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La favola di Moustapha Cissè per la rinascita dell’Atalanta fotogallery

Dalla squadra di Seconda categoria dei rifugiati all'esordio in Serie A: in gol in un quarto d'ora, come faceva Muriel quando Gasp lo chiamava in campo

Una volta, quando l’Atalanta non riusciva a fare gol, Gasperini si voltava verso la panchina e vedeva la faccia sorridente di Luis Muriel: tocca a te, gli diceva. ‘Lucho’ entrava in campo e faceva gol, era lui la carta vincente.

A Bologna Muriel resiste un’ora, poi non ce la fa più. Ha giocato 80 minuti anche giovedì, è spremuto. Gasp si volta verso la panchina, vede la faccia sorridente di Cissè e lo spedisce in campo: c’è ancora mezz’ora, l’Atalanta è un po’ stanca, ma proviamo anche con lui, non si sa mai. Forse non succede, ma se succede…

E stavolta è Moustapha Cissè la carta vincente, 17 minuti gli bastano per trovare la via del gol, con la leggerezza e la freddezza che aveva Muriel.

Commenta il secondo di Gasp (il mister è ancora in silenzio) Tullio Gritti: “Cissè? Un ragazzo eccezionale. Si è presentato a Bergamo, è venuto con noi ad allenarsi, è di un’educazione strepitosa, una persona splendida che ha tantissima voglia di imparare, ha delle ottime qualità, ha già fatto un gol da campione. La genialità è del mister che te lo butta dentro: lui non ha problemi se vede qualità, valore, testa a posto. Si dice sempre che non ci sono giovani, ma poi bisogna avere il coraggio di farli giocare. Gasperini ce l’ha”.

È una bellissima favola, quella di Cissè.

Sembra quasi la sceneggiatura di un film, se non fosse tutto vero: il ragazzo orfano che arriva in Italia da Conakry, capitale della Guinea, Africa Occidentale. Ha 16 anni, è in cerca di una vita migliore. E in Italia per lui comincia nel Salento: a Copertino, in provincia di Lecce, c’è una squadra di calcio in cui giocano rifugiati e richiedenti asilo. Si chiama Rinascita Refugees ed è allenata da Niang Baye Hassane, senegalese e mediatore linguistico che cura i progetti di accoglienza.

Prima vu cumprà, poi allenatore, scopre che Cissè ha qualità, lo fa giocare e Moustapha fa gol con facilità, nella squadra appena promossa dalla Terza alla Seconda categoria.

Però la favola è solo all’inizio, la ‘Sliding doors’ di Cissè arriva nel momento in cui alcuni osservatori dell’Atalanta notano in un torneo il suo talento, lo seguono per mesi e a febbraio lo portano a Bergamo, cioè a Zingonia.

E bastano poche partite con la Primavera perché il ragazzo (nel frattempo, il 27 febbraio scorso, fa due gol al Milan) venga addocchiato dal mister. Che, come ha ricordato Gritti, di giovani se ne intende e non guarda in faccia a nessuno, se non al merito.

O all’educazione, cavallo di battaglia di tutto il settore giovanile nerazzurro, come aveva insegnato Mino Favini.

Perciò Gasp porta in panchina Cissè il 13 marzo a Bergamo contro il Genoa e poi contro il Bologna, in trasferta.

Il resto della storia l’avete visto: un quarto d’ora per fare gol, altri 12′ per fare un assist al gol di Pasalic che viene annullato solo perchè la spalla di Cissè è appena oltre la linea dei difensori emiliani.

Ma è un esordio da sogno quello di Moustapha, ragazzo di 18 anni compiuti lo scorso 14 settembre, che fa un salto da mal di testa, passando in un colpo solo dalla Seconda categoria alla Serie A.

Certo, se hai la stoffa, non conta la categoria. Deve però esserci anche il tocco magico, l’abilità degli osservatori che oltre a saper usare tecnologia e algoritmi sanno individuare la tecnica e l’educazione di un ragazzo.

Al resto pensa il mister e se il ragazzo fa progressi, allora si convince a mandarlo in campo. Come ha fatto Gasperini: ci vuole anche coraggio per puntare su un ragazzo arrivato da appena un mese.

Cissé debutta nella Coppa Italia Primavera il 23 febbraio, 13 minuti nella vittoria per 4-2 contro la Sampdoria. Poi i due gol al Milan all’esordio nel campionato Primavera e la rete della vittoria del 9 marzo contro il Napoli.

Fino alla serata magica con la Dea, a Bologna, quando finisce la partita sotto la curva dei tifosi bergamaschi, sommerso dall’abbraccio dei compagni.

E il guerriero Demiral lo promuove: “Siamo contenti per la vittoria ma soprattutto sono molto più felice per Cissé, si è allenato molto bene e meritava”.

Che l’Atalanta abbia pescato l’erede di Zapata? Chissà, per ora i movimenti e le treccine sono i primi indizi di somiglianza con Duvàn.

Intanto Moustapha ha già trovato la sua rinascita nello sport, anzi chiamiamola pure Rinascita con la maiuscola anche se non è più la squadra leccese che l’aveva lanciato.

Così la Dea conquista la decima vittoria in trasferta e resta agganciata al treno per l’Europa, imponendosi per 1-0 come piace tanto alle grandi, perché bisogna essere capaci di vincere anche le partite brutte e sporche, alla faccia dell’emergenza e degli assenti.

Se poi il diciottenne Scalvini colpisce un palo e il diciottenne Cissè risolve la partita, è una tradizione che continua: in Serie A, per un futuro più nerazzurro.

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