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Salute

La patologia

La colelitiasi (o calcolosi della colecisti): attenzione al sovrappeso e a un’alimentazione troppo ricca di grassi

Per scoprire l’eventuale presenza di colelistiasi (o calcolosi biliare) è necessario eseguire un esame diagnostico poco invasivo, l’ecografia dell’addome

Si stima che i calcoli alla cistifellea (o colecisti) interessino circa l’8% delle persone dopo i 40 anni, con una frequenza che tende ad aumentare con l’età. L’incidenza di tale problema aumenta nei pazienti obesi: sovrappeso e obesità, infatti, rappresentano uno dei fattori di rischio per la loro comparsa, insieme a un’alimentazione troppo ricca di grassi, dimagrimenti repentini, diabete, familiarità. Nella maggior parte dei casi i calcoli vengono pertanto scoperti casualmente. Ma perché si formano e come si manifestano? Come si curano? Ne parliamo con il dottor Stefano Olmi, responsabile dell’unità di chirurgia generale e oncologica del Policlinico San Marco.

Dottor Olmi, perché si formano i calcoli nella cistifellea e che sintomi danno?
I calcoli della colecisti, detti anche biliari, sono dei piccoli sassolini che si formano nella cistifellea per un eccesso di sali o di colesterolo nella bile, il liquido secreto dal fegato e contenuto nella colecisti che serve per facilitare la digestione dei grassi. Le dimensioni dei calcoli possono variare da pochi millimetri fino a uno-due centimetri. Nella maggior parte dei casi rimangono asintomatici oppure danno sintomi “generici” come bruciore di stomaco, pesantezza, gonfiore di stomaco e difficoltà nella digestione. Possono però modificare la loro posizione, andando a infiammare la colecisti o peggio spostandosi dalla colecisti alla via biliare (il canale che mette in comunicazione la colecisti con l’intestino), causandone l’ostruzione con conseguente ittero e pancreatite.

Come si diagnosticano?
Per scoprire l’eventuale presenza di colelistiasi (o calcolosi biliare) è necessario eseguire un esame diagnostico poco invasivo, l’ecografia dell’addome. Questo accertamento confermerà l’eventuale presenza di calcoli, identificherà lo spessore delle pareti della colecisti, il calibro della via biliare e gli eventuali esiti di pregresse infiammazioni.

Quando si rende necessario l’intervento chirurgico?
L’intervento è indicato in caso di episodi di coliche biliari o vere e proprie colecistiti avvenute in passato. Si rende inoltre assolutamente necessario nel caso in cui i calcoli siano di piccole dimensioni (si parla in questo caso di microlitiasi della colecisti), poiché i calcoli piccoli rischiano non solo di infiammare la colecisti e di dare disturbi, ma soprattutto rischiano di spostarsi a livello della via biliare e causare, come detto, ittero o persino una pancreatite, eventualità rara ma grave. L’intervento chirurgico viene eseguito con tecnica mini-invasiva, in laparoscopia, cioè attraverso quattro piccole incisioni, la maggiore di 1 cm. a livello dell’ombelico. Attraverso queste incisioni il chirurgo separa la colecisti dal fegato e dalla via biliare e la asporta completamente, calcoli compresi. Spesso ci viene rivolta una domanda: perché non togliere solo i calcoli, lasciando la colecisti? Il problema della colelitiasi è la colecisti stessa, che funzionando troppo e male rende la bile così densa da solidificarla, andando quindi a formare i calcoli: è pertanto la colecisti malata, ed i calcoli ne sono la conseguenza. L’intervento, eseguito in laparoscopia e in anestesia generale, è normalmente seguito da una notte di ricovero. La mattina successiva il paziente è dimesso e può tornare alla propria vita normale, seguendo semplicemente una dieta priva di grassi, fritti e alcool per una settimana.

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