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Udienza preliminare

Accusato di truffa e violenza sessuale, l’ex direttore del carcere Porcino chiede il rito abbreviato

Davanti al gup 16 indagati per l'inchiesta che, nel 2018, ha portato all'arresto di 5 persone coinvolte a vario titolo in presunte attività illecite all'interno della casa circondariale di via Gleno

Bergamo. Cinque indagati hanno scelto il rito ordinario, uno ha notificato il cambio di un avvocato, e dieci hanno chiesto riti alternativi: due il patteggiamento e otto il rito abbreviato.

Tra questi ultimi anche Antonino Porcino, l’ex direttore del carcere di via Gleno, arrestato nel giugno 2018, quand’era in pensione da un mese dopo 33 anni trascorsi alla guida della casa circondariale bergamasca. È lui il principale indagato dell’inchiesta condotta dai pm Emanuele Marchisio e Maria Cristina Rota, che ha visto arrivare davanti al gup Alessia Solombrino 16 posizioni sulle quali dovrà decidere.

Varie le accuse: falso e truffa, concussione e peculato, turbativa d’asta, induzione indebita, fino alla violenza sessuale.

Mercoledì mattina il giudice ha rinviato l’udienza al prossimo 22 giugno, nella quale deciderà sulle le richieste di rito alternativo e saranno eventualmente ascoltati gli indagati che hanno chiesto di essere sentiti.

Come il titolare dell’azienda di fornitura di distributori automatici Mario Metalli e la figlia Veronica, che daranno la loro versione in merito ai due episodi a loro contestati: secondo l’accusa avrebbero pagato tangenti a Porcino per oltre 21mila euro al fine di aggiudicarsi e non perdere nel corso degli anni l’appalto sulla fornitura al carcere di Monza e la gestione del bar del carcere di Bergamo. In merito a questa vicenda, ha chiesto di essere sentito anche Daniele Alborghetti, all’epoca commissario capo della polizia penitenziaria della casa circondariale brianzola.

A chiedere il patteggiamento le due infermiere Adriana Cattaneo e Maria Ida Gotti, responsabili dell’infermeria del carcere, che secondo l’accusa passavano gratuitamente farmaci ad uso ospedaliero al direttore, con il benestare dell’allora dirigente sanitario Francesco Bertè.

L’allora capo della polizia penitenziaria Antonio Ricciarelli ha scelto invece il rito ordinario em se verrà rinviato a giudizio, dovrà affrontare il processo con rito ordinario.

Porcino dovrà rispondere, tra le altre imputazioni, anche di violenza sessuale per pesanti avances, approcci fisici e palpeggiamenti, tutti avvenuti all’interno del carcere, nei confronti di sei donne, tra le quali figurano una dottoressa del Ser.T e una detenuta. E di peculato per essersi impossessato di due water da utilizzare per la ristrutturazione del suo appartamento a Lallio, di medicinali e risme di carta; dovrà rispondere circa l’utilizzo, secondo l’accusa, di autoveicoli del carcere per le sue esigenze private e dei trattamenti privilegiati di riposo medico per patologie inesistenti, oltre al pagamento di licenza non fruita al momento della pensione. L’ex direttore avrebbe anche denunciato un finto danneggiamento all’auto per intascarsi 950 euro dall’assicurazione.

Nell’udienza del 13 luglio la discussione delle parti.

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