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Due anni di pandemia

Treviolo, la dottoressa: “Troppa burocrazia e minacciata dai no vax, dopo 35 anni dico basta”

Antonella Lodetti, 63 anni, è medico di base: "Era il mio sogno da bambina. Non avrei pensato di lasciare in anticipo, ma non ce la faccio più"

Treviolo. La pandemia ha segnato un prima e un dopo per molte, moltissime vite. Sicuramente lo ha fatto con quella di Antonella Lodetti, 63 anni, medico di base a Treviolo con 1.560 assistiti.

A marzo 2020 ha perso il cugino Giambattista Perego, anche lui medico di famiglia, morto durante la prima ondata Covid. “Anch’io avevo i sintomi del virus – ricorda – ma il primo tampone me lo hanno fatto un mese dopo, quando ormai ero negativa”. La malattia, però, non l’ha mai abbandonata: “La vivo sulla mia pelle giorno dopo giorno”. È il cosiddetto Long Covid, gli strascichi dell’infezione che molti si portano dietro.

“Anche quando sono in ambulatorio, spesso sento il bisogno di sdraiarmi – confessa -. Ad ogni minimo sforzo avverto dispnea”, una forte sensazione di affanno e fame d’aria. “Non mi vergogno a dirlo, ma dopo la morte del dottor Perego seguo una terapia psicologica. Per mesi – aggiunge – ho avuto incubi notturni in cui sentivo i telefoni squillare e le sirene della ambulanze”. Una sindrome post traumatica da stress in piena regola. “Ora va meglio – precisa -, ma il Covid mi ha resa più fragile fisicamente ed emotivamente. Mi basta vedere una foto di Giambattista per mettermi a piangere”.

Anche per questo, ha fatto domanda per il prepensionamento. “Dovrei ottenerlo a luglio, ma non è l’unica ragione che mi ha spinto a dire basta dopo trentacinque anni di lavoro”. In primis, la troppa burocrazia: telefonate, e-mail, scartoffie. “A volte – dice – non ho proprio il tempo di visitare i pazienti. Passo 10-12 ore al giorno tra certificati di malattia, richieste di rilascio del green pass, gestione dei tamponi, informazioni su fine quarantena ed isolamento. E dopo due anni, i sistemi informatici di Regione Lombardia vanno ancora in tilt. Se sono sempre al telefono, come faccio a rispondere alle chiamate di chi ha veramente bisogno? Dovremmo fare i medici – osserva – non i burocrati e nemmeno i centralinisti. Mai e poi mai avrei pensato di ridurmi a contare i giorni che mancano alla pensione”.

Ma se la tanta, forse troppa burocrazia non rappresenta una novità, un altro problema lo è: nel caso della dottoressa Lodetti, le pretese assurde dei no-vax. “Il 90 per cento dei miei pazienti è vaccinato – premette -, ma sono stata più volte minacciata da chi voleva a tutti i costi un esonero o degli esami che non potevo prescrivere. ‘Ti porto in tribunale e ti chiedo i danni’, ha urlato un signore sbattendo i pugni sul vetro della finestra. Inoltre – spiega – quando apro la posta elettronica, trovo spesso mail dai toni volgari e intimidatori. Sono comportamenti intollerabili, anche perché nelle mie condizioni di salute non posso permettermi ulteriori motivi di stress. Mia figlia è sempre preoccupata quando tardo a rincasare la sera”.

Tra qualche mese, la dottoressa Lodetti valuterà il da farsi: “Prima voglio mettere a posto la mia salute e dedicare un po’ di tempo alla famiglia, ma non ho intenzione di rinunciare a lavoro. Sin da bambina volevo fare il medico, mamma e papà hanno sudato sette camicie per farmi realizzare questo sogno. Mi piacerebbe fare il medico vaccinatore – conclude -, alla faccia dei no-vax. Chissà…”

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