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“Medici di famiglia incompresi e sottovalutati, sempre più difficile lavorare con la Regione”

La reazione di Paola Pedrini, segretario generale Fimmg Lombardia dopo le parole dell'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti

“Regione Lombardia continua a non comprendere cosa sta avvenendo nella medicina di famiglia. L’ultima esternazione, in ordine di tempo, dell’assessore al Welfare, Letizia Moratti, è l’ennesima triste conferma”. Afferma Paola Pedrini, segretario generale Fimmg Lombardia.

L’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, durante la cerimonia di inaugurazione della casa della comunità di Borgo Palazzo, a Bergamo, ha infatti ribadito nuovamente che non esiste una carenza di medici di famiglia sul territorio, perché – a suo dire – si tratta piuttosto un problema organizzativo dovuto al fatto che i medici non lavorano a sufficienza.

“Non si può che esprimere sconcerto e amarezza per affermazioni che, con tutta evidenza, si collocano al di fuori dalla realtà e che dimostrano una preoccupante assenza di consapevolezza della drammatica situazione in cui versa la medicina di famiglia. Preoccupante soprattutto perché espressa da chi ha la massima responsabilità programmatoria” prosegue Pedrini -. “È sotto gli occhi di tutti la fuga dei medici dall’area professionale: i pensionamenti precoci, gli abbandoni professionali, gli episodi di burn out, la fuga dei giovani dal corso di formazione specifica, i numerosi cittadini privi di medico di famiglia, che devono ricorrere a fantasiose forme di sostituzione messe in campo dalle Ats, che provano a sostituire il rapporto fiduciario con servizi di ricettazione a distanza. Queste cose fanno ormai parte del vissuto popolare. Ma evidentemente continuano a rimanere lontano dal Pirellone e da chi lo governa”.

Paola Pedrini medici di famiglia

“Affermazioni di questo tipo allontanano innanzitutto il dialogo – sostiene Paola Pedrini, segretario generale Fimmg Lombardia – aumentano l’incertezza di un’area professionale, che si sente sempre più incompresa e sottovalutata, e non possono che accentuare gli abbandoni e il burn out. I movimenti spontanei di protesta di queste settimane, profondamente motivati, ne sono la logica conseguenza. Con il rischio di allontanarsi da un’interposizione propositiva e di essere spinti, magari strumentalmente, alla protesta spesso fine a sé stessa, sfogo di una profonda frustrazione. Non possiamo che rinnovare l’invito all’assessore Moratti a passare mezza giornata nella sala d’attesa di uno dei nostri studi: imparerebbe molto, anche in ambito di empatia e di conoscenza dei nostri pazienti. Speriamo, davvero, che il nostro invito venga accolto e – per il momento – continuiamo, nonostante tutto e con ostinazione, a lavorare per un rapporto costruttivo con l’assessorato”.

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