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Gli incontri

“Uno scambio di sguardi”, proiezioni e testimonianze per raccontare e capire l’Afghanistan oggi

"Uno scambio di sguardi. Raccontare e capire l'Afghanistan oggi" è un percorso di incontri, proiezioni e testimonianze promosso da Comune di Bergamo – Assessorato alla pace, Fondazione Serughetti La Porta, Lab 80, Coordinamento Enti Locali per la Pace, Rete della Pace dedicato ad approfondire la situazione di questa terra dove la vita di donne, uomini, bambini e bambine continua ad essere molto difficile

Bergamo. La caduta di Kabul il 15 agosto 2021, ha segnato la fine della Repubblica islamica dell’Afghanistan e il ritorno dei Talebani al potere.

La sofferenza di un popolo intero è fissata in immagini eloquenti: persone aggrappate alle ali di un aereo, bambini passati di mano sopra i muri di cinta di un aeroporto, centinaia di migliaia di sfollati interni e rifugiati in cammino, l’utilizzo di parole insufficienti a raccontare e comprendere la realtà.
Quanto accaduto la scorsa estate sta ancora accadendo in questi mesi e la società civile afghana chiede che, con il ritiro di eserciti e diplomatici, non si distolga lo sguardo da quanto accade in quella terra.

Da qui nasce il progetto “Uno scambio di sguardi. Raccontare e capire l’Afghanistan oggi“, un percorso di incontri, proiezioni e testimonianze promosso da Comune di Bergamo – Assessorato alla pace, Fondazione Serughetti La Porta, Lab 80, Coordinamento Enti Locali per la Pace, Rete della Pace dedicato ad approfondire la situazione di questa terra dove la vita di donne, uomini, bambini e bambine continua ad essere molto difficile.

Torniamo a parlarne per conoscere la situazione da vicino: lo facciamo incrociando gli sguardi, le immagini e le parole. I nostri sguardi, le nostre immagini e le nostre parole con quelli di una regista afghana e di una famiglia afghana, fuggita quest’estate grazie al ponte aereo internazionale e ospitata in bergamasca. Uno scambio di sguardi nasce da questa esigenza: provare a dare spazio a prospettive differenti e complementari, con l’obiettivo di comporre un quando articolato, per quanto non esaustivo.

LE DICHIARAZIONI

“Da quando i talebani sono tornati al potere, la condizione delle donne in Afghanistan è drasticamente peggiorata, tornando ad assomigliare sempre di più a quella imposta dal primo regime talebano (1996-2001). Alle donne afghane è vietato lavorare (salvo in alcune professioni) e non possono percorrere più di 72 km da sole: questi sono solo due esempi delle numerose limitazioni a cui sono sottoposte. E’ stata denunciata la scomparsa di alcune attiviste a Kabul, di cui non si è saputo più nulla. Dalla presa del potere i talebani hanno poi sistematicamente violato il diritto all’istruzione, impedendo l’accesso delle ragazze afghane alle scuole secondarie. Nel percorso proposto avremo modo di approfondire anche la questione delle donne afghane, per capire con quali filtri le guardiamo e le rappresentiamo e per cercare di superare gli stereotipi che ci siamo costruiti nei loro confronti. Scopriremo, magari, che alcune delle loro lotte possono essere anche le nostre lotte”. Commenta Marzia Marchesi, Assessora alla Pace

“Quando scoppia un’emergenza di politica internazionale per giorni gli occhi dei media internazionali puntano la loro attenzione su quel paese, utilizzando spesso immagini d’effetto per suscitare onde emotive su cui, dopo pochi giorni, cala il silenzio. L’emergenza viene sostituita da una notizia ‘più fresca’. Ma in Afghanistan la vita di donne, uomini, bambini e bambine continua ad essere molto difficile, e l’Afghanistan continua ad essere uno dei luoghi in cui il “nuovo disordine mondiale” mostra i suoi aspetti più critici e pericolosi. Ringrazio in particolar modo Mauro Biani, che ci ha concesso gratuitamente l’utilizzo di una delle sue vignette come immagine per la nostra locandina; Giovanni Diffidenti, che ci ha permesso di utilizzare una delle sue fotografie per la comunicazione del percorso; i relatori e le relatrici che interverranno e quanti hanno permesso la realizzazione di questo percorso. La Porta e Lab 80 hanno costruito questo progetto insieme, fin dalle prime battute l’Assessore Marzia Marchesi ha condiviso la progettazione e sostenuto il nostro impegno. È un segno importante di presenza dell’istituzione. Un grazie al Coordinamento Enti Locali della Pace e alla Rete della Pace, con cui condividiamo una lunga storia di impegno e di attivismo, che hanno creduto in questo progetto e lo hanno sostenuto; a Coop Lombardia per il contributo prezioso e ad Amnesty per il sostegno e la condivisione” dichiara Gabriella Cremaschi, Presidente della Fondazione Serughetti La Porta.

“Il cinema ci offre la straordinaria possibilità di osservare la realtà attraverso lo sguardo di altri occhi, regalandoci il tempo per immedesimarci e per capire. Abbiamo individuato due film e due registe che da punti di vista diversi e con modalità differenti, il documentario e la fiction, hanno saputo descrivere una realtà complessa come quella dell’Afghanistan alla vigilia degli sconvolgimenti che vediamo oggi” afferma Sergio Visinoni, Lab80.

Uno scambio di sguardi

IL PROGRAMMA
LUNEDI 28 FEBBRAIO 2022
Fondazione Serughetti La Porta ore 17.30

VEDERE E RACCONTARE
Lo sguardo di un inviato a sei mesi dal disingaggio internazionale. Cosa succede oggi in Afghanistan?
Giuliano Battiston, giornalista e direttore Lettera 22
Ingresso libero con Super Greenpass e mascherina FFP2

LUNEDI 28 FEBBRAIO 2022
Auditorium Piazza della Libertà ore 21
RIPRENDERE
Lo sguardo dietro la telecamera di due registe, una afghana e un’italiana. Come raccontare la storia delle donne disinnescando gli stereotipi?
HAVA, MARYAM, AYESHA Film
Saharaa Karimi, Afghanistan, 2019, 86’
Tre donne afgane si trovano di fronte a dei problemi da risolvere legati alla loro condizione femminile. Hava è incinta e vive con i suoceri e con un marito che non le riserva alcuna attenzione. Maryam è una giornalista televisiva che è stata tradita più volte dal marito che ha lasciato per poi scoprire di essere incinta. Ayesha è una diciottenne che attende un figlio da un ragazzo che alla notizia l’ha lasciata e ora deve sposare un cugino il quale non deve sapere nulla.
Al termine della proiezione Q&A con la regista
Ingresso libero con Super Greenpass e mascherina FFP2

LUNEDI 7 MARZO 2022
Auditorium Piazza della Libertà ore 21
I AM THE REVOLUTION Documentario
Benedetta Argentieri, Italia, 2018, 74’
In mezzo alla guerra e al fondamentalismo, sono cresciute donne leader che comandano eserciti, organizzano la fuoriuscita delle altre donne dalla schiavitù, guidano forze politiche laiche e progressiste, andando villaggio per villaggio a sfidare i talebani. Queste donne praticano la democrazia più avanzata che possiamo immaginare nei contesti meno favorevoli possibili. Queste donne testimoniano la rivoluzione necessaria ovunque. Al termine della proiezione Q&A con la regista
Ingresso libero con Super Greenpass e mascherina FFP2

LUNEDI 14 MARZO 2022
Fondazione Serughetti La Porta, ore 21
INQUADRARE
Lo sguardo di un fotografo che ha percorso quella terra. Che cosa rimane fuori dal rettangolo di una foto? Il fotografo Giovanni Diffidenti racconta il suo Afghanistan attraverso le sue immagini. Ingresso libero con Super Greenpass e mascherina FFP2

LUNEDI 21 MARZO 2022
Fondazione Serughetti La Porta, ore 21
DEFORMARE
Lo sguardo di una studiosa specializzata in Medio Oriente. Attraverso quali filtri e modelli guardiamo e rappresentiamo le donne afghane? Elisa Giunchi, Università degli Studi di Milano. Ingresso libero con Super Greenpass e mascherina FFP2

LUNEDI 28 MARZO 2022
Fondazione Serughetti La Porta, ore 21
INCONTRARE
Lo sguardo a ritroso di una famiglia afghana che ha lasciato il proprio paese. Che cosa si lascia e che cosa si porta quanto si parte? Conversazione con una famiglia afghana ospitata a Bergamo. Ingresso libero con Super Greenpass e mascherina FFP2
Informazioni: Fondazione Serughetti La Porta
Tel. 035219230 info@laportabergamo.it www.laportabergamo,it

I RELATORI E LE RELATRICI

Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore freelance, direttore dell’associazione di giornalisti indipendenti Lettera22, collabora con quotidiani e riviste tra cui “l’Espresso”, “il manifesto”, “Gli asini”, “il Venerdì”. Docente alla Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso di Roma, dal 2010 cura il programma del Salone dell’editoria sociale. Con Giulio Marcon ha curato La sinistra che verrà. Le parole chiave per cambiare (minimum fax, 2018).

Per le edizioni dell’asino Battiston ha pubblicato Arcipelago jihad. Lo Stato islamico e il ritorno di al-Qaeda (2016) e due libri-intervista: Zygmunt Bauman. Modernità e globalizzazione (2009) e Per un’altra globalizzazione (2010). Dal 2007 si dedica all’Afghanistan con viaggi, ricerche, saggi.

Nel 2021 ha scritto con Emanuele Giordana la postfazione al testo di Giovanni Bensi I talebani (Luni Editrice), ripercorrendo gli ultimi vent’anni di vicende afghane.
Giovanni Diffidenti è un fotografo nato a Bergamo nel 1961. Si è occupato di testimoniare il dramma delle vittime delle mine anti-uomo in Cambogia, Mozambico, Angola, Sudan, Laos, Afghanistan, nei Balcani, in America Centrale, Colombia e negli Stati Uniti; ha collaborato con campagne di sensibilizzazione nei confronti dei malati di AIDS, malaria e ha seguito da vicino la vita all’interno di campi profughi in diversi paesi. Ha lavorato a stretto contatto con Organizzazioni Internazionali e ONG impegnate nella difesa e nella tutela dei diritti umani.

Ha collaborato e talvolta collabora tutt’ora con agenzie come Associated Press, Agence France Press, Reuters; le sue foto sono state pubblicate da numerose testate nazionali e internazionali: The Independent, The Sunday Times, The Guardian, Newsweek, The New York Times, Io Donna, Panorama, Il Corriere della Sera, Internazionale.
Elisa Giunchi insegna Storia dell’Asia presso l’Università degli Studi di Milano.
Ha pubblicato:
– Afghanistan. Da una confederazione tribale alle crisi contemporanee, Carocci, 2021
– Il pashtun armato. La diffusione di armi da fuoco in Afghanistan e il declino dell’Impero britannico (1880-1914), Mondadori Università, 2021ù
– Nel nome di Allah. L’autorità religiosa nell’Islam, Jouvence, 2017
– Pakistan. Islam, potere e democratizzazione, Carocci, 2009

Uno scambio di sguardi_Locandina

LE REGISTE

Sahraa Karimi è una regista afghana che ha vissuto e studiato in Iran fino all’età di 16 anni. A 17 anni Karimi emigra in Slovacchia, dove si forma all’Academy of Performing Arts di Bratislava, fino a ottenere – prima donna afghana – un PhD in cinema. Durante gli studi realizza oltre 30 cortometraggi. In seguito dirige i documentari Afghan Women Behind the Wheel, premiato in numerosi festival internazionali e trasmesso da Arte France e BBC: Parlika – A Woman in the Land of Men.

Il suo lungometraggio d’esordio, Hava, Maryam, Ayesha, tra i primi film indipendenti del cinema afghano, partecipa in concorso nella sezione Orizzonti alla 76° Mostra di Venezia, è premiato al Los Angeles Asian Film Festival e al Dhaka International Film Festival, ed è scelto dall’Afghanistan come candidato alla corsa all’Oscar. Nel 2019 Karimi è inoltre la prima donna nella storia dell’Afghanistan nominata Direttrice Generale dell’Afghan Film Organization.

Benedetta Argentieri è una giornalista indipendente e regista di documentari. Dal 2014 si è concentrata su Iraq e Siria, coprendo il conflitto in corso e le lotte femministe con articoli e lungometraggi documentari. Il suo lavoro è stato pubblicato da diverse organizzazioni mediatiche internazionali, tra cui Reuters, The Sunday Times, Daily Beast e Sunday Telegraph.

Nel 2018 ha diretto “I am the Revolution”, un lungometraggio documentario su tre donne che lottano per la libertà e l’uguaglianza di genere in Afghanistan, Iraq e Rojava (Siria nord-orientale). Il film è stato presentato in anteprima al DOC NYC, il più grande festival di documentari negli Stati Uniti, ed è stato proiettato in dozzine di altri festival in tutto il mondo. È stato anche ripreso dalle emittenti televisive europee ed è distribuito da Women Make Movies in America sia per scopi teatrali che educativi.

Nel 2016 ha co-diretto con Bruno Chiaravalloti e Claudio Jampaglia il documentario “Our War”, presentato in anteprima alla 73a Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2013 ha co-prodotto e codiretto “Capulcu-Voices of Gezi”, un documentario sulla rivolta avvenuta a Gezi Park a Istanbul, in Turchia, avvenuta lo stesso anno. Il film ha vinto il premio di Amnesty International.

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