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Oltre il buio

“Covid esperienza drammatica: ho perso mio padre, morti tanti che erano ricoverati con me” video

Prosegue il nostro viaggio, in collaborazione con l’Accademia dello Sport per la Solidarietà, per rivivere alcuni ricordi, ancora nitidi, dei momenti più concitati che abbiamo vissuto in Bergamasca, a causa della pandemia

Devis Terranova racconta il suo percorso, dai primi sintomi al ricovero in ospedale.

“Il Covid è un’esperienza drammatica: ho perso mio padre e molti pazienti ricoverati vicino a me sono morti”.

Prosegue il nostro viaggio, in collaborazione con l’Accademia dello Sport per la Solidarietà, per rivivere alcuni ricordi, ancora nitidi, dei momenti più concitati che abbiamo vissuto in Bergamasca, a causa della pandemia.

“Quando si è iniziato a parlare di Covid, siamo subito attrezzati in ufficio con i vari dispositivi. Ma nessuno avrebbe mai immaginato ad un’emergenza sanitaria di queste proporzioni”.

Lei è fra le persone che hanno subìto il contagio ed è stato ricoverato d’urgenza in ospedale.

“Ho iniziato ad avere i primi sintomi e poi è subentrata la febbre, durata una settimana. Nonostante la Tachipirina, continuava a risalire e un giorno sono anche svenuto perché non avevo più le forze.
Mia moglie mi ha accompagnato al pronto soccorso dove, grazie alla Tac, è emersa una situazione abbastanza grave”.

In quei momenti gli ospedali erano presi d’assalto con centinaia di pazienti in attesa.

“Proprio al pronto soccorso ho vissuto l’esperienza più drammatica. Si vedeva una totale disperazione e persino l’infermiera aveva le lacrime agli occhi. Io ero sistemato su una sedia a rotelle con l’ossigeno e non sapevamo più dove mettere i pazienti. Negli occhi degli operatori sanitari ho letto un senso di impotenza e di frustrazione”.

“Hanno iniziato a curarmi e mi hanno messo il famoso casco Cpap, fastidiosissimo, tra l’ossigeno che secca la bocca e il forte rumore che senti nelle orecchie. Sono poi stato trasferito in sub intensiva e ho iniziato cure di ogni genere”.

In quei giorni era difficile comunicare con i propri parenti e conoscere anche il loro stato di salute.

“Mia moglie era positiva ma non ha sviluppato sintomi, mentre durante il ricovero a Seriate ho appreso della morte di mio padre, a poca distanza da me, venuto a mancare proprio a causa del Covid”.

Il lutto ha purtroppo colpito moltissime famiglie bergamasche.

“A Bergamo abbiamo vissuto tutti, chi direttamente e chi indirettamente, questa situazione. Un sacco di gente è finita in ospedale e tantissimi si sono salvati grazie a medici e infermieri che, nonostante la disperazione, non hanno mai mollato. Ho vissuto una situazione drammatica e ho visto morire delle persone vicino a me: ancora oggi mi commuovo perché non si è mai preparati”.

Agli operatori sanitari va tutto il nostro plauso per quanto fatto, ma anche per la sensibilità dimostrata che ha permesso di mettere a contatto i pazienti con i loro parenti.

“Quando ero in ospedale, un’infermiera passava con il tablet per mettere in contatto anziani con i familiari. Nell’aria si percepiva la volontà di non mollare e di fare qualcosa per uscire da una situazione drammatica e ingestibile”.

Durante l’esperienza con il Covid ha conosciuto l’Accademia dello Sport per la Solidarietà.

“Sinceramente non conoscevo l’associazione e sono rimasto veramente colpito da quanto è riuscito a fare Giovanni Licini, fondatore dell’Accademia, con la sua attività di volontariato e raccolta fondi per aiutare la comunità e il sistema sanitario. Personalmente ho utilizzato per due volte la tac mobile arrivata dall’Olanda grazie all’Accademia dello Sport per la Solidarietà e grazie a questo importante strumento è stato possibile arrivare a diagnosi tempestive su più pazienti. Giovanni Licini è sempre rimasto in contatto con mia moglie e faceva da tramite sullo mio stato di salute”.

Fortunatamente, dopo 15 giorni di ricovero, le sue condizioni sono migliorate e ha potuto rientrare a casa. Cosa ricorda di quei momenti?

“Sicuramente il tragitto di ritorno verso la mia abitazione, con le strade completamente vuote e deserte. A casa mi aspettavano due bambini piccoli, che mi hanno accolto con uno striscione «Bentornato». E’ stato il regalo più bello! Siamo dovuti stare separati per tre settimane, poi, una volta che sono tornato negativo, ho potuto finalmente riabbracciare i miei cari”.

Oggi la situazione è fortunatamente diversa, grazie alla campagna vaccinale che ha diminuito i contagi

“I vaccini hanno dato un grande aiuto, così come i presidi sanitari hanno permesso di uscire dall’emergenza. Se serve un ultimo sforzo per uscirne, facciamolo”.

www.sportesolidarieta.it

 

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