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La lettera

Il sindaco Giorgio Gori al Console Shtodin: “Faccia sentire la sua voce in nome della pace in Ucraina”

Questa mattina ha inviato il suo appello scrivendo al Consolato Generale della Federazione Russa a Milano

Bergamo. In una lettera, accorata e risoluta, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori chiede al Console Generale Dmitry Shtodin di fare “qualunque cosa è nelle Sue facoltà per convincere le Autorità del Suo Paese a fermare la guerra in Ucraina”. Il primo cittadino bergamasco, che già aveva parlato sabato scorso dal palco allestito alla stazione di Bergamo in occasione del presidio voluto a sostegno della pace in Ucraina, questa mattina ha inviato il suo appello scrivendo al Consolato Generale della Federazione Russa a Milano.

Ecco il testo integrale della lettera di Gori a Shtodin:

“Illustrissimo Console Generale Dmitry Shtodin, ho avuto il piacere di incontrarLa a Bergamo poco dopo il suo insediamento al vertice del Consolato Generale di Milano. È stato un incontro amichevole, ricco di spunti e considerazioni di diversa natura. Ho avuto modo di illustrarLe i numerosi legami tra la nostra città e la sua Patria russa:

– legami storici che hanno dato inizio a un progetto, purtroppo poi rallentato dalla pandemia Covid, tra Bergamo e San Pietroburgo dove molto ha operato il nostro concittadino architetto Giacomo Quarenghi, progettista di numerosi palazzi della città tra cui la prestigiosa Accademia delle Scienze;

– legami economici, tra molte imprese del nostro territorio e la Russia intera, esplicitati con grande evidenza nel corso della XXV Task Force italo-russa sui distretti e le PMI tenutasi nella nostra città tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2016;

– legami artistici, derivanti da un rapporto consolidato tra la nostra pinacoteca e il vostro prestigioso Museo Puskin dove nel 2014 si è tenuta un’importante mostra di dipinti italiani del Rinascimento dell’Accademia Carrara di Bergamo.

Durante il nostro colloquio ho anche potuto ringraziarLa per il fattivo aiuto portato alla nostra comunità da reparti di sanità dell’esercito russo, alloggiati proprio nel centro di Bergamo, durante il primo periodo della pandemia Covid-19. È proprio in virtù di quell’incontro, e conoscendo la Sua ampia esperienza politica, affinata in molti Paesi e differenti ambiti, che mi rivolgo oggi a Lei per chiederLe di adoperarsi per porre fine all’invasione dell’Ucraina da parte del Suo Paese. Inermi popolazioni civili sono esposte in queste ore ai bombardamenti dell’esercito russo. Morti e feriti si contano a centinaia, mentre enormi masse di persone sono in fuga per mettersi in salvo. Non c’è giustificazione per quanto stia accadendo.

Se Lei occupa la posizione di Console Generale in Italia è certamente perché la Sua persona gode della massima considerazione presso le più alte Autorità russe. Ciò che Le chiedo – con umiltà ma con estrema convinzione – è di porre tale credibilità a servizio della pace, nell’interesse non soltanto del popolo ucraino, ma anche del Suo Paese. La forza militare non metterà infatti la Russia al riparo dalle conseguenze delle decisioni assunte negli ultimi giorni. L’isolamento e le gravi difficoltà economiche che ne deriveranno si riverseranno sulla popolazione incolpevole. L’impegno dedicato alla costruzione di amichevoli relazioni internazionali e feconde collaborazioni commerciali e culturali sarà spazzato via. La Russia è un grande Paese, signor Console, e non merita questa sorte. I suoi cittadini non meritano di soffrire le conseguenze di un azzardo.

Faccia quindi sentire la Sua voce, questo Le chiedo. Migliaia di uomini e donne lo stanno facendo in questi giorni, nelle piazze di Mosca e di San Pietroburgo; centinaia di scienziati russi reclamano la sospensione della guerra in Ucraina. Ma poche persone hanno il privilegio di essere ascoltate dalle massime Autorità russe: Lei è probabilmente tra quelle. Mi rivolgo pertanto a Lei, Console Shtodin. Con rispetto, con stima, con amicizia. Mi appello ai valori umani che certamente albergano nel Suo cuore, e che non possono accettare la strage di civili innocenti (e di soldati, a loro volta incolpevoli); faccio appello all’amore che altrettanto certamente Lei nutre per la Russia, e che per la Russia La porta a desiderare un futuro radioso: La prego, faccia qualunque cosa è nelle Sue facoltà per convincere le Autorità del Suo Paese a fermare la guerra in Ucraina.

Con deferenza, Suo Giorgio Gori.”

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