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Allarme siccità

A Bergamo poca pioggia: invito a ridurre l’uso d’acqua in 61 Comuni, agricoltura quasi in ginocchio

Uniacque ha chiesto ai sindaci di promuovere usi più consapevoli, per non rischiare di arrivare a una situazione d'emergenza: gli agricoltori prevedono una riduzione del 50% di alcune produzioni e Regione Lombardia pensa alla deroga su deflusso minimo vitale

Le riserve idriche della Lombardia sono in grande sofferenza: al 6 marzo ammonta a 1.583,7 milioni di metri cubi il totale di acqua invasata nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sottoforma di manto nevoso, un dato che risulta inferiore del 56,8% rispetto alla media del periodo degli anni 2006-2020. 

La quasi totale assenza di precipitazioni in questo inizio di 2022 sta svuotando progressivamente le sorgenti, in particolare quelle più piccole che servono i territori di montagna.

Una situazione che Uniacque monitora continuamente e che la scorsa settimana è arrivata a toccare livelli di allerta, costringendo la società dalla quale dipende la fornitura di circa 200 Comuni della provincia a mettersi in contatto con i sindaci delle 61 realtà ad oggi più a rischio. 

Si tratta di alcuni Comuni nella zona dell’Isola Bergamasca (Carvico, Villa d’Adda, Pontida, Cisano, Caprino, Torre de’ Busi), della Valle Imagna (Palazzago, Barzana, Almenno San Salvatore, Almenno San Bartolomeo, Roncola, Strozza, Capizzone, Bedulita, Berbenno, Costa Valle Imagna, Sant’Omobono Terme, Corna Imagna, Brumano e Fuipiano Valle Imagna), della Val Brembana (Blello, Val Brembilla, Ubiale Clanezzo, Taleggio, San Giovanni Bianco, San Pellegrino Terme, Zogno, Bracca, Algua, Costa Serina, Cornalba, Serina, Dossena, Valtorta, Ornica, Cassiglio, Piazza Brembana, Valnegra, Moio de’ Calvi, Oltre il Colle, Carona, Foppolo e Valleve) e della Val Seriana (Oneta, Gorno, Premolo, Parre, Ardesio, Valgoglio, Villa d’Ogna, Piario, Clusone, Rovetta, Fino del Monte, Onore, Songavazzo, Castione della Presolana, Oltressenda Alta, Gromo, Gandellino e Valbondione).

Un primo “aggancio”, per spingere le amministrazioni a promuovere presso i propri cittadini un utilizzo dell’acqua potabile virtuoso e responsabile, come da decalogo che Uniacque ha allegato alla comunicazione.

All’interno alcune buone pratiche, che se in tempi normali possono essere preziose anche in termini di risparmio economico, in una fase come quella attuale diventano quasi indispensabili per non trasformare la criticità in emergenza: da lavatrici e lavastoviglie da avviare solo a pieno carico, dalla doccia da preferire al bagno, dall’utilizzo di dispositivi frangigetto alla chiusura dei rubinetti durante operazioni di igiene personale.

“Abbiamo voluto allertare i sindaci, ma non è ancora un allarme – precisa l’amministratore delegato di Uniacque Pierangelo Bertocchi – Purtroppo anche dando uno sguardo alle previsioni del tempo a medio-lungo termine, di acqua all’orizzonte non se ne vede. I Comuni interessati dal provvedimento sono tutti serviti da piccole sorgenti montane, le prime ad andare in sofferenza in questi casi: la falda acquifera in pianura si è abbassata, ma non è a livelli critici, e lo stesso si può dire per la collina, con le tre sorgenti più importanti Nossana, Costone e Algua che hanno una riserva importante e alimentano città, hinterland, Comuni bassi dell’Isola. Siamo attenti e preoccupati per la situazione: monitoriamo il pescaggio delle sorgenti, dove notiamo qualche difficoltà in più al mattino e nelle ore dei pasti, dove i consumi sono più alti. È bene ricordare che anche in caso di pioggia, le sorgenti non si riempiono immediatamente ma hanno bisogno di qualche giorno. Quest’anno, inoltre, la sfortuna ha voluto che le precipitazioni nevose siano state deboli e si siano verificate molto presto”.

L’allarme di Coldiretti Bergamo

L’assenza di pioggia e neve costa al territorio lombardo quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua in meno rispetto alla media del periodo, per quello che la Coldiretti regionale ha già bollato come l’inverno più mite e secco degli ultimi 30 anni.

L’impatto sull’agricoltura è pesantissimo: “La situazione è molto preoccupante e da diversi anni a questa parte il fenomeno si acuisce sempre di più – sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – Lunghi periodi di siccità, seguiti da vere e proprie bombe d’acqua sono letali per le produzioni”.

L’attenzione, al momento, è su grano, orzo e foraggi che si raccolgono da fine maggio: “Alcune proiezioni ci danno una riduzione ipotetica delle produzioni del 50% – rivela Brivio – Se aggiungiamo anche il forte incremento dei prezzi delle materie prime e la difficoltà nel reperire gli alimenti per animali il quadro si complica ancora di più. E ne pagano le conseguenze tutte le filiere di un indotto che vale oltre il 25% del Pil nazionale. Siamo messi molto male e il conflitto tra Russia e Ucraina ha aperto un nuovo fronte: le due nazioni insieme oggi valgono il 30% del commercio di grano mondiale, se la Russia dovesse prevalere si accaparrerebbe un potere contrattuale enorme sulle produzioni, con risvolti che non possiamo ipotizzare”.

La mossa di Regione Lombardia

Per provare a risolvere il problema della carenza idrica, Regione Lombardia sta valutando l’adozione di eventuali deroghe al deflusso minimo vitale, vale a dire il deflusso che, in un corso d’acqua naturale, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati, compatibilmente con un equilibrato utilizzo della risorsa idrica.

“L’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici – Distretto del Po – ha spiegato l’assessore regionale a Enti locali, Montagna e Risorse energetiche Massimo Sertori – convocato dall’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, riunitosi giovedì mattina, ha confermato la persistenza di gran parte del territorio distrettuale in stato di ‘severità idrica bassa in assenza di precipitazione’, condizione che riguarda l’intero territorio lombardo a eccezione dei bacini del Ticino e dell’Oglio, che risultano in condizione di ‘severità idrica media’. Questo significa che i rischi connessi al fenomeno della siccità sono concreti, mentre ci avviciniamo all’inizio della stagione irrigua“.

Le previsioni metereologiche a breve e medio termine non prevedono precipitazioni che possano garantire di riequilibrare il deficit delle risorse mancanti al fine di soddisfare il fabbisogno di acqua per l’agricoltura.

“In questa particolare condizione di carenza idrica – aggiunge Sertori – il mio assessorato sta monitorando l’evoluzione della situazione unitamente alle altre Regioni del bacino padano e sta valutando di porre in campo tutte le azioni più opportune per gestire la situazione di crisi idrica che si potrà manifestare a breve, contestualmente all’inizio della stagione irrigua”.

La riunione del prossimo Osservatorio si terrà il 29 marzo, mentre per il 31 marzo è stato già convocato il “Tavolo regionale per l’utilizzo della risorsa idrica” al fine di condividere con gli operatori del settore le azioni da attuare in concomitanza dell’avvio della stagione irrigua prevista per i primi di aprile.

“Deroga al deflusso minimo vitale? Credo sia il minimo – replica Brivio – Con ciò che sta accadendo nel mondo occorre ripensare l’importanza della produzione idrica. Il consumatore magari se ne accorge relativamente, ma teniamo presente che in altri Stati gli aumenti dei prezzi in alcuni settori primari hanno determinato le primavere arabe a altri fenomeni di turbolenza sociale poi difficilmente gestibili. Quindi ok al provvedimento, ma a questo punto è solo una piccola toppa di fronte a interi fiumi senza acqua. Ciò di cui abbiamo bisogno è una diversa politica infrastrutturale degli invasi dell’acqua: a nostro avviso è arrivato il momento di pensare soluzioni alternative, come la realizzazione di invasi montani non impattanti, se non vogliamo rischiare di perdere del tutto la capacità di autoapprovvigionamento alimentare”.

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