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Bergamo

Energia e farina costano di più, i panettieri: “Speculazione che non possiamo far ricadere solo sui clienti” video

Viaggio tra i forni cittadini alle prese con i rincari: "Cerchiamo di non ritoccare i prezzi, ci sentiamo a disagio"

Bergamo. “Certo, il costo dell’energia, delle farine e delle materie prime in generale è salito parecchio, ma non possiamo riversare tutto sui nostri clienti continuando a ritoccare il prezzo del pane”.

Così, in molti casi, i titolari dei panifici di Bergamo decidono di sopportare i rincari evitando di aumentare i prezzi dei prodotti che riempiono ceste e banconi nei loro negozi. Cercano di stare attenti a non sprecare energia, ottimizzano le cotture per evitare di accendere i forni più del dovuto, ma le bollette ricevute in questi ultimi quattro mesi sono davvero pesanti. C’è chi ha registrato un importo doppio rispetto allo scorso anno.

Come Fabio Vanotti del panificio Vanotti di piazza Sant’Anna, attivo da 62 anni. “Non vale più la pena fare questo lavoro – spiega -. Non si contano le ore, si lavora di notte e il guadagno ormai non compensa lo sforzo che facciamo. La guerra secondo me c’entra poco, è solo speculazione, i rincari dell’energia e del carburante non sono giustificabili”.

E le farine? Sono aumentate da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, che è uno dei maggiori produttori di grano? “Per il momento no. Si fa più fatica a trovare la semola, che arriva quasi tutta dal Canada, dove incide parecchio il cambiamento climatico. In Italia il raccolto avviene tra agosto e settembre mentre là, dove il clima è più freddo, raccolgono a settembre e ottobre. Lo scorso anno, visto l’aumento delle temperature e i problemi di siccità, le esportazioni si sono ridotte. Le quotazioni al porto di Brindisi sono di 400 euro alla tonnellata, ma se Marocco o Dubai pagano di più, i produttori hanno tutta la convenienza a vendere a loro”.

Annamaria Bresciani è titolare insieme al marito del panificio Nessi di via Borgo Palazzo. Anche le bollette della sua attività sono raddoppiate “soprattutto quella del gas – spiega -. Ci è arrivata qualche giorno fa una fornitura di farine e ci siamo accorti dell’aumento dei prezzi, almeno 10 centesimi al chilo: se prima pagavamo circa 700 euro, a questo giro abbiamo pagati 1050 euro. Anche l’olio di girasole è difficile da trovare e quello che c’è è molto costoso. Tutti problemi che dobbiamo affrontare ma cerchiamo di evitare di ritoccare i prezzi, è una cosa che mi dà molto fastidio”.

Lo stesso per Angela Scainelli, dell’omonimo panificio di via Camozzi: “Faccio un esempio: il latte ha subito due aumenti nel giro di un mese. La prima volta ho ritoccato il prezzo, la seconda ho lasciato perdere perché avevo vergogna. La bolletta del gas è raddoppiata a fronte di minori consumi. Per il momento non saprei se le farine costano di più ma considerati i rincari del carburante immagino che ci attenderanno batoste anche su questo fronte”.

Al panificio Reguzzi all’inizio di via Borgo Palazzo gli aumenti della farina li hanno notati già lo scorso anno: “C’è tanta speculazione, la guerra è solo uno spauracchio, gli effetti li vedremo tra qualche mese. Anche le bollette pesano di più, certo, ma io il prezzo del pane non l’ho ancora aumentato. I clienti sono un po’ diminuiti, tutti devono fare quadrare il bilancio familiare, ma spero sia l’effetto della quaresima”.

Sulla stessa linea anche Alberto Rota del panificio Rota di via Spaventa: “Perché credo che sia tutta una speculazione? Perché la guerra in Ucraina è cominciata da quindici giorni e i rincari ci sono stati fin da subito. Per ora almeno la farina continua ad essere reperibile. Certo, non possiamo fare scorte, ma non si fa troppa fatica a trovarla”. Sul fronte bollette anche Rota, come i colleghi, ha notato un raddoppio degli importi “nonostante stiamo più attenti. Il futuro è incerto per tutti. Per fortuna noi lavoriamo, anche se ho notato una lieve flessione rispetto al numero dei clienti. La gente cerca di spendere meno”.

“Il costo dell’energia è salito circa del 40 per cento: oltre ai forni del laboratorio, ci sono le bollette di luce e gas dei negozi che incidono parecchio – spiega Luca Tresoldi dell’omonimo panificio di viale Papa Giovanni -. Anche le farine sono aumentate ma per il momento non abbiamo avuto problemi di reperibilità, considerato anche il fatto che noi utilizziamo dei prodotti di alta qualità, soprattutto italiani. La filiera del pane, che è per eccellenza un prodotto povero, vede rincari per la coltivazione, per la macina, il trasporto delle farine, la lavorazione. C’è il sacrificio di tante persone, di tanti lavoratori e delle loro famiglie dietro al prodotto finito. Trovo giusto che il prezzo sia calmierato, ma dev’essere in linea con il sostentamento di chi lavora in questo settore”.

Roberto Alvaro, segretario dell’Aspan, l’associazione dei panificatori di Bergamo, conferma il trend dei rincari generali: “I nostri associati sono più preoccupati dall’aumento del prezzo dell’energia che di quello della farina. Anche perché è a causa dei primi che si ravvisano aumenti sulle seconde: se costa di più l’energia per far funzionare i molini e per acquistare il carburante per il trasporto, anche la farina automaticamente aumenta di prezzo. I listini settimanali dei prezzi sono in continua evoluzione”.

I fornai lamentano una componente speculativa e Alvaro concorda: “Beh, se teniamo in considerazione il fatto che stiamo lavorando con i grani raccolti lo scorso luglio, credo che la speculazione non si possa negare”.

In media una persona consuma 80 grammi di pane al giorno: “Un chilo di pane costa in media 4 euro al chilo, se gli aumenti corrispondono a circa 10 centesimi al chilo significa che ogni persona riscontra un aumento di 1 centesimo al giorno. Credo che sia un rincaro sostenibile per i consumatori”, conclude il segretario.

 

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