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Arte

Doppia inaugurazione

Il Piccio in Carrara, i trent’anni della Gamec: la grande arte a Bergamo

L’Accademia Carrara e la Gamec inaugurano insieme la programmazione stagionale aprendo al pubblico nello stesso giorno, l’11 marzo 2022, i loro percorsi di riscoperta e scoperta di autori storicizzati e di nuovi talenti

Bergamo. Con la primavera a Bergamo si accendono i riflettori sulla ricerca contemporanea e sui capolavori del passato. L’Accademia Carrara e la Gamec inaugurano insieme la programmazione stagionale aprendo al pubblico nello stesso giorno, l’11 marzo 2022, i loro percorsi di riscoperta e scoperta di autori storicizzati e di nuovi talenti.

In Accademia Carrara inaugura “Piccio IN Carrara”, un invito a rileggere le collezioni con una messa a fuoco specifica – complici tre prestiti d’eccezione – su uno dei suoi autori più rappresentativi del patrimonio locale, Giovanni Carnovali dello il Piccio. La Gamec rilancia allestendo il progetto vincitore del Premio Bonaldi e rimescolando le carte della propria collezione, col terzo progetto di un ciclo che dal 2018 ha reso “impermanente” e dinamica la raccolta dell’istituzione cittadina.

Ha plaudito alla partenza congiunta degli eventi espositivi, anche nell’ottica degli ambiziosi progetti per il 2023 (Bergamo-Brescia capitale della cultura) l’assessore alla cultura Nadia Ghisalberti, che ha sottolineato l’impegno dei due musei per la causa Ucraina: a sostegno di progetti solidali sarà donato un euro per ogni biglietto d’ingresso in Carrara , mentre Gamec , che per il trentennale offre la gratuità della visita, invita a una donazione

Piccio IN Carrara è il nuovo capitolo di IN, format espositivo che celebra i protagonisti del museo partendo da un autore e approfondendo storia, origini, ispirazioni, connessioni tra le sale. Pittore tra i più sperimentali dell’Ottocento, precursore di temi e innovativo a livello stilistico, il Piccio “è un autore di valenza regionale e nazionale”, sottolinea Maria Cristina Rodeschini, curatrice dell’evento, “e il decennio che approfondiamo della sua ricerca, 1860-70, è un periodo decisivo per la nostra identità italiana. Le tre opere di collezione privata che abbiamo il piacere di esporre, raramente viste in pubblico, mettono in scena sia il Piccio ritrattista sia il Piccio paesaggista: in particolare il Ritratto di Vittore Tasca (nella foto sotto) non si vede da molto tempo”.

Piccio in carrara

 

Stefania Craxi, a cui si deve il prestito, è intervenuta alla presentazione dicendosi “felice di essere nella città dei mille” e ricordando la passione del padre per la figura di Garibaldi, “il suo socialismo umanitario e il suo anelito per la libertà”: la collezione craxiana di cimeli e memorie garibaldine, poi riacquistata dalla stessa figlia e ora proprietà della fondazione Bettino Craxi, annovera anche il grande olio su tela del 1864 ora visibile in Carrara. “Una composizione molto armonica nel taglio compositivo e negli accordi tonali, con i dettagli che non fanno perdere all’artista l’idea di una sintesi”, commenta Rodeschini.

Di minor impatto, ma interessante per la rarità del soggetto, il rigoglioso “Paesaggio a Brembate Sotto” del 1868 (qui sotto) mentre di sicuro fascino è il “Ritratto di Gina Caccia”, noto come “La collana verde”: si tratta di un gioiello pittorico in cui colpiscono la vibrazione della luce, il gioco dell’ombra sul viso della donna che con la mano si ripara dal sole, la freschezza espressiva dell’insieme. Per l’occasione, l’identità e la storia della giovane ritratta sono state indagate e narrate a parete e in catalogo da Maria Cristina Brunati, che ha anche messo in luce l’intreccio dei Caccia con altre famiglie committenti del territorio.

Piccio in carrara

 

Il percorso alla scoperta del Piccio si sviluppa tra le sale con l’ausilio di una segnaletica ad hoc che accompagna il pubblico di opera in opera, di storia in storia. Si segnala per ricchezza di suggestioni la sala 26, con un’ampia selezione di tele del Piccio a confronto con opere di Giacomo Trecourt, Francesco Coghetti, Cesare Tallone.

È una mostra sobria, quasi intima nell’atmosfera di dialogo che crea tra le opere. Una mostra che punta sui nomi che hanno formato la cultura artistica del territorio ma anche sulla valorizzazione di quel collezionismo “che protegge e che non disperde – chiosa Rodeschini . e che ha caratterizzato e continua a caratterizzare la città di Bergamo dal ‘500 ad oggi”.

Sul fronte contemporaneo, la Gamec inaugura le celebrazioni per i trent’anni della Galleria affidandosi alla curatela di Sara Fumagalli, Valentina Gervasoni, Fabrizia Previtali che presentano al pubblico una ricca selezione di opere del patrimonio museale realizzate dagli anni Novanta ad oggi da autori di generazioni diverse.

Per il presidente Alberto Barcella la Gamec dal 1991 ha fatto crescere a Bergamo l’arte contemporanea “che è un’importantissima palestra culturale” e l’entrata gratuita fino all’8 giugno vuole essere un modo per festeggiare la ricorrenza con l’intera comunità bergamasca. “In questi anni abbiamo cercato di raccontare la contemporaneità con i linguaggi del visivo” ha detto il direttore Lorenzo Giusti “e vogliamo onorare il nostro impegno con una serie di eventi, tra cui le nuove puntate di Radio Gamec, nonostante i tempi bui che tutti stiamo attraversando”.

“La Collezione Impermanente #3.0 parte da alcune domande che mettono al centro il ruolo del visitatore”, spiegano le curatrici. Ai visitatori sarà infatti chiesto di interagire col progetto espositivo, segnalando quali opere vorrebbero vedere e perché: le loro scelte faranno da linee guida per il riallestimento finale della collezione, anche in vista del riordino degli spazi Gamec quando il Palazzetto dello Sport sarà convertito in nuovi spazi espositivi. A rendere più dinamico il rapporto con le collezioni sono stati chiamati gli artisti Ruth Beraha, Iva Lulashi, Nicola Martini, Federico Tosi che dialogheranno con le opere della Gamec producendo lavori e interventi pensati e collocati ad hoc.

gamec 2022

 

Quattro le sale attualmente allestite, di cui segnaliamo alcune opere. La sala 6 “Aniconismi” è un’immersione totale nell’astrazione, tra geometrie in bianconero e policromia: spiccano a parete i legni concavi e anneriti allestiti in successione ritmica da Nunzio (Senza titolo, 1993) e a terra le “Alterazioni sul quadrato” di Mario Cresci, (2010) che ci impongono di ruotare nella stanza cambiando sempre il punto di vista.

La sala 7 si presenta come un “ambiente totale”, dove campeggia a pavimento una grande installazione di Giorgio Andreotta Calò (Produttivo, 2018-2019) con campioni di materiale prelevato dal sottosuolo, mentre il video G24/0vbb di Jol Thoms crea un suggestivo dialogo tra arte e scienza indagando territori del non-umano in collaborazione con i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.

L’inquietante letto a castello ricoperto di tessuti bruciati di Berlinde De Bruckere, dal titolo Slaapzaal IV e la monumentale ma leggera e policroma installazione di Ettore FaciniCantra” sono tra i lavori più vistosi della sala 8, dedicata all’essere umano e alla sua rappresentazione come corpo. La sala 9 punta sulla “poetica dell’oggetto”, con le rigorose incisioni di Gianfranco Ferroni, la cassaforte svaligiata di Maurizio Cattelan (157.000.000, del 1992), le scenografie sospese e metalinguistiche dei film di Anna Franceschini.

Nell’arco di 10 mesi si susseguiranno nuove presentazioni e riallestimenti tematici delle sale, mente dall’11 al 20 marzo sono in visione per la prima volta quattro opere video che entrano nella collezione, di Roberto Fassone, Beatrice Favaretto, Riccardo Giacconi, Caterina Erica Shanta.

Allo Spazio Zero invece come da tradizione la Gamec ospita il progetto vincitore del Premio Bonaldi. Fino al 29 maggio è di scena Dancing Plague (nell’immagine sopraun allestimento che fa interagire pittura, scultura, installazioni, video arte sullo sfondo di una suggestione europea tardo medievale: la piaga del ballo, ovvero un fenomeno di isteria collettiva di persone che in stato di trance ballavano ininterrottamente per settimane. Il curatore greco Panos Giannikopoulos ha coinvolto artisti dal background assai diverso con un risultato che non manca di fascino e di teatralità, in particolare nei corpi di tre gigantesche mantidi della cipriota Lito Kattou che stagliano le loro lugubri silhouette su un orizzonte dal tempo circolare e ossessivo, così come nelle sculture di luce del greco Petros Moris che evoca a parete oscuri simbolismi anatomici in una silenziosa danza perpetua.

Orari di apertura Gamec: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 15 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19, chiuso il martedì. Ingresso gratuito fino all’8 giugno

Orari di apertura Accademia Carrara: mercoledì-lunedì 9.30 – 17.30, chiuso il martedì. Per visite guidate, conferenze, spettacoli in programma a partire da domenica 13 marzo, consultare il sito www.lacarrara.it

 

gamec 2022
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