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Con intercultura

Studentessa di Lovere in Russia: “Sono dovuta rientrare, anche se non percepivo il conflitto”

La diciottenne è tornata il 7 marzo da Ekaterinburg: "Non si riusciva più a prelevare denaro e i voli per l'Europa sono stati sospesi, ma là la vita continuava normalmente"

Lovere. “C’è molta più preoccupazione in Italia che in Russia per quanto riguarda il conflitto, la percezione di ciò che sta accadendo è molto diversa”.

A parlare è una studentessa di 18 anni del liceo classico Decio Celeri di Lovere, tornata in Italia lo scorso 7 marzo dopo aver trascorso cinque mesi a Ekaterinburg, una città nella parte orientale dei monti Urali, vicino alla Siberia. La ragazza è partita lo scorso novembre con Intercultura per trascorrere un anno di studi all’estero.

Per quale motivo hai scelto la Russia per vivere questa esperienza?

Ho vinto una borsa di studio ed ho dovuto compilare una lista di paesi europei ed extraeuropei dove mi sarebbe piaciuto studiare. Tra questi c’era anche la Russia e mi hanno assegnato quella destinazione. A causa del Covid alcune partenze sono state posticipate, compresa la mia, quindi invece di partire a settembre ho lasciato l’Italia a novembre.

Eri ospite di una famiglia?

Sì, una famiglia di quattro persone: padre, madre, una figlia della mia età e un figlio più piccolo. Erano molto ospitali e si è creato fin da subito un bel rapporto. Inoltre non parlavano inglese quindi, se volevo comunicare, dovevo necessariamente imparare il russo. Loro mi hanno dato un grande aiuto con l’apprendimento della lingua.

Non parlavi russo prima di partire?

Avevo fatto dei corsi ma sapevo solo qualche parola e qualche verbo. Così, appena sono arrivata, sono stata un paio di settimane a scuola con i bambini delle elementari per prendere familiarità con la lingua, poi ho iniziato a frequentare le superiori ma con i ragazzi di seconda, dato che le lezioni erano più facile da seguire.

 

Ekaterinsburg

 

Quando si è cominciato a parlare di guerra?

Più o meno un mese e mezzo fa. Prima non c’era nessuna avvisaglia. La mia famiglia e la maggior parte dei russi non sono favorevoli all’attacco. Un giorno la mia sorella russa mi ha chiesto se in Italia c’era la guerra e io le ho risposto di no. Le ho chiesto se in Russia ci fosse la guerra e lei mi ha risposto ‘Per ora no’.

Quindi a Ekaterinburg non sono particolarmente preoccupati per il conflitto.

Sono più preoccupati per l’economia, le sanzioni imposte dall’Europa e dagli Stati Uniti hanno fatto crollare il valore del rublo e temono che la situazione non si risolva tanto facilmente e nel breve periodo.

Quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina si percepiva qualcosa nella città in cui risiedevi?

No, la vita procede normalmente. I russi si arruolano intorno ai 16-17 anni. Entro i 25 anni tutti devono fare qualche mese di addestramento militare, quindi ogni tanto si vedevano in città ragazzi vestiti con la mimetica, ma a parte qualche servizio in tv, non ci si accorgeva del conflitto in atto.

Per quale motivo hai deciso di rientrare in Italia?

Non ho deciso io. Il problema è che le banche russe hanno iniziato ad indebitarsi per le sanzioni, non avevano più contanti ed infatti dagli uffici di Intercultura ci hanno consigliato di prelevare più soldi possibile perché alcune carte di credito straniere già non funzionavano più. Inoltre l’Europa aveva chiuso i voli dalla Russia e così ci hanno fatti rientrare tutti. Nel giro di una settimana ero su un aereo per tornare a casa. Siamo partiti da Ekaterinburg, siamo atterrati a Mosca, abbiamo preso un altro volo per Istanbul e poi sono atterrata a Milano.

Ti è dispiaciuto tornare in Italia in anticipo?

Sì, mi è dispiaciuto molto lasciare la mia famiglia. Avevo legato con loro, iniziavo a padroneggiare bene la lingua, a capire le lezioni, mi ero abituata al loro stile di vita.

Sei rimasta in contatto con la tua famiglia russa?

Sì, ci sentiamo spesso, ci mandiamo messaggi. La mamma mi invia le ricette perché vuole che prepari le specialità russe alla mia famiglia in Italia. Mi ha mandato quella del Borsh, una tipica zuppa fatta con le barbabietole, il cavolo, le patate e la carne. Ogni famiglia russa ha la sua versione di questo piatto tradizionale. E poi mi ha mandato quella dei ravioli di carne, che vengono serviti con la panna acida.

Com’è andato il rientro al Celeri?

Bene, sono stata accolta con entusiasmo dai professori e dai miei compagni. Erano tutti preoccupati ma ho spiegato loro che paradossalmente l’Italia è più vicina alle zone di guerra rispetto a Ekaterinburg. Certo, per me ora è un po’ complicato perché mi devo rimettere in pari con il programma, ma mi stanno dando una mano e mi hanno già detto che eventualmente posso studiare durante l’estate e dare un esame a settembre, nel caso non riuscissi a recuperare prima della fine dell’anno scolastico.

Tornerai in Russia?

Sì, mi piacerebbe molto. Speriamo che questa guerra finisca presto.

 

Ekaterinsburg

 

 

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