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Fiera di Bergamo

L'intervista

Open di Daniel Ezralow al Creberg: “Un inno alla pace fra emozioni e leggerezza”

Lo spettacolo andrà in scena giovedì 31 marzo. Abbiamo intervistato il produttore Antonio Gnecchi Ruscone per saperne di più

Bergamo. “Questo progetto è nato nel 2012 ma è di grande attualità: rappresenta un inno alla pace in grado di regalare tante emozioni e leggerezza”. Così il produttore Antonio Gnecchi Ruscone illustra lo spettacolo “Open”, del coreografo Daniel Ezralow, in scena al Creberg Teatro Bergamo giovedì 31 marzo alle 21.

L’esibizione, adatta al pubblico di tutte le età, è un patchwork di piccole storie che strizzano l’occhio allo spettatore con numeri a effetto, multimedialità, ironia e umorismo, all’insegna del più puro entertainment. Abbiamo intervistato Antonio Gnecchi Ruscone per saperne di più.

Daniel Ezralow ha un legame molto profondo con l’Italia. Che rapporto ha con Bergamo?

Daniel Ezralow vive a Los Angeles, ma va avanti e indietro fra Italia e Stati Uniti da più di 25 anni. Ha un rapporto costante con il nostro Paese che, per lui, rappresenta una seconda casa. Conosce molto bene Bergamo, dove in passato abbiamo realizzato diversi allestimenti. Naturalmente gli piace molto Città Alta, che è meravigliosa, ricca di storia e fascino. I ricordi sono tanti e soprattutto sono legati ai lavori che abbiamo effettuato. Il teatro Creberg, per esempio, ci ha permesso di eseguire alcuni progetti importanti.

Com’è nato Open?

Sul palco ci saranno otto ballerini che lavorano con Daniel Ezralow. È uno spettacolo straordinario: è nato nel 2012, ma risulta di grande attualità, è come se fosse stato ideato un paio di settimane fa. Contiene parecchi riferimenti a problemi che si stanno verificando in questo periodo in Europa. Racconta microstorie abbinando leggerezza e profondità. Nelle numerose sequenze di gruppo, così come negli assoli, i danzatori coniugano con scioltezza il linguaggio neoclassico e la modern dance, incantando il pubblico in un mix tra sorpresa, divertimento e agilità. Nella coreografia si susseguono emozioni e sensazioni differenti, come l’ironia, il dolore, o la speranza, fino ad arrivare a un’idea ecologista. Coinvolge gli spettatori in maniera incredibile ed è adatto a tutti: famiglie e ragazzi, giovani e meno giovani.

E quali riferimenti all’attualità contiene?

Affronta diversi temi, come la frenesia della vita, amore e odio, la battaglia tra il bianco e il nero. Fra le scene, per esempio, racconta in modo divertente e gioioso cosa succede fra marito e moglie in un ring da boxe. A simboleggiare i parenti che si frappongono fra loro, poi, c’è un momento che richiama la lotta americana, dove le persone sono una sopra l’altra. Il gran finale, inoltre, diventa un omaggio all’Ucraina, utilizzando luci di colore giallo e blu, che compongono la sua bandiera. Considerando che lo spettacolo è nato nel 2012 non è stata una scelta pensata a priori, ma sicuramente ora assume un significato particolare.

Ci spieghi

La cultura, la bellezza e la musica – ma più in generale l’arte a tutto tondo – sono un invito alla pace di cui c’è molto bisogno. La cultura è l’unica medicina che unisce i popoli, non c’è altro modo per creare unità fra le persone e, allargando lo spettro, fra le nazioni. L’artista è il miglior ambasciatore dell’abbraccio di tutti: è difficile che non possa capire l’orrore della guerra e grazie alla sua sensibilità può diffondere messaggi di distensione. La vita non è tutta luce e gioiosità, è fatta di alti e bassi come le montagne russe e Daniel Ezralow ha avuto una grande intuizione: questo progetto vuole essere un invito a vivere con leggerezza. Come suggerisce il titolo, “Open”, il teatro è aperto: entrate e venite a vedere lo spettacolo.

Daniel Ezralow è un americano di origini ebreo russo-polacche. Come sta vivendo la guerra in Ucraina?

Come tanti russi che vivono nel loro Paese e non possono esprimersi o come tanti russi che vivono all’estero, è contrario alla guerra. Gli scontri bellici non scaturiscono dal popolo ma da chi sta al potere e nessuno vuole negoziare con una pistola in mano, perchè in questo caso non si tratta di una negoziazione ma di una violenza e siamo tutti contrari alla violenza.

Per concludere, guardando ai prossimo futuro, vi state dedicando a qualche progetto in particolare?

Il 7 aprile daremo vita al Gran galà a favore dei rifugiati dell’Ucraina. Stiamo lavorando a questo progetto che vedrà protagonisti 19 artisti russi, ucraini ed europei al teatro Arcimboldi di Milano, spaziando dalla danza classica a quella contemporanea. Saranno tutti sul palco per dare un messaggio importante: cessare le ostilità e aprire il dialogo.

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