“Sofia Gogia sei bravissima a sciare” così scrive una bambina che frequenta le prime classi della scuola primaria “Dante Alighieri” di Orio al Serio.
Un docente, durante le due ore di mensa, chiacchiera con i bambini delle vacanze invernali, delle montagne innevate e racconta loro di una sciatrice bergamasca molto forte. Si chiama Sofia Goggia. Continua raccontando che tra le tante gare vinte dalla sciatrice di Bergamo ce n’è una un po’ particolare perché, per la vincitrice, in palio, c’è un vitellino. I bambini, stupiti, ascoltano come Goggia abbia vinto la gara, portando l’animale in un agriturismo della Val Brembana.
Una bambina rimane colpita dal racconto e riconosce la sciatrice bergamasca, in televisione, durante le ultime Olimpiadi invernali disputate in Cina. Prende un foglio e, spontaneamente, come se fosse un compito, scrive in rosso: “Chi è sofia gogia?”. La risposta in blu: “Sofia gogia e una sciatrice che a vinto una coppa perche a vinto la gara. tante volte”.
Chiude il foglio in una busta. La consegna al docente che, dopo scuola, la legge. Ne rimane sorpreso. Il cuore si riempie di gioia per la curiosità e la spontaneità dimostrata dalla bambina.
I piccoli sono così: diretti, immediati, non usano giri di parole e guardano la realtà senza filtri, diversamente dagli adulti che crescendo si dimenticano l’arte della spontaneità.
L’intuito dei bambini suggerisce che il modo migliore per affrontare il mondo è quello di essere semplici e vivaci, come la bambina della scuola di Orio che, in fondo al foglio, si rivolge direttamente alla sciatrice bergamasca: “sofia gogia sei bravissima a sciare”.
“Anche tu sei bravissima”, il primo a dirlo è il suo docente, fiero di lei.
commenta