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Report 1/7 marzo

Covid: dati in calo, ma la pandemia non è finita. Bergamo meglio della Lombardia

Ci sono tre diversi segnali di allarme da non sottovalutare: ecco quali sono

La discesa dei positivi non si arresta ormai da sette settimane ma, pur continuando il trend negativo, si nota ormai una certa stabilizzazione dei casi. In altre parole, difficilmente si scenderà ancora e siamo comunque ancora su numeri importanti. Ribadiamo quindi che è presto per trarre conclusioni sulla fine della pandemia.

A livello nazionale, i contagi certificati da tampone nel periodo 1/7 marzo sono stati 259.758, in calo dell’8,2% rispetto allo stesso periodo della settimana scorsa (quando erano stati 283.171). Media giornaliera 37.108 (da 40.453).

Complessivamente, contando anche i tamponi antigenici, il tasso di positività medio è in salita, e ora è al 10,14% (era al 9,51%).

Cala ancora il numero dei tamponi totali: ne sono stati eseguiti 2.632.298 (ne erano stati fatti 2.958.105 la settimana scorsa), il 74,5% dei quali di tipo antigenico rapido.

Continua il miglioramento dei dati relativi all’ospedalizzazione: al termine del periodo preso in esame i ricoveri ordinari sono 8.989 (erano 10.851 lunedì scorso), con un calo del 17,2%, mentre quelli in terapia intensiva sono 610 (erano 714 sette giorni fa). Il calo percentuale è del 14,6%.

Il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva passa da 386 a 328.

L’indice di occupazione nei Reparti Covid è al 13,8% (precedente 16,6%). Quello nei Reparti di Terapia Intensiva è al 6,2% (era al 7,2%).

Continua pure la discesa dei numeri relativi ai decessi, che è in segno negativo da cinque settimane. Questa settimana i morti sono infatti stati 1.250, mentre lunedì scorso se ne contavano 1.577. La variazione percentuale è del -20,7%.

Curva dei contagi: da 0,33 a 0,30.

Il valore di Rt nazionale è in rialzo da 0,75 a 0,77

Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 550 a 475.

Lombardia e Bergamo

Nel periodo osservato, il calo dei contagi in Lombardia scende più leggermente rispetto alle settimane precedenti: i positivi passano da 31.646 a 28.638, con una diminuzione del 9,5%. Decrementa del 22% il numero dei ricoveri in Area Covid: sono 821 gli attuali (erano 1.052). Il calo relativo alle Terapie Intensive è del 15,5%, i ricoverati passano da 97 a 82.

Si dimezza il numero dei nuovi ingressi in terapia intensiva che passa da 31 a 16. Calano anche l’indice di occupazione nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 5,4% al 4,5% e quello relativo ai Reparti Covid, dal 10,1% al 7,9%.

Si registra un ulteriore calo in fatto di decessi: nel periodo sono stati infatti 219 rispetto ai 249 del precedente.

Diminuiscono ancora sia il numero degli attualmente positivi, ora 110.024 (118.892 la settimana scorsa), sia quello delle persone attualmente in isolamento domiciliare, che sono 109.121 (erano 117.143). Il calo, in entrambi i casi, è di circa il 7%.

L’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti cala leggermente; da 300 a 290. Cresce invece l’indice medio settimanale di positività che passa dal 7,19% al 7,44%.

Scende anche in provincia di Bergamo il numero dei nuovi casi: i positivi sono stati infatti 1.873 rispetto ai 2.203 del periodo precedente (-15%). Un dato migliore rispetto a quello regionale e nazionale.

Continua a diminuire il numero dei pazienti ricoverati in Area Medica all’ospedale cittadino: nel periodo si è passati da 66 a 43, calano leggermente anche i ricoveri in Terapia Intensiva: da 11 a 10. Sommando i ricoveri nelle altre due Asst provinciali (Bergamo Est e Bergamo Ovest) il totale degli ospedalizzati è di 180 (erano 220).

Nel periodo osservato si sono registrati 13 decessi (14 nel precedente).

Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 200 a 170, facendo della nostra provincia quella con il miglior dato in tutta Italia. Bergamo è anche la provincia lombarda ad avere il più basso indice contagi/popolazione: 16,7% (calcolato dall’dall’inizio della epidemia). Tutte le altre vanno dal 20% di Lecco al 24,8% di Monza. Il dato medio regionale è al 23,5%; il dato nazionale è del 21,6%.

La campagna vaccinale

L’83,6% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale primario. L’1,9% è in attesa di seconda dose. Il 63,9% ha fatto la terza dose. Complessivamente, contando anche il monodose e i pre-infettati che hanno ricevuto una dose, è almeno parzialmente protetto l’85,5% della popolazione italiana. Considerando solo gli over 5, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea del governo la percentuale di almeno parzialmente protetti è dell’88% mentre l’85,8% è vaccinato. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 91,3% mentre l’89,6% è vaccinato.

Le somministrazioni hanno subito una battuta d’arresto da un mese a questa parte e sembra ormai chiaro che difficilmente si andrà oltre questi risultati.

Non ne siamo fuori

Numeri, trend e analisi vanno tutti nella stessa direzione: la pandemia non ha mollato la presa; nonostante ciò, in Italia si respira un’aria di quasi normalità come non accadeva dalla fine del 2019.

È una fase di stanca, anche psicologica. Due anni di chiusure, di ospedali al collasso, di incertezze, ci hanno condizionato inevitabilmente. Ora, invece, sembriamo pronti a metterci alle spalle questa fase delicata: ma rimane il pericolo di nuove risalite nel numero dei contagi e di nuove varianti, ma questo è un contesto che nessuno può al momento prevedere. Di certo, saremmo in una fase relativamente tranquilla se non fossimo piombati nell’incubo di una guerra.

Segnali di allarme

Ci sono tre diversi segnali di allarme da non sottovalutare:

1) L’immunità legata alle infezioni da Coronavirus è in genere calante nel tempo, e con il Sars-CoV-2 stanno emergendo i primi segnali in tal senso (grazie a studi del Regno Unito) anche nei soggetti che hanno ricevuto la terza dose da più di 6 mesi.

2) La quota di popolazione non ancora vaccinata (il 16,4% se consideriamo la doppia dose, il 36,1% se consideriamo la terza dose booster) è numericamente molto importante: rispettivamente 9,7 e 21,6 milioni. Un bacino di replicazione nel quale il virus può agire con facilità, anche considerando che la sola infezione offre una protezione temporanea e che necessita di un richiamo con i vaccini in uso.

3) Il tasso di letalità molto più basso del passato (0,17%, calcolato per il solo periodo in cui Omicron è diventata prevalente) non impedisce di arrivare a un numero di decessi molto elevato, a causa dell’estrema diffusività dell’ultima variante.

Addio al sistema a colori

A fine mese, con la scadenza dello stato di emergenza, sarà archiviato anche il sistema dei colori, costruito in base al tasso di occupazione degli ospedali. È altamente probabile che per quella data tutta la penisola sarà in fascia bianca. Chiudere con i colori delle regioni sembra chiudere con un passato che ci ha lasciato enormi ferite ma, come detto, non significa che siamo fuori dalla epidemia.

Novavax al rilento

Dopo i primi giorni in cui il sistema sanitario italiano ha a disposizione il nuovo vaccino Novavax, i numeri lasciano un po’ delusi. C’era grande attesa per l’arrivo di questo vaccino, molto simile ai vaccini più comuni e si credeva che molti cittadini non vaccinati con i vaccini a mRna, potessero cambiare idea con l’arrivo di Novavax. E invece l’impennata di vaccinazioni non c’è stata.

A proposito di Novavax, l’Agenzia europea del farmaco (Ema) si appresta ad approfondire il potenziale allargamento nell’impiego di questo vaccino. C’è già l’ipotesi di una terza dose e l’estensione d’uso anche sotto i 18 anni d’età, negli adolescenti tra 12 e 17 anni.

Nel mondo

Per quanto riguarda il consueto aggiornamento a livello mondiale, gli ultimi dati dell’Oms (settimana epidemiologica 21-27 febbraio) segnalano 10.776.582 nuovi casi (-15,7%) con 60.155 decessi (-10,9%).

I Paesi con il maggior numero di nuove infezioni sono Germania (1.119.632; -8%); Corea del Sud (1.032.008; +69%); Russia (920.697; -26%); Turchia (541.259; -10%) e Brasile (519.785; -33%).

Torniamo a segnalare la situazione in Corea (52 milioni di abitanti), che dopo aver controllato senza particolari affanni le ondate precedenti ha raggiunto con la variante Omicron numeri del tutto in linea con quelli dei Paesi europei: gli ultimi dati disponibili (1° marzo) riferiscono un nuovo picco giornaliero di 266.838 casi individuati. Valore nettamente superiore al massimo (220.532) toccato in Italia lo scorso 11 gennaio.

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