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Il bilancio

Protezione civile: a Bergamo, con la pandemia, 300 volontari in più e 5 nuovi gruppi comunali

Il responsabile provinciale Renato Righetti: “Non abbiamo mai mollato, il timore di non farcela c’è stato ma il motto ‘Bergamo mola mia’ si adatta perfettamente a noi”

Bergamo. In questi due anni l’abbiamo conosciuta e ne abbiamo capito l’importanza. La Protezione Civile è sempre stata in prima linea nella gestione dell’emergenza pandemica.

I volontari bergamaschi che si sono spesi per aiutare nel corso dell’emergenza sanitaria sono stati tantissimi. E pure nel mare delle associazioni sparse sul territorio, il nucleo della Protezione sembra essere un’isola felice.

Mentre la tendenza generale di queste realtà registra una flessione negativa, quella della Protezione Civile dal periodo pre-Covid a  oggi ha aumentato il suo numero di membri. Dai 4.500 del dicembre 2019 se ne contato quasi 4.800, suddivisi nelle 130 sezioni territoriali.

Gente che ha deciso di entrare e restare, come conferma il responsabile provinciale della Protezione Civile Renato Righetti: “Questa emergenza ha portato la consapevolezza in alcuni sindaci dell’importanza di avere il gruppo di protezione civile sul territorio comunale. Lo dimostra il fatto che sono nati sul territorio cinque nuovi gruppi comunali. E le richieste di formazione dei nuclei stanno aumentando ancora”.

Da sempre attivo nella gestione di emergenze sovracomunali, come la ricerca di persone scomparse o disperse, il contenimento di incendi boschivi, di rischi idrogeologici, frane e alluvioni, il personale della Protezione è stato impegnato in questi due anni soprattutto nel coordinamento della presenza dei volontari nei centri vaccinali, cercando di ottimizzare l’impiego delle risorse umane.

Un impegno non sempre facile. “Questa esperienza ha inciso in maniera significativa, nel male e nel bene – prosegue Righetti -. Nel male perché ci sono volontari che non sono stati bene e hanno smesso la loro attività di volontariato per motivi di salute o perché la pandemia li ha messi a dura prova a livello psicologico. Nel bene perché vedere queste persone che davano supporto alla popolazione ha dato maggiore evidenza a un ruolo che forse la gente non conosceva nel dettaglio. Le richieste di adesione al corpo della Protezione Civile sono aumentate perché si è capito quello che i volontari potevano fare, che potevano avere un ruolo determinante”.

Ma dei momenti d’incertezza ci sono stati. “Non abbiamo mai mollato, ma il timore di non farcela c’è stato – aggiunge il responsabile -. Le nostre forze sono state messe a dura prova dal logorio e dall’impegno costante. Gli uffici sono stati sottoposti a moltissime ore di straordinario che non si contavano nemmeno. Ma il motto ‘Bergamo mola mia’ si adatta perfettamente al volontario che non cede. Alla fine ci si sosteneva tra di noi e il riscontro che arrivava dai centri vaccinali ha dato una grande spinta per reggere. Quando ci si trova in situazioni di pressione si trovano risorse inaspettate – conclude -, come una scarica di adrenalina”.

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