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Bergamo nascosta

Un affresco per via Arena: la “Casa dei Carcerati” e il suo antico ciclo pittorico

Il fabbricato, suddiviso su due piani, è caratterizzato da un ampio impianto decorativo realizzato a cavallo fra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo dall'artista svizzero Antonio Maria Caneva, detto il Porlezzino

Via Arena nasconde alcuni degli scorci più belli di Bergamo. La sua posizione consente infatti di celare ai più alcune delle perle più belle della nostra città come nel caso della cosiddetta “Casa dei Carcerati”.

Situata all’angolo con via Simon Mayr, la struttura ha origini particolarmente antiche venendo progressivamente ampliato nel corso dei secoli e ospitando dalla seconda metà del Settecento la sede del Consorzio per l’Assistenza ai Carcerati, associazione fondata nel 1320 da padre Melchiorre di Tarseggi, priore dei canonici Sant’Agostino in San Giorgio.

L’ente, sostenuto dal clero e dai laici della città, teneva le proprie riunioni all’interno della vicina Cattedrale ponendo attenzione ai detenuti avendo una speciale devozione per la Vergine Maria per quale mantenevano accesa una candela nella chiesa di Santa Maria di Poltriniano a partire dalla vigilia delle principali festività fino alle messe del giorno seguente.

Il fabbricato, suddiviso su due piani, è caratterizzato da un ampio impianto decorativo realizzato a cavallo fra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo dall’artista svizzero Antonio Maria Caneva, detto il Porlezzino. Nonostante lo scorrere inesorabile del tempo abbia cancellato buona parte degli affreschi che componevano lo stesso, il ciclo si estende lungo i lati della facciata nella quale compaiono due finti colonnati chiamati a sostenere delle cornici che danno l’impressione di due loggiati sovrapposti a sbalzo.

Negli spazi vuoti emergono le finestre i cui davanzali sono accompagnati da festoni variopinti e fiori che scendono lungo la facciata inserendosi nel contesto classicheggiante creato dalle colonne e dai capitelli corinzi che affiancano le aperture.

Il progressivo degrado a cui è andato incontro il palazzo e gli ultimi restauri hanno invece cancellato buona parte degli affreschi presenti lungo la sezione di via Arena dove era possibile scorgere quattro finte nicchie nelle quali emergevano statue a rilievo raffiguranti sant’Alessandro, san Vincenzo, santa Caterina e santa Grata occupando le quattro estremità dello spazio.
Al centro, all’interno di una sala aperta, spuntavano due figure nobiliari sedute, mentre sullo sfondo appariva infine un quadro con la Vergine con Bambino, simboli di un passato ormai scomparso.

Fonti
Arnaldo Gualandris; La città dipinta. Affreschi, dipinti murali, insigne di Bergamo Alta; Almenno San Bartolomeo; Unione cattolica artisti italiani; 2008

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