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La testimonianza

Elena, russa in Italia da una vita: “Il mio popolo ha accolto 600mila profughi ucraini”

"Solo un mese fa ero in Russia e nessuno si immaginava quello che sarebbe accaduto"

Bergamo. “Fermati. Mi gira la testa solo ad ascoltare le tue parole”. Inizia così lo sfogo rivolto a Putin di Elena, russa trapianta a Bergamo da moltissimi anni, residente in città, sposata con un bergamasco e mamma di un bambino. Non si dà pace per quello che sta accadendo in Ucraina e, soprattutto, per quello che il governo del suo Paese ha deciso di fare. Non ci sta e, se da un lato non trova le parole per giustificare quello che sente e vede, dall’altro ci tiene anche a sottolineare quello che i suoi connazionali stanno facendo per i tanti, tantissimi profughi che stanno scappando dalla guerra.

“Io sono contro la guerra – racconta Elena-, sempre e comunque. Non riesco a capacitarmi di quello che sta succedendo. Sono basita. Non ci voglio credere. Se penso che solo un mese fa ero in Russia, mi sento male”. Partita col figlio subito dopo le vacanze di Natale, è rientrata a ridosso del mese di febbraio: “Nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa simile. Non c’era nessun sentore, nessuna voce, nessun indizio. Ci ha colti tutti impreparati, alla sprovvista. E’ una tragedia tanto grande, quanto inaspettata. Vorrei tanto difendere le scelte del mio Paese e l’operato di Putin, ma non posso farlo. Quello che sta accadendo è inverosimile e mi lascia sgomenta”.

Elena ha la voce rotta dal pianto: “Giusto ieri ho sentito la mia famiglia che vive a Varonis, a 300 chilometri dal confine con l’Ucraina e anche loro erano senza parole. Non oso immaginare, questo conflitto, a quali conseguenze porterà. Non oso immaginare quando potrò tornare da loro”.

Che la situazione fosse tesa, era cosa nota. Ma da qui a pensare ad un attacco, ce ne passa: “Sono 8 anni che ci sono tensioni fortissime, che la situazione è drammatica, ma la guerra è una cosa troppo grande. Quello che mi viene da pensare, conoscendo il carattere dei russi, la mentalità del mio popolo, a partire dal nostro leader, è che sotto ci sia davvero qualcosa di troppo grosso e, soprattutto, di non detto.

C’è un detto dalle mie parti che dice che “il russo, prima di mordere, ci mette molto”, come a dire che ha una pazienza infinita. Ora, considerata la decisione, credo che qualcosa che non ci è dato di sapere debba essere successo per forza”. Detto questo, nelle parole di Elena, non c’è nessuna forma di giustificazione: “Nella maniera più assoluta. Il mio è un popolo ospitale e buono. Lo dimostra anche il fatto che, nell’ultima settimana, così mi ha raccontato la mia famiglia, più di 600mila ucraini con passaporto russo, quelli che abitano proprio sul confine, sono scappati e sono stati accolti da noi. Profughi che hanno trovato riparo e rifugio nelle case provvisorie, nei centri estivi e negli alberghi. Sappiamo bene cos’è la guerra e non vogliamo farla vivere a nessuno”.

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