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Focus Economia

Innovazione

I sensori intelligenti bergamaschi: dalle piste di racing a palestre e impianti industriali

221e è una società ad altro contenuto tecnologico nata al Point di Dalmine che progetta, sviluppa e commercializza sistemi IoT (Internet delle Cose) applicati ad oggetti dalle più varie destinazioni. Daniele Comotti: “La crisi dei chip ci ha fatto modificare il modo di progettare i nostri sistemi intelligenti”.

221e è la codifica unicode (uno standard per rappresentare simboli costituito da sequenza alfanumerica, ndr), una sorta di “esperanto” che traduce il segno dell’infinito, “come infinite sono le frontiere che vogliamo superare”.

Così si presenta Daniele Comotti, ingegnere, classe 1987, responsabile tecnico della società che sviluppa algoritmi e sensori intelligenti capaci di rilevare, monitorare e tradurre comportamenti in informazioni. Dati preziosi per prendere le decisioni più opportune. La società è incubata al Point di Dalmine, l’incubatore di Bergamo Sviluppo, l’Azienda speciale della Camera di Commercio di Bergamo, “una realtà insolita e innovativa nel panorama nazionale”.

Tutto nasce nel mondo delle corse motociclistiche, ci spiega Comotti: “Siamo nati per sviluppare algoritmi capaci di rilevare situazioni di rischio in pista. Software che girano su sensori indossabili, ‘sentinelle’ di quanto accade sui circuiti di gara, con l’obiettivo di azionare comportamenti e dispositivi di protezione”. Laureato in elettronica e un dottorato in microelettronica, con il suo arrivo a tempo pieno nella società nel 2015 parte la verticalizzazione nel mondo della sensoristica applicata. Non solo software, quindi, ma anche hardware. Oggi la società è lanciata nello sviluppo di sensori e intelligenza artificiale in ambito industriale, sportivo, fitness e medicale. “Ci occupiamo dell’intero sviluppo del prodotto, dal concept alla progettazione elettronica allo sviluppo software e di algoritmi”.

Più difficile a dirsi che a farsi, l’intelligenza artificiale è attorno a noi, negli oggetti e nei servizi che usiamo quotidianamente: dall’orologio che ci indica i nostri parametri vitali e i passi che dovremmo fare per restare in forma ai dispositivi che ci profilano in gusti e abitudini come Alexa, Siri, Google, Amazon, Netflix fino a Tesla e alle automobili con sistemi di guida assistita o autonoma. Anche la palestra è smart e qui la 221e dice la sua.

“In ambito fitness, forniamo soluzioni che arricchiscono l’esperienza degli sportivi. Sensori intelligenti per attrezzature che consentono di monitorare l’allenamento per intervenire, anche da remoto, sul programma di coaching e la performance atletica”. È l’intelligenza artificiale che consente di riconoscere, per esempio, il corretto movimento, i parametri e le metriche che caratterizzano l’esercizio fisico per verificarne l’esecuzione.

221e
Daniele Comotti, il primo a sinistra, con tutto il suo team

Stessa musica anche in altri ambiti di applicazione, tra cui quello industriale a cui Comotti e soci si rivolgono come mercato in forte crescita. Un progetto ambizioso per loro è stato quello di rendere smart le funi degli impianti di risalita. Siamo nel campo della manutenzione predittiva. “C’era la necessità – ci racconta – di poter monitorare e valutare lo stato di salute delle funi dell’impianto. Il cliente voleva avere uno strumento utile per valutare in modo più oggettivo lo stato della manutenzione e poter risalire anche alle relative responsabilità sulla cura dell’impianto. Abbiamo sviluppato da zero un nuovo sensore che fosse tanto piccolo per essere inserito sulla fune, rispettandone la morfologia, e dai consumi ridottissimi per non incidere sull’efficienza del sistema. L’intelligenza inserita nel sensore doveva rilevare lo ‘stato di salute’ dell’impianto, tracciarlo, monitorarlo nel corso delle stagioni per permettere una manutenzione più controllata, mirata, efficace a portata di manutentore”.

Due brevetti registrati, grande attenzione alla proprietà intellettuale, che deve essere tutelata. Clienti multinazionali ma anche startup tecnologiche costituiscono un parco clienti solido e innovativo, che nel 2021 ha portato a circa un milione di fatturato.

“Le aspettative per il 2022 sono di consolidare la crescita; ad inizio anno sono state inserite tre nuove risorse, ora siamo in quindici”.

Lo sviluppo di prodotto e la progettazione hardware è saldamente a Dalmine, al Point, mentre la sede direzionale, amministrativa e lo sviluppo software e intelligenza artificiale è in provincia di Padova, ad Abano Terme.

Ma nessuna sfida è così ambiziosa come quella del reperimento delle materie prime, che per 221e sono, soprattutto, i famigerati chip di cui ormai il mercato continua ad essere alla spasmodica ricerca: “La crisi dei chip è un problema col quale ormai abbiamo imparato a convivere. Abbiamo cambiato il modo di progettare: partiamo da ciò che è disponibile sul mercato e poi finalizziamo la progettazione, pianificando in anticipo l’acquisto dei dispositivi che, se prima era da tre a sei mesi ora è a uno, due anni”.

Quando si dice di necessità virtù.

 

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