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La recensione

“I cassamortari”: Claudio Amendola torna con una commedia profanatoria distribuita da Amazon

Una storia nera, corale, cinica e dissacrante che gioca sui difetti e sulle meschinità della nostra società e sulla morte

Titolo: I cassamortari
Regia: Claudio Amendola
Durata: 102’
Genere: Commedia
Interpreti: Edoardo Leo, Massimo Ghini, Lucia Ocone, Gianmarco Tognazzi, Emanuel Caserio, Piero Pelù
Programmazione: Amazon Prime Video
Valutazione IMDB: 6/10

Giovanni (Massimo Ghini), Maria (Lucia Ocone), Marco (Gianmarco Tognazzi) e Matteo Pasti (Alessandro Sperduti) sono quattro fratelli titolari di un’impresa di pompe funebri alquanto singolare. La famiglia è infatti composta da personalità molto diverse tra loro e ognuno, a modo suo, riflette sulla ditta fondata dal padre le proprie debolezze e i vizi derivanti da un’educazione poco convenzionale. Maria è una cacciatrice di uomini affranti e non appena fa la conoscenza di un vedovo si prodiga in ogni modo per portarselo a letto, Giovanni, il più vecchio, è il cuore pulsante dell’azienda, accumulatore avido ma con la testa sulle spalle, Marco è un tanatoesteta con un’inquietante passione per le conversazioni con i defunti mentre Matteo è l’addetto social a cui è affidato l’arduo compito di fare pubblicità nell’ambito più macabro che esista. L’occasione della vita piomba in casa Pasti quando la rockstar Gabriele Arcangelo (Piero Pelù) si spegne improvvisamente durante uno spot contro l’abuso di sostanze stupefacenti, lasciando migliaia di fan affranti, ma al contempo bisognosi di una cerimonia d’addio in grande stile. Maddalena (Sonia Bergamasco), la manager del cantante, inizia allora ad organizzare un funerale degno della memoria dell’artista, ma l’arrivo di un familiare di Arcangelo renderà tutto molto più complesso.

Lungometraggio del 2022 diretto dal fuoriclasse del cinema nostrano Claudio Amendola, “I cassamortari” è una commedia dark dai toni graffianti e dal cinismo inaspettato. Portando in scena una storia dalla patologica coralità, il film mette in mostra in tutto il suo lato grottesco come l’avidità umana possa spingere chiunque verso le pulsioni più sordide. Tirando avanti un’attività con metodi davvero poco consoni e non di rado illegali, la famiglia Pasti si mostra allo spettatore come un’unione eterogenea di individui che, nel loro piccolo, rappresentano una micro galassia di traumi e di insoddisfazioni che ben si concretizzano nel loro agire avido e bramoso. Non è un caso infatti che il motto della famiglia sia “tutti devono morire, ma solo in pochi ci guadagnano”, esattamente in linea con l’animo del patriarca e fondatore dell’impresa interpretato da Edoardo Leo, fin troppo interessato alle trattative sottobanco e meno al rispetto della sofferenza altrui.

Oltre a personaggi tridimensionali ben caratterizzati, il film risalta per il suo tono malinconicamente comico, in cui la semplice risata lascerà ben presto spazio all’amaro riconoscimento di certi lati della società di cui tutti hanno fatto esperienza. In un mondo in cui il rispetto per il prossimo è poco più di una sciocca illusione è infatti naturale pensare che lo step successivo sia quello di svilire anche i defunti, e Amendola sembra urlarlo a gran voce da dietro la macchina da presa. A rendere il tutto ancora più irreale penserà un Piero Pelù che, forte del suo animo toscano, si cala perfettamente nella grottesca figura di una rockstar tanto incoerente e ipocrita da prestarsi per pubblicità progresso ma morendo di overdose di lì a poco. Dissacrante, angosciante e divertente quel tanto che basta da renderlo godibile, “I cassamortari” è disponibile dal 24 marzo su Amazon Prime Video.

Battuta migliore: “Tutti devono mori’, ma solo in pochi ce guadagnano”

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