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In via europa

Treviolo, dopo l’incendio si fa la conta dei danni: quattro attività andate in fumo fotogallery

I locali sono sotto sequestro penale, ma sarà difficile determinare la causa del rogo

Treviolo. Muletti in azione per recuperare la merce risparmiata dalle fiamme, bilici che escono dalla zona industriale di Curnasco carichi di materiale ancora utilizzabile, la polizia locale di Treviolo raccoglie dati e testimonianze per i verbali.

Il giorno dopo l’incendio scoppiato all’interno del capannone di via Europa, che ha mandato in fumo ben quattro attività artigianali, si fa la conta dei danni. L’odore di fumo se n’è andato, ma regna la devastazione: è bruciato quasi tutto, sono crollati due muri interni, i lucernari in plexiglass della copertura si sono completamente sciolti e lasciano entrare le gocce di pioggia.

A terra, sul pavimento allagato in seguito alle operazioni di spegnimento, si vedono ancora i manicotti abbandonati dalle persone che hanno provato a domare le fiamme non appena il fuoco ha iniziato a mangiarsi tutto ciò che trovava. Compresa la pelle del titolare della Space Bike, l’officina di riparazione di motociclette da dove l’incendio è partito.

Manuel Ivagnes ha cercato di portare fuori quante più motociclette riusciva: erano dei suoi clienti, le aveva riparate, voleva riconsegnarle intatte. Nonostante il dolore per le ustioni riportate ad un braccio e ad una gamba, non smetteva di andare avanti e indietro per salvare il salvabile. Poi si è arreso, è stato soccorso dagli operatori sanitari arrivati con le ambulanze ed è stato portato al Papa Giovanni in gravi condizioni. Fortunatmente non è in pericolo di vita.

Sul posto il giorno dopo c’è suo figlio, parla al telefono e cammina nervosamente avanti e indietro.

Dalle grandi porte metalliche deformate dal fuoco si vedono ancora i rotoli di stoffa e gommapiuma carbonizzati del deposito di materassi della ditta Veraflex. Sul fondo del magazzino lo scheletro di un muletto e una parete di pneumatici ancora intatti dell’Autoservizi Gomme Egidio Facchi.

Dall’ufficio accanto alla Space Bike un dipendente sta recuperando i computer. Simone Giavazzi della Icb Elettromeccanica osserva la sua officina, l’acqua per terra, grandi aperture sul soffitto, dove c’erano i lucernari, brandelli di tessuto per le coperture penzolano dalle travi in cemento armato.

“È successo tutto molto in fretta, nel giro di due minuti le fiamme erano già altissime. Abbiamo sentito qualcuno che gridava, faceva il giro del capannone e diceva a tutti di uscire. Così siamo corsi fuori e siamo andati a vedere cosa stava succedendo – racconta Giavazzi -. Abbiamo cercato di spegnere il fuoco con gli idranti, ma il rogo era impossibile da domare. Qui siamo tutti artigiani, sarà dura ora ricominciare. Certo, siamo assicurati, ma dovremo sospendere l’attività per un po’ e anche questo peserà sulle nostre finanze”.

Sarà difficile capire come si è sprigionato l’incendio. “Quando è tutto distrutto è complicato determinare la causa – dice un vigile del fuoco fuori servizio, che è venuto a dare un’occhiata -. Forse si riesce a ricostruire cos’è accaduto attraverso le testimonianze di chi stava lavorando”.

Intanto l’area è delimitata dal nastro rosso e bianco sul quale sono stati attaccati diversi cartelli dalla Polizia locale: “Locali sottoposti a sequestro penale”.

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