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Burocrazia e salute

“Io, invalido e allergico, obbligato a vaccinarmi perché non mi hanno fatto l’esenzione digitale”

"In passato quattro medici si erano rifiutati di farmelo: ora ho un po’ paura”

“Ho dovuto per forza fare il vaccino, nonostante quattro medici si fossero rifiutati di farmelo in passato per via del mio quadro clinico, compromesso dalla mia invalidità, da una serie di patologie croniche e dalle mie allergie. Non ho avuto scelta, se no non sarei potuto rientrare al lavoro. Spero solo di stare bene”. Comincia così la storia di M.S., 48 anni, bergamasco residente in provincia e dipendente di un comune dell’hinterland. “Non ho avuto scelta e tutto perché nessuno mi aveva avvisato che non avrei potuto rifare l’esenzione cartacea dal vaccino. E’ incredibile”.

È arrabbiato e deluso, e soprattutto ha paura delle conseguenze: “Non sarà un caso se, prima di stamattina, quattro dottori, carte alla mano, hanno scelto di non vaccinarmi. Stamattina al Papa Giovanni XXIII, il medico che ho trovato mi ha detto che non era un problema. Speriamo. Tra i tanti medicinali sono allergico alla tachipirina, quindi se mi salisse la febbre, stasera, l’unico rimedio che avrò a disposizione sarà il ghiaccio”.

Ma tutto è cominciato lunedì, all’hub vaccinale di Dalmine: “Io sono andato, come tutti i mesi, a farmi dare il certificato di rinnovo per l’esenzione dal vaccino, ma questa volta mi è stato risposto picche. Perché? Perché dovevo farmelo fare in formato digitale. Per riceverlo, avrei dovuto chiamare a Treviglio: peccato che lunedì era l’ultimo giorno disponibile. Ho chiamato il numero che mi hanno indicato, una miriade di volte, ma non sono riuscito ad avere risposta. Secondo gli operatori è colpa mia: avrei dovuto saperlo, dovevo informarmi. Ma come è possibile che una persona che ha i miei stessi problemi non riceva nemmeno una comunicazione? Non è giusto sentirsi rispondere che dovevo leggere i giornali o cercare in internet. Le pare?”.

Morale: niente esenzione digitalizzata, niente rientro al lavoro. Alternativa, il vaccino. “Non avevo altre strade. Non posso certo permettermi di stare a casa dal lavoro. Devo far finta di essere malato? Devo mettermi in ferie? Oppure rimanere senza stipendio? Dov’è lo Stato? Dove sono le istituzioni che devono tutelare i cittadini e, in particolar modo, le persone fragili come me? Non è giusto”. Da qui, il vaccino: “Non le dico la paura che avevo stamattina. Mi hanno tenuto in osservazione un’ora e mezza. Credevo mi facessero Novavax, ma mi hanno detto che, nel mio caso, era meglio fare Pfizer perché non sapevano bene quali potessero essere le eventuali complicazioni. Nonostante il terrore dell’inoculazione, mi hanno trattato tutti molto bene, si sono presi cura di me, sono stati attenti e gentili. Mi è già capitato tante volte di andare in shock anafilattico e non vorrei mi ricapitasse di nuovo. Se mi salirà la febbre, me la terrò. Al momento ho la pressione alta e un eritema importante su tutto il corpo, spero che gli effetti si limitino a quello”. Tra tre settimane il richiamo: “La seconda dose la farò il 26 marzo. Poi rientrerò al lavoro. Spero che vada tutto bene”.

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