È una storia immutata
di soprusi e di beffe
di risposte sprezzanti
di domande indecenti.
È già scritta nei miti
dentro i nomi dei padri
dai capricci di Zeus
alla mela di Eva.
Quell’antico potere
che giustifica l’uomo
ha rinchiuso la voce
delle donne sul fondo
se ne è fatto tutore
l’ha coperta di colpe
e ci ha messo anche un fiore.
È una storia immutata
di soprusi e di beffe
– dalle maghe alle pazze
dalle streghe alle bambole –
è una fabbrica smart
di menzogne annerite
rinfrescate di alibi
rivendute ad un soldo
al mercato di genere.
E persino corvée
tramandate da sempre
per parte di madre,
se le rubano gli uomini
le chiamano arti
per maestri stellati
professori onorati.
È una storia immutata
di soprusi e di beffe
che fa prova di forza
o s’ammanta di legge.
Ma le donne lo sanno
quando il gioco finisce
quando gira la luna
e la vita reagisce.
È di mille e più mille
anni secoli giorni
questa storia infinita
che riparte dal fondo
e la donna ogni volta
si riscuote dal giogo
e riscatta la terra
che le ha fatto da madre
che le ha fatto la guerra.
È una storia immutata
di soprusi e di beffe
che anche i bimbi ormai sanno
troppo bene a memoria.
Ma se tutto s’impara,
va riscritta la storia
va riscritta da donne,
va sfilata la trama
va rifatto l’ordito
delle notti e dei giorni
a partire dai nodi
a partire dai nomi
che chiamiamo legami.
È la storia che cambia
è la voce che s’apre
che si libera e sale
che trascorre nell’aria
e riscatta il suo tempo
e rifonda la storia
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