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Solidarietà

Coda davanti all’atelier di Roksana Malinovskyi: in due giorni confezionate più di 600 bandiere dell’Ucraina fotogallery

All'esterno del negozio tante persone aspettano il loro turno per contribuire alla raccolta fondi lanciata dalla famiglia del calciatore dell'Atalanta

Bergamo. In due giorni hanno confezionato più di 600 bandiere dell’Ucraina. E fuori dal Mali Atelier, il negozio di Roksana Malinovskyi, moglie del centrocampista atalantino, c’è una coda costante di persone che ne vogliono una.

“Inizialmente le bandiere le regalavamo – spiega Denis Schultz, che insieme alla mamma Nathalia, stilista e socia di Roksana, alla moglie Victoria e ad Alessandro, si è impegnato in questa iniziativa -. Le persone però insistevano per lasciare un contributo e così abbiamo aperto una raccolta fondi. C’è chi lascia 10 euro, chi 5, c’è stato un gruppetto di bambini che hanno chiesto la bandiera e hanno donato un euro a testa. Ognuno fa quel che può ma tutti vogliono lasciare qualcosa”.

Nell’atelier in centro a Bergamo si è creata una sorta di catena di montaggio per far fronte alle richieste, che arrivano anche da diversi comuni della provincia. Alessandro taglia il tessuto blu e giallo da due grossi rotoli donati dall’azienda Vavassori di Seriate, che ne ha fatti arrivare al negozio circa 1000 metri; Nathalia e Victoria non smettono un attimo di cucire, Denis riceve i clienti al bancone.

“Roksana e altre amiche ucraine sono andate a comprare degli alimenti per i bambini piccoli – spiega Denis -. Ci hanno scritto che servono omogeneizzati e altri prodotti per l’alimentazione e l’igiene dei neonati e stiamo facendo di tutto per raccoglierli e farglieli avere”.

Il gruppo di lavoro sente forte la solidarietà dei bergamaschi: “Stanno dimostrando una grandissima sensibilità. Il discorso che il sindaco Gori ha fatto in piazza nella manifestazione di sabato è stato bellissimo, lo abbiamo apprezzato molto perché ha detto delle cose giuste – dice Nathalia -. Qui in negozio arriva tantissima gente, ci sono stati dei nonni che si sono emozionati, si sono messi a piangere perché loro sanno cos’è la guerra. Dimostrano tutti un grande sostegno”.

Fuori in coda c’è Alessandro Pezzotta, il presidente del gruppo di tifosi dell’Atalanta “Chei de la coriera”, in mano ha un mazzo di orchidee gialle “con la sciarpa commemorativa di Atene, dove Malinovskyi ha segnato due gol – spiega -. I fiori sono per Roksana da parte di tutta l’associazione. Vogliamo dare il nostro contributo e far sentire la nostra vicinanza”.

Michela Acquaroli ha 19 anni, Valeria Sacchi 18 e sono entrambe in attesa di entrare nell’atelier: “Siamo atalantine e siamo per la pace. La situazione che si è venuta a creare è pesante, speriamo che finisca presto. Nel frattempo appenderemo la bandiera dell’Ucraina al balcone di casa per esprimere tutta la nostra solidarietà”.

Pryymak Lyubov e Alina Luposhniak sono ucraine e vivono in Italia da 13 e 12 anni. Anche loro sono in fila: “Abbiamo già le bandiere a casa, ma vogliamo dare il nostro contributo alla raccolta fondi”, spiegano.

In Ucraina hanno fratelli e sorelle con bambini piccoli, parenti, amici. “Mia figlia è riuscita a scappare in Polonia – racconta Pryymak -, ma mio fratello e i miei nipoti sono rimasti in Ucraina. Per il momento la loro città non è ancora stata colpita ma hanno paura. Anche noi qui siamo molto preoccupati. Io non riesco a stare a casa perché altrimenti continuo a pensarci, guardo la tv, i telegiornali, i social, guardo i video della popolazione civile colpita e piango”.

Alina spiega che i suoi parenti non vogliono abbandonare l’Ucraina: “Le donne e i bambini possono lasciare il Paese, ma non vogliono stare lontane dai loro mariti, preferiscono stare tutti uniti anche se è pericoloso. Le voci che ci arrivano dicono che in Russia la popolazione non è a conoscenza del conflitto perché alla tv trasmettono servizi dove spiegano che gli ucraini stanno combattendo tra loro. Ma i soldati mandano foto e video delle azioni russe, sono immagini e testimonianze che non possono essere negate”.

La fila fuori dal negozio non accenna a diminuire e Denis e la sua famiglia continueranno a confezionare bandiere per cercare di soddisfare tutte le richieste: “Aspetto un nonno di 80 anni – dice -. È passato tre volte oggi ma la sua bandiera non era ancora pronta. Ora eccola qui, appena arriva gliela consegno”.

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