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Ancora insulti razzisti

Koulibaly e il rispetto non ricambiato

"Siamo a Bergamo, rispetto e commozione", scriveva sui social il difensore senegalese prima del match contro l'Atalanta, nel luglio 2020, esprimendo il suo cordoglio alle vittime della pandemia. Lo stesso "rispetto" che il centrale del Napoli non ha mai ricevuto nelle sue apparizioni al Gewiss Stadium

Bergamo. 2 luglio 2020. Il Napoli è atteso dall’impegnativa trasferta al Gewiss Stadium contro l’Atalanta. A poche ore dal calcio d’inizio, Kalidou Koulibaly rivolge un pensiero via social alla città, nei mesi precedenti travolta dal Covid. “Siamo a Bergamo, rispetto e commozione”. Poche parole, accompagnate da una semplice grafica: al centro lui che applaude, sullo sfondo la commemorazione per le vittime al cimitero monumentale.

Un gesto spontaneo verso una città che sta soffrendo e che evidentemente lo ha colpito. E una parola: “rispetto”. Lo stesso che il difensore del Napoli non ha ricevuto durante le sue apparizioni in campo a Bergamo.

L’ultimo episodio domenica 3 aprile 2022, quando in un video ripreso da bordocampo si sente il solito “negro di m…”, rivolto al gigante senegalese prima di imboccare il tunnel verso gli spogliatoi. L’insulto di un solo tifoso – si dice – quasi a voler ridimensionare l’episodio.

Ma ancora prima, il 23 gennaio 2018, la Curva Nord dell’Atalanta veniva squalificata per i cori razzisti rivolti proprio al centrale del Napoli. “I sostenitori della società Atalanta, assiepati nel settore ‘Curva Nord Pisani’ – scriveva il Giudice Sportivo – si rendevano responsabili, al 20° minuto del secondo tempo, nel numero di circa 4.000 (rispetto ai 8.068 occupanti), ed al termine della gara, nel numero dei circa 300 ancora presenti, di cori espressione di discriminazione razziale nei confronti del calciatore Koulibaly”. Non un gesto isolato, questa volta.

Alla supposta superiorità di chi insulta e degrada, Koulibaly ha dimostrato di sapere rispondere col cervello. Lo stesso che ha ironicamente suggerito di “acquistare” ai tifosi del Verona, autori dello striscione con le coordinate del capoluogo campano a invocare un bombardamento russo sulla città. Un invito da estendere al tifoso – o ai tifosi – che lo hanno insultato domenica a Bergamo, sperando che vengano identificati e tenuti il più a lungo possibile fuori dagli stadi. Così – forse – capiranno qualcosa in più sulla parola “rispetto”, nello sport e nella vita. Ma non contiamoci troppo.

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