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La protesta

Ispettorato del lavoro, venerdì un presidio a Bergamo

I lavoratori esclusi dall’erogazione di un aumento che varrà fra i 1.500 euro e i 2.500 euro lordi annui

Bergamo. “Ingiusta e discriminatoria”: così i lavoratori dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Bergamo hanno definito, al termine di una settimana di assemblee, la loro esclusione dall’erogazione di un aumento.

“Eppure a noi dipendenti dell’Ispettorato si applica la stessa contrattazione collettiva del comparto Ministeri, abbiamo cioè lo stesso CCNL” spiega oggi Michela Orefice, lavoratrice dell’ente e delegata della FP-CGIL di Bergamo. “Contro questa inspiegabile esclusione, frutto di una interpretazione puramente letterale e restrittiva del testo di una legge del 2019, il nostro settore scenderà in sciopero in tutto il Paese il prossimo 18 marzo”.

In vista di quella data, per venerdì 4 marzo è stato organizzato un presidio che si svolgerà di fronte alla sede dell’Ispettorato, in via Novelli 12 a Bergamo, dalle 10 a mezzogiorno. In questo ente sono impiegate 44 persone, di cui 20 ispettori.

Le competenze richieste e le conseguenti responsabilità sono in continuo aumento, mentre da anni segnaliamo carenze di personale” prosegue la delegata della FP-CGIL. “Nei prossimi mesi sono attesi 1.200 nuovi ispettori, di cui 200 in Lombardia. È una buona notizia, ma contestualmente dallo scorso dicembre si è ampliato notevolmente il contesto in cui siamo chiamati a intervenire. Se prima, in materia di sicurezza sul lavoro, a noi spettavano ispezioni nel settore edile e in alcuni comparti minori, ora il campo di azione è stato allargato a tutti i comparti, come per ATS”.

“Con l’affidamento di un campo d’azione più ampio per l’esercizio delle competenze di vigilanza sulla sicurezza al lavoro, ora l’Ispettorato ha un ruolo ancora più delicato e rilevante: per questo va garantito ai territori l’adeguato organico, che diventa ancora più urgente” ha aggiunto Angelo Chiari, responsabile della Sicurezza sul lavoro per la segreteria provinciale della CGIL. “Servono investimenti sugli organici e garanzie che, una volta questi siano resi adeguati, rimangano costanti nel tempo con le opportune sostituzioni. È un requisito essenziale per garantire ai lavoratori giusti ritmi lavorativi e riconoscimenti di carriera, ma anche per dare al territorio un presidio più forte contro l’illegalità, il lavoro nero, e la mancata applicazione di norme della sicurezza in un periodo, come quello attuale, in cui occorre alzare la guardia”.

La scorsa settimana, da lunedì 21 a venerdì 25, tutte le mattine per un’ora, si sono svolte assemblee sindacali del personale con la conseguente interruzione dei servizi.

Per protesta, in linea con quanto deciso dalle organizzazioni sindacali nazionali che hanno proclamato lo stato di agitazione per tutto il personale INL, abbiamo anche annunciato che non parteciperemo alle giornate dedicate al piano straordinario di formazione, e che non siamo più disponibili allo svolgimento di lavoro straordinario, festivo o in orari disagiati, né ad utilizzare le nostre auto private per gli accessi ispettivi, dunque niente anticipazione delle spese di missione” aggiunge Michela Orefice. “Non siamo nemmeno più disponibili all’uso di tablet e smartphone personali per tutte le attività istituzionali. Quella della mancata inclusione nel percorso di perequazione delle indennità di amministrazione rappresenta per noi soltanto l’ultima grande beffa. A nostro avviso non si sta investendo abbastanza, in termini di risorse umane, finanziarie e tecnologiche, in un ente deputato a svolgere compiti istituzionali strategici ai fini del rispetto della legalità nel mondo del lavoro, e in particolare in un settore strategico per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, malgrado, in occasione di ogni evento drammatico, si dica esattamente l’opposto. È assolutamente necessario superare la logica del costo zero”.

Oltre ai lavoratori dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), la mobilitazione del 18 marzo riguarderà anche i dipendenti dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), ugualmente esclusi dall’armonizzazione delle indennità di amministrazione. La mobilitazione è stata proclamata da FP-CGIL, CISL-FP, UIL-PA, FLP, Confintesa FP, CONFSAL UNSA e USB PI.

Il dettaglio tecnico

La legge del 27 dicembre 2019, n. 160, “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022”, prevede che: “Al fine di perseguire la progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale appartenente alle aree professionali e del personale dirigenziale dei Ministeri, è istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze un fondo da ripartire, con dotazione pari a 80 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2021”.

L’esclusione dell’Ispettorato nazionale del Lavoro e di tutte le altre Agenzie strumentali dei Ministeri avviene per effetto di una interpretazione restrittiva da parte di MEF e Dipartimento della Funzione Pubblica. Più precisamente, i due Ministeri hanno dato un’interpretazione puramente formalistica di questa norma facendo esclusivo riferimento al personale dei soli Ministeri.

“Poco personale e scarsi mezzi economici”
Protesta in via Novelli venerdì 4 marzo, dalle 10 alle 12

Il personale dell‘Ispettorato Nazionale del Lavoro è in stato di agitazione: il prossimo 4 marzo con un presidio davanti alla sede di via Novelli a Bergamo, dalle 10 alle 12, gli ispettori bergamaschi protesteranno “per la scarsa attenzione che le istituzioni hanno nei confronti di un servizio che a parole diventa centrale e irrinunciabile, poi si scopre che viene facilmente dimenticato”.

La scintilla che ha scatenato la mobilitazione che a metà marzo si concretizzerà in uno sciopero, è stata la mancata armonizzazione della indennità di amministrazione, prevista per altre amministrazioni pubbliche del comparto delle funzioni centrali, e che per l’ispettorato è scomparsa. Inoltre, la situazione di carenza del personale si trascina ormai da qualche anno. I concorsi per i nuovi ispettori sono stati fatti, ma ogni sede (Bergamo inclusa) attende ancora di sapere quando e quanti rinforzi arriveranno.

Lo scorso anno, il ministro Orlando aveva promesso l’arrivo di una ventina di nuovi ispettori per la provincia, mentre oggi la situazione si presenta ancora deficitaria, con soli 44 dipendenti, di cui 22 ispettori attivi e un dirigente (9 unità in meno rispetto a due anni fa) su cui la struttura provinciale può contare. La rete delle aziende da controllare supera le 80 mila unità: praticamente all’ispettorato ogni effettivo deve monitorare quasi duemila luoghi di lavoro. In un territorio e in un periodo storico nei quali la tragedia degli infortuni, anche mortali, fatica a scendere.

“Risorse particolarmente limitate per un’attività importante e impegnativa come quella dell’Inl – dice Angelo Murabito, segretario generale di Cisl Fp Bergamo – che si occupa principalmente della vigilanza sul lavoro nero e irregolare e della sicurezza sui luoghi di lavoro. Alle attività consuete inoltre negli ultimi mesi si sono aggiunte altre incombenze, relative ai controlli sul rispetto dei protocolli Covid, e i 4 obiettivi strategici previsti nel PNRR relativi alla lotta al sommerso, che non hanno avuto alcun finanziamento né un potenziamento dell’ente o dei dipendenti”.

“Alle promesse dei mesi scorsi, devono seguire i fatti, con un potenziamento reale di risorse umane e economiche –continua Murabito. La mancanza degli ispettori è un problema cronico: l’ufficio
di prevenzione è stato impegnato molto sul covid, quindi l’attività di sorveglianza e di verifica è stata insufficiente. È un problema che va risolto. Bergamo non può più permettersi un numero così limitato, e sempre in diminuzione da 5 anni a questa parte. Gli infortuni vanno anticipati con la formazione e il coinvolgimento dei lavoratori”.

Sulla questione economica alla base della protesta di venerdì, poi, Murabito insiste: “È necessario superare la logica del costo zero. Sulle spalle di lavoratrici e lavoratori gravano ulteriori attribuzioni di competenza anche in tema di sicurezza, ma la necessità di riorganizzare i processi produttivi, di rinnovare i gestionali informatici e di garantire servizi online, richiedono un impegno serio del Governo, che non può abbattere il lavoro irregolare senza investire sul rafforzamento del sistema della vigilanza e dei controlli e sulla valorizzazione delle risorse umane in esso impiegate. Il governo – conclude il sindacalista – deve capire che le morti bianche non si fermano senza toccare il portafoglio, soprattutto quando è l’Europa stessa che è pronta a sostenere finanziariamente i costi”.

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