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Report 15/21 marzo

Covid, è quinta ondata? A Bergamo in una settimana più 41% contagi e più 3 decessi

Molto probabilmente siamo in presenza di una nuova ondata e non di un semplice rimbalzo epidemico, con ricadute per ora imprevedibili sia in termini di contagi, sia di ricoveri e decessi.

Da ormai due settimane il trend sui positivi si è invertito bruscamente. La discesa che aveva caratterizzato la curva da fine gennaio in poi si è fermata, ripartendo velocemente.

A livello nazionale, negli ultimi 7 giorni i contagi certificati da tampone sono stati 481.013, in considerevole aumento (+38,4%) rispetto allo stesso periodo della settimana scorsa, quando ne avevamo contati 347.642. Era da inizio febbraio che non si vedevano numeri simili.

Media giornaliera 68.716 (da 49.663).

Il tasso di positività medio è ancora in salita, ed è ora al 15,24% (era al 12,68%).

Cresce ancora il numero dei tamponi totali: ne sono stati eseguiti 3.165.224 (ne erano stati fatti 2.796.816 la settimana scorsa).

Non crescono, invece, i numeri relativi ai decessi, dove per fortuna il segno negativo prosegue da sei settimane. Questa settimana i morti sono stati 907, mentre lunedì scorso ne contavamo 980. La curva continua a decrescere, ma la variazione percentuale, stavolta, è veramente minima (-7,4%) rispetto alla precedente quando era a -21,6%. Vedremo cosa diranno i numeri delle prossime settimane, perché la crescita dei contagi solitamente si riflette sul numero dei decessi con qualche settimana di ritardo.

Lo stesso decremento non si registra per i dati sull’impatto ospedaliero, almeno per ciò che attiene ai ricoveri ordinari: in questo caso i numeri sono tornati già a crescere per la prima volta da ormai alcune settimane; nel periodo sono stati 8.728, (erano 8.468). Mentre quelli in terapia intensiva sono per il momento ancora in calo: 463 (erano 518 sette giorni fa).

Il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva passa da 289 a 296.

L’indice di occupazione nei Reparti Covid è al 13,4% (precedente 13%). Quello nei Reparti di Terapia Intensiva è al 4,7% (era al 5,2%).

Anche questa settimana, tutti gli alti indici si muovono al rialzo.

Curva dei contagi: da 0,38 a 0,52.

Il valore di Rt nazionale: da 0,83 a 0,96

L’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 530 a 800.

Lombardia e Bergamo

Nel periodo osservato, anche in Lombardia i positivi crescono rispetto alla settimana precedente, passando da 36.382 a 51.915, con un aumento del 42,7%.

Aumenta il numero dei ricoveri in Area Covid: sono 904 gli attuali (erano 786), mentre quello relativo alle Terapie Intensive è in calo: i ricoverati passano da 73 a 52.

Diminuisce il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva che passa da 20 a 16.

In forza dei suddetti numeri, scende l’indice di occupazione nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 4% al 2,9% e sale quello relativo ai Reparti Covid, dal 7,5% all’8,6%.
Si registra un ulteriore calo in fatto di decessi: nel periodo sono stati infatti 123 rispetto ai 130 del precedente.

Continua l’aumento per quanto riguarda gli attualmente positivi, ora 139.147 (116.715 la settimana scorsa), che va di pari passo con quello delle persone attualmente in isolamento domiciliare, che sono 138.191 (erano 115.856). L’incremento, in entrambi i casi, è del 20% (6% nel precedente periodo)

Risale anche l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti: da 360 a 500; così come cresce l’indice medio settimanale di positività che passa dal 9,31% all’11,58%.

Sale anche in provincia di Bergamo il numero dei nuovi casi: i positivi sono stati infatti 3.112 rispetto ai 2.195 del periodo precedente (+41,8%).

Rimangono pressoché stabili i pazienti ricoverati in Area Medica all’ospedale cittadino: nel periodo si è passati da 45 a 47, mentre quelli ricoverati in Terapia Intensiva sono 7 come nella settimana precedente.

Risale l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 200 a 280

Nel periodo osservato si sono registrati 7 decessi (4 nel precedente), portando il totale a 4.000. L’eccesso di mortalità certificato dall’Istat ci dice però che le vittime dovrebbero essere almeno 7.250.

La campagna vaccinale

L’83,8% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario. L’1,7% è in attesa di seconda dose. Il 64,9% ha fatto la terza dose. Complessivamente, contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose, è almeno parzialmente protetto l’85,6% della popolazione italiana.

Considerando solo gli over 5, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea del governo la percentuale di almeno parzialmente protetti è dell’88% mentre l’86% è vaccinato. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 91,3% mentre l’89,8% è vaccinato.

Si registrano variazione minime oramai da più di un mese. Di fatto la campagna vaccinale si è conclusa.

C’è una quinta ondata?

Molto probabilmente siamo in presenza di una nuova ondata e non di un semplice rimbalzo epidemico, con ricadute per ora imprevedibili sia in termini di contagi, sia di ricoveri e decessi. I numeri dicono chiaramente che anche in Europa c’è un ritorno del contagio: la crescita media settimanale è del 40%.

In Inghilterra c’è una nuova risalita dei ricoveri che è vista con attenzione dagli esperti, spinta dalla variante BA.2, ma non dalla popolazione. L’Austria, si appresta a reintrodurre l’obbligo delle mascherina FFP2 al chiuso.

Il ritorno alla normalità

Nonostante la curva si stai di nuovo impennando, c’è un calendario chiaro per quello che il premier Mario Draghi ha chiamato ritorno alla normalità, che prevede una serie di allentamenti nelle misure prese negli ultimi due anni per affrontare la pandemia.

Il capitolo più caldo, chiaramente, riguarda il green pass, che ha creato più di qualche malcontento nel Paese, in questi mesi. La road map approvata dal Consiglio dei Ministri prevede che dal 1° aprile non sarà più richiesto nessun tipo di green pass (né base né rafforzato) per mangiare o consumare un caffè in un tavolo all’aperto così come per le attività sportive, sempre all’aperto.

Niente green pass anche per accedere a negozi e attività commerciali, uffici pubblici, poste, banche, musei. Oltre che per salire sui mezzi di trasporto pubblico locale come metropolitane, autobus o tram (dove però continuerà a essere obbligatoria la mascherina Ffp2).

Nessun tipo di green pass negli hotel: solo chi vi alloggia potrà utilizzare il ristorante senza certificato verde.

C’è ancora incertezza, invece, sull’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi. È stato prolungato fino al 30 aprile. E fino a quella data resterà in vigore l’attuale “regime”. Perciò su tutti i mezzi di trasporto pubblico (aerei, treni, autobus, tram, metropolitane), così come in cinema, teatri, sale da concerto, stadi, palazzetti dello sport, discoteche (ad eccezione del momento del ballo) continuerà a essere obbligatoria la Ffp2.

Dal 1° maggio, poi, il green pass sarà di fatto abolito un po’ ovunque. Rimarrà fino al 31 dicembre l’obbligo di green pass rafforzato per le visite nelle Rsa e nei reparti di degenza degli ospedali.

Quando si toglierà la mascherina a scuola?

C’è poi il capitolo scuola: a questo proposito in settimana il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi ha affermato: “È un po’ di tempo che noi stiamo lavorando per allentare progressivamente le misure e l’ultimo mese di scuola sarà in condizione di permettere a tutti una giornata libera”.

Tutto ciò premesso e ritenendo che la diffusione di Omicron 2 sia già prevalente, ci potrebbe essere in futuro un impatto epidemico meno critico rispetto allo scenario peggiore. Allo stato attuale, però, continuiamo a ritenere eccessivamente fiduciosa la corsa agli allentamenti, corredata dalla sottolineatura “a meno di un peggioramento della situazione”. Peggioramento purtroppo già in atto e ben visibile.

Chiudiamo con i dati Oms a livello mondiale: nella settimana epidemiologica 7-13 marzo l’epidemia è tornata in fase espansiva (nuovi casi +9,7%) dopo 5 settimane di riduzione. Si conferma quindi, con le nuove varianti, una manifestazione epidemica con tempistiche infettive più veloci rispetto alle ondate precedenti. In calo i decessi (-18,2%) che tuttavia sono un indicatore ancor più tardivo dei ricoveri e riflettono la situazione del contagio nella prima metà di febbraio.
Nello stesso periodo i Paesi con il maggior numero di casi sono stati: Corea del Sud (2.100.171, in crescita del 44% sulla settimana precedente); Vietnam (1.670.627; +65%); Germania (1.350.362; +22%); Olanda (475.290; +42%) e Francia (419.632; +20%).

Dall’inizio della pandemia ad oggi, i decessi nel mondo legati al Covid sono arrivati a 6.078.000, a fronte di un totale di 471 milioni di casi di contagio. Di questi, quasi 80 milioni si sono verificati negli Stati Uniti, con 970.000 decessi.

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