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L'intervista

Doni: “Col Napoli sarà una partita bellissima; Gasperini ha cambiato il calcio”

L'ex capitano nerazzurro: "Nell'Atalanta attuale giocherei come trequartista, nel ruolo di Pasalic o Pessina"

Bergamo. Auguri (di poco in ritardo) a Cristiano Doni, compleanno il 1° aprile come un certo Sacchi. Ma non fu Arrigo a convocarlo in Nazionale, vent’anni fa. E’ stato Trapattoni? “Esatto, è così. Infatti” risponde Doni (intervistato a TeleClusone-OrobikChannel98), “non rientravo nella filosofia del suo gioco, il 4-4-2 di Sacchi non era quello del Vava”.

Che resta uno dei migliori allenatori nella storia dell’Atalanta, Giovanni Vavassori: “Eh sì, una persona a cui tengo molto, è un allenatore che ha saputo utilizzarmi secondo le mie caratteristiche, elevando le mie potenzialità anche se tanti avevano storto il naso inizialmente”.

Doni primatista assoluto di gol nell’Atalanta con 112 gol, mentre il suo primato in Serie A con la maglia nerazzurra, a quota 69, è insidiato da Zapata che è arrivato a 65… “Speriamo che torni in campo prima possibile, perché l’Atalanta ha bisogno di Duvàn. Io mi terrò stretto il record di reti assolute, ma poi stiamo parlando di un centravanti con altre caratteristiche e quindi mi sembra giusto che riesca a fare più gol di me. Anzi, mi sembra strano che tutti gli attaccanti forti che ci sono stati non abbiano ancora superato questo primato”.

Ha citato Vavassori, nota qualche analogia tra il Vava e il Gasp? “No, ho avuto la fortuna di parlare con Gasperini, di incontrarlo e sono state anche bellissime chiacchierate. Ho detto anche a Gasperini, la differenza che ho notato tra il nostro calcio e il suo: cioè che noi, quando perdevamo palla, la prima cosa che facevamo era correre indietro. Adesso, quando un giocatore dell’Atalanta perde palla, la prima cosa che fa (con lui, col Gasp) è correre in avanti. Le cose sono un po’ diverse: altra filosofia, altra mentalità, è riuscito a trasmetterla alla squadra in maniera incredibile. Una mentalità, un’organizzazione in un sistema che non è paragonabile alle altre squadre”.

Anche per questo l’Atalanta viene definita la squadra più europea tra quelle italiane? “Sì, vero, è la squadra più europea. Poi è anche vero che c’è stato un cambiamento nel nostro campionato, anche con queste partenze dal basso in maniera perfino troppo esasperata. Io non sono di questa linea, preferisco quella tradizionale”.

Ma l’Atalanta può considerarsi Zapata-dipendente o ha trovato anche altre soluzioni? “Stiamo parlando di uno dei più forti centravanti, non solo del campionato italiano, un attaccante di grande valore. Ma l’Atalanta ha sempre saputo sopperire a queste mancanze. Detto questo, comunque senza di lui manca un centravanti con caratteristiche ben precise, che fa salire la squadra, dà più possibilità di attaccare negli spazi anche ai suoi compagni. Questa Atalanta non è mai dipesa da un singolo giocatore, però uno come Zapata manca nel roster della squadra”.

Zapata e Osimhen, due assenze pesanti per Atalanta e Napoli. Quale delle due squadre può accusare di più quest’assenza? “In realtà tutte e due, un giocatore come Osimhen non è sostituibile nel Napoli. Potrebbe farlo Petagna ma con caratteristiche diverse, o Mertens. Sono due assenze pesanti, secondo me ancora di più quella di Osimhen”.

Che partita sarà, Atalanta-Napoli? “Sarà una partita bellissima, con due filosofie di gioco diverse, con due squadre che giocano molto bene a calcio. Non dimentichiamoci che l’Atalanta occupa metà campo e area avversaria con tantissimi giocatori. Il Napoli fa più palleggio, ha più qualità tecnica, meno fisica, però sarà una partita molto interessante, molto bella”.

Atalanta un po’ con la testa anche all’Europa League? “No, assolutamente, l’Atalanta farà nel migliore dei modi cercando di dare il massimo e poi penserà alla partita successiva”.

L’Atalanta se vince può sperare ancora nella Champions, il Napoli invece nello Scudetto? Con quali obiettivi in testa se la giocheranno? “Mancano ancora diverse giornate, quindi non vedo perché non si possano recuperare posizioni, per cui sono punti fondamentali per entrambe”.

Non solo Zapata, manca sempre anche Ilicic: magari Doni era un po’ un misto tra Gomez e Ilicic? “Ma no, ognuno ha le sue caratteristiche, probabilmente avrei ricoperto quello che per Gasperini è il ruolo di Pasalic” sorride Doni, “o Pessina, il ruolo del trequartista. Avevo caratteristiche diverse dai grandi giocatori come Gomez e Ilicic, ma parlando di ruolo il mio sarebbe stato quello del trequartista”.

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