unico fattore ad alimentarlo. Sul fatto che l’incidenza sia maggiore per i medici di medicina generale potrebbe aver inciso la tempistica in cui è stata realizzata questa indagine: si è svolta nelle scorse settimane, con una situazione degli ospedali che è migliorata rispetto ai momenti più drammatici della pandemia”.

Rispondendo a una domanda sulla misura in cui il proprio livello di stress sia dovuto ai compiti connessi allo svolgimento della professione indipendentemente dalla pandemia, su un totale di 286 risposte, il 12% dichiara totalmente, il 42,3% in gran parte, il 24,5% almeno per metà e il 18,9% in discreta parte. Nello specifico, per i medici di medicina generale, totalmente per l’11%; in gran parte per il 39%; almeno per metà per il 26%, in discreta parte per il 22% e per niente per il 2%, mentre per gli ospedalieri totalmente il 16%, in gran parte il 46%, per metà il 21%, in discreta parte il 16% e per niente l’1%.

Le ripercussioni sono molteplici: rispondendo a una domanda su quante volte i medici si sentano stremati dal proprio lavoro, su un totale di 290 risposte, è emerso: alcune volte all’anno l’8,6%; alcune volte al mese il 16,9%; una volta alla settimana il 9%; alcune volte alla settimana il 35,5% e ogni giorno il 23,4%. Specificatamente, per i medici di medicina generale: ogni giorno il 31%; a volte in settimana il 41%; una volta alla settimana il 7%; alcune volte nell’arco del mese il 10% e alcune volte all’anno il 7%, mentre per gli ospedalieri ogni giorno il 13%; alcune volte alla settimana il 34%; una volta alla settimana l’11%, alcune volte al mese il 24%; una volta al mese il 7%, alcune volte all’anno il 7% e mai il 4%.

Un altro interrogativo contenuto in questa indagine riguarda l’essere diventati più insensibili alle persone da quando si è cominciato a svolgere questa professione. Il 19,2% ha risposto mai, il 17,5% alcune volte all’anno, il 19,2% alcune volte al mese, il 20,5% alcune volte alla settimana e l’11,3% ogni giorno. Nello specifico, i medici di medicina generale che hanno risposto al quesito hanno dichiarato di esserlo ogni giorno (15%), alcune volte alla settimana (21%), una volta alla settimana (10%), alcune volte al mese (19%), alcune volte all’anno (17%) e mai (15%), mentre gli ospedalieri ogni giorno l’11%, alcune volte alla settimana il 22%, una volta alla settimana l’8%, alcune volte al mese il 20%, una volta al mese il 6%, alcune volte all’anno il 14% e mai il 19%.
In questo contesto, risulta difficoltoso il confronto tra i colleghi e la maggior parte ritiene che ci sia un numero limitato di persone con cui condividere i problemi di lavoro: questa criticità viene espressa sia dai medici di medicina generale sia fra gli ospedalieri.

Infine, indicando cosa vorrebbero i medici, spiccano minor burocrazia, la riorganizzazione del settore, un minor carico di lavoro e un maggior lavoro in team. Il dottor Marinoni conclude: “Le indicazioni che abbiamo ricevuto con questo questionario invitano a riflettere nuovamente sulla questione medica. Le condizioni e i carichi di lavoro risultano insostenibili sia a livello del territorio sia negli ospedali. I disagi sono distribuiti equamente e i problemi segnalati sono gli stessi: chi si occupa della programmazione sanitaria dovrebbe ascoltare quali sono i problemi dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari anziché agire in maniera astratta e meccanicistica”.

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