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Trent'anni dopo

Perquisizione per la strage di via Palestro: la donna indagata è di Albano e nega ogni coinvolgimento

Non ha voluto rilasciare dichiarazioni alla stampa, verrà interrogata nei prossimi giorni. Il compagno è in carcere per estorsione e lei, 57 anni, dopo un arresto per traffico di stupefacenti, ha cambiato vita

Albano Sant’Alessandro. La villetta a schiera si trova in un complesso dove abitazioni tutte uguali si affacciano su un vialetto privato. C’è poca distanza tra i balconi e dalle finestre, dietro le tende, i vicini di casa mercoledì mattina hanno visto i carabinieri del Ros arrivare per perquisire l’appartamento della 57enne, sospettata di aver avuto un ruolo nella strage di via Palestro nel 1993.

Lei non vuole parlare, nega ogni coinvolgimento, sbatte il cancelletto di casa imprecando. Non è una situazione familiare facile la sua. Il compagno è in carcere, deve scontare una pena perché ritenuto il capo di un’associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni per il recupero crediti.

La perquisizione è stata disposta dai due pm della Procura di Firenze che ancora indagano sull’attentato. La donna bergamasca è sospettata di essere l’autista che portò a Milano, fuori dal padiglione di Arte contemporanea, la Fiat Uno grigia imbottita di tritolo, esplosa nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993. Cinque i morti.

Ad Albano gli inquirenti sono arrivati seguendo la pista di una fotografia trovata durante le perquisizioni dell’epoca, ad Alcamo, in Sicilia. Una fototessera di una ragazza, rimasta sconosciuta, custodita all’interno del volume di un’enciclopedia riposta nella libreria del villino di proprietà di due ex carabinieri coinvolti nell’indagine.

Testimoni oculari avevano riferito di aver notato una ragazza sulla trentina, alta circa un metro e 70, di bell’aspetto, arrivare con la Fiat Uno grigia in via Palestro. Tra l’identikit della donna al volante dell’auto bomba fornito dai testimoni oculari e la fototessera, un testimone ha riscontrato diverse somiglianze. È grazie alle indagini del Ris e a strumentazioni tecnologiche per la comparazione di immagini, che gli inquirenti sarebbero risaliti alla 57enne di Albano Sant’Alessandro. Ventinove anni dopo.

Nel frattempo lei ha cambiato vita, dopo essere stata arrestata insieme al compagno per un traffico di stupefacenti tra Bergamo e la Campania nel 1992. Ha avuto una figlia, che abita al piano terra della villetta di Albano con la sua famiglia, ha gestito un paio di negozi, poi falliti.

La perquisizione di mercoledì mattina l’ha profondamente turbata, così come l’attenzione della stampa. Infatti ha chiamato il suo avvocato, che le ha consigliato di non rilasciare nessuna intervista. Ma pare proprio che lei non ne avesse la minima intenzione. Nei prossimi giorni verrà interrogata dall’autorità giudiziaria.

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