Alzano Lombardo. “Al momento non capii perchè mi operarono con largo anticipo e mi dimisero in tutta fretta. Quando compresi che in quel modo mi avevano salvato vita, inviai una lettera per ringraziarli”. Mariano Oucinde, 47 anni, di origine argentina, ma da 11 residente a Ranica, era ricoverato per una peritonite acuta al Pesenti Fenaroli a metà febbraio 2020, proprio quando il Covid iniziava a circolare tra le corsie.
A distanza di due anni ricorda ancora con emozione quei giorni, vissuti all’interno delle struttura sanitaria dove poi furono registrati i primi contagiati nella nostra provincia: uno di loro, Ernesto Ravelli, 84enne di Villa di Serio, morì nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 febbraio.
“Sono entrato l’otto febbraio per una peritonite acuta – le sue parole – , la notte tra l’undici e il dodici ho avuto fortissimi dolori e sono stato operato. Un intervento anticipato di qualche settimana rispetto al previsto, sia per le mie complicazioni che, credo, anche per la situazione che si stava creando. Per la prima volta ho vista una dottoressa con la mascherina. Solo dopo ho collegato che era per il coronavirus”.
“Anche le mie dimissioni – prosegue – sono state anticipate di cinque o sei giorni rispetto a ciò che mi avevano detto. Una mattina, intorno alle 8, mi hanno dato la lettera di dimissioni e un farmaco anticoagulante. Insieme a me c’erano altre sette o otto persone e ho pensato che ci stavano cacciando per qualcosa. Poi è scoppiata la pandemia”.
In questo modo Oucinde si è salvato da una sorte che non è stato altrettanto benevola con altre persone ricoverate con lui: “In seguito ho saputo che diversi hanno contratto il Covid e purtroppo non ce l’hanno fatta. Ho mandato una lettera ai medici dell’ospedale per ringraziarli perchè mi hanno salvato la vita due volte, prima per il mio problema fisico e poi per la pandemia”.
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