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L’importanza di un esame ecografico con Power Doppler per le patologie reumatiche

Abbiamo chiesto alla Dr.ssa Eleonora Bonacci, reumatologa di Habilita, presente nelle sedi di Zingonia e Osio Sotto, di spiegare l’utilità di questo esame diagnostico

Quando si parla di patologie di natura reumatologica, l’esame ecografico con Power Doppler fornisce indicazioni di particolare importanza allo specialista che deve valutare la situazione del paziente. Abbiamo chiesto alla dottoressa Eleonora Bonacci, reumatologa di Habilita che ha il proprio ambulatorio nella sede di Osio Sotto, di spiegare l’utilità di questo esame diagnostico. «L’ecografia muscolo scheletrica con Power Doppler negli ultimi anni è diventato un esame di fondamentale importanza per il reumatologo. È un’arma importante sia nella diagnosi delle patologie osteo articolari, che nella valutazione della terapia. Questo perché, a differenza di una normale ecografia muscolo scheletrica (che rimane di grande utilità perché permette di valutare in tempo reale lo stato di tendini, muscoli e strutture articolari), l’ecografia con Power Doppler valuta la vascolarizzazione dell’articolazione. Vuol dire che ci permette di capire quando c’è infiammazione».

Come si identifica l’infiammazione attraverso questo esame?

«L’infiammazione richiama sangue nella zona interessata e il Power Doppler evidenzia questo richiamo. È possibile anche quantificarlo: abbiamo delle scale di valutazione che aiutano a capire l’intensità dell’infiammazione. Questo è molto importante perché una delle prime distinzioni che deve fare il reumatologo di fronte a un’articolazione che provoca dolore, è capire se l’origine è un’infiammazione oppure una patologia di tipo degenerativo, meccanico o traumatico. L’ecografia Power Doppler ci permette di individuare subito questa differenza».

Si riducono quindi le possibilità di errore nella diagnosi.

«Esatto. Ci sono alcune forme di artrosi (che è una malattia degenerativa meccanica che si manifesta con l’età e con l’usura) che in realtà possono avere delle fasi di infiammazione lieve. In questo caso il paziente ha dei sintomi che potrebbero indurre il medico a pensare ad un’artrite e quindi indirizzarlo verso trattamenti importanti come cortisonici e immunosoppressori, ma in realtà la patologia non è infiammatoria. L’ecografia ci permette di fare questa distinzione. Questo esame consente di stabilire la presenza o meno di un’infiammazione nell’articolazione: il medico può, quindi, calibrare, oltre alla diagnosi, anche la terapia».

Oltre che l’aspetto diagnostico, questa indagine può avere anche altri obiettivi?

«Un’altra funzione di questo esame è valutare l’evoluzione della patologia nel tempo. Ad esempio, in un paziente affetto da artrite reumatoide, se la diagnosi individua un’infiammazione importante, che colpisce più articolazioni diverse, si imposta una terapia specifica con l’indicazione di rivedere il paziente a distanza di qualche mese. Durante il controllo, ascoltiamo la sua versione relativa al decorso della patologia. Però, ogni paziente è diverso dall’altro: c’è chi ha una tolleranza altissima al dolore, e chi no. Con l’ecografia possiamo valutare oggettivamente se la terapia sia stata realmente efficace e, di conseguenza mantenerla, ridurla o ricalibrarla».

È un esame che si può effettuare su qualsiasi articolazione e per il quale ci sono eventuali limitazioni?

«No, è un esame che non presenta limitazioni. È un esame non invasivo che non ha controindicazioni. Essendo un’ecografia non c’è esposizione a radiazioni. Quindi è un esame sicuro e può essere effettuato in tutte le sedi in cui il paziente presenta dolore. Può essere fatto anche in più sedi contemporaneamente. Quindi il paziente che, per esempio, ha dolore a spalle, gomiti, mani e piedi, può essere valutato in un’unica seduta».

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