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Bergamo segreta

Le Valli d’Argon, un polmone verde dove uomo e natura convivono da secoli

Nel corso dei secoli l’intervento umano ha in parte modificato la fascia collinare trovando però sempre un equilibrio con la natura che ancora oggi la fa da padrona in alcune parti del parco

Il paesaggio collinare si unisce a quello agricolo lungo le Valli d’Argon.

Tutelate dal Parco Locale d’Interesse Sovracomunale (PLIS) omonimo, le stesse rappresentano un vero e proprio polmone verde che si estende fra i comuni di Albano Sant’Alessandro, Cenate Sotto, San Paolo d’Argon e Torre de’ Roveri.

Complice la posizione favorevole e la presenza di diversi corsi d’acqua, l’area è stata sfruttata dall’uomo sin dall’antichità realizzando ampi terrazzamenti lungo i versanti esposti a solatio ponendo le basi per la coltivazione di alberi da frutto e di vite.

La zona è infatti inserita nell’area di produzione enologica denominata “Valcalepio” nel quale vengono prodotti diverse tipologie di vini fra i quali spicca senza dubbio il Moscato di Scanzo.

A punteggiare i verdi declivi non vi sono soltanto le coltivazioni agricole, ma anche numerosi edifici rurali i quali si inseriscono perfettamente nel contesto contraddistinto da strutture di spiccato valore storico come l’eremo di Santa Maria d’Argon ed il santuario di San Giorgio che domina il sottostante paese di Albano Sant’Alessandro.

Nel corso dei secoli l’intervento umano ha in parte modificato la fascia collinare trovando però sempre un equilibrio con la natura che ancora oggi la fa da padrona in alcune parti del parco come testimoniato dai boschi che coprono i declivi esposti a nord.

Diverse sono le specie arboree presenti all’interno della riserva naturale fra i quali spiccano il carpino bianco e nero, l’orniello, la roverella, il nocciolo, l’ontano nero, il salice, il platano e la robinia che emerge talvolta anche nei pressi dei centri abitati.

Sul Colle dei Pasta e lungo la dorsale dell’eremo di Santa Maria d’Argon è inoltre possibile individuare alcuni esemplari plurisecolari di querce, mentre nelle aree dove l’intervento umano si è fatto gradualmente più intenso è più probabile incontrare arbusti come il pero corvino, il ginepro comune, il crespino, il citiso, il prugno selvatico e la comparsa di essenze delle praterie naturali.

Particolarmente ricca è anche la presenza faunistica dove a farla da padrona sono gli uccelli con cinquantasette specie nidificanti delle quali il 77 % appartiene ai passeriformi.

Molto diffusi sono la tortora dal collare orientale, il cuculo, il rondone, il balestruccio, la ballerina bianca, il merlo, la capinera, il pigliamosche, la cinciallegra, la cornacchia grigia, lo storno, la passera d’Italia, il fringuello, il verzellino, il verdone e il cardellino.

Negli ambienti boschivi si possono trovare la poiana, il colombaccio, l’allocco, lo scricciolo, il pettirosso, l’usignolo, il tordo bottaccio, il codibugnolo, la cincia mora, la cinciarella, il luì bianco, il luì piccolo e il luì verde, il picchio muratore, il rigogolo e la ghiandaia; mentre negli ambienti aperti spiccano il fagiano, la civetta, il succiacapre, l’upupa, il torcicollo, l’allodola, il prispolone, la ballerina gialla, il codirosso, lo stiaccino, il saltimpalo, l’usignolo di fiume, il canapino, la sterpazzola, l’averla piccola e l’averla capirossa, la gazza, la passera mattugia, lo zigolo giallo e lo strillozzo.

Fra i mammiferi è ampia la presenza di roditori quali la Crocidura minore, il moscardino, l’arvicola, il topo selvatico, il topo dal collo giallo, il toporagno, lo scoiattolo rosso e il surmolotto; così come quella carnivori come la donnola, la volpe, il tasso, la faina.

Ad essi si aggiungono il riccio, la lepre, il capriolo e il cinghiale, quest’ultimo in ampia espansione.

Nonostante l’espansione urbana sia sempre più generalizzata, le Valli d’Argon rappresentano un esempio ideale di come le esigenze degli esseri umani possano convivere con quelle della natura.

Fonti

AA.VV.; Aree protette della Provincia di Bergamo; Bergamo; Provincia di Bergamo; 2008

Renato Ferlinghetti, Arturo Arzuffi, Moris Lorenzi; Le valli d’Argon: la natura, il paesaggio, i segni dell’uomo; 20

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