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In parlamento

Il deputato bergamasco Dori lascia Leu per Europa Verde

La creazione della fazione verde, ufficializzata la scorsa settimana, segna il passaggio del deputato di Treviglio fra i banchi dell’opposizione

Nuovo cambio di gruppo per il deputato bergamasco Devis Dori: lascia Liberi e Uguali e approda a “Europa Verde-verdi europei”, nuova componente del gruppo misto.

La creazione della fazione verde, ufficializzata la scorsa settimana in Parlamento, segna così il passaggio del deputato fra i banchi dell’opposizione.

Si chiude quindi la parentesi di Dori in Leu, durata otto mesi dal luglio 2021 e che era seguita all’uscita dal Movimento 5 Stelle, con il quale era stato eletto in Parlamento alle elezioni del 2018.

Sulla nuova esperienza nei verdi, Dori dichiara: “L’aspetto importante è che questa componente non esisteva. Abbiamo valutato che ci fossero le premesse per costituirla e mi sono fatto promotore della scelta, che si pone in linea con il filo verde europarlamentare”.

Sono quattro al momento i parlamentari che hanno deciso di costituire la nuova esperienza di Europa Verde. Oltre al parlamentare originario di Treviglio ci sono altri tre membri del gruppo misto. Tutti ex eletti del Movimento 5 Stelle. Si tratta di Cristian Romaniello (fuoriuscito dal M5S nel marzo 2021, una volta passato al misto non ha aderito ad alcun gruppo) e nominato presidente della componente, Paolo Romano (dopo l’abbandono del Movimento nell’ottobre 2020 è entrato nel misto con Alternativa, nel quale è rimasto per un anno) ed Elisa Siragusa (anche lei cinquestelle fino a novembre 2020, quando ha deciso di aderire al misto e, per qualche mese, al Centro Democratico).

Ma la decisione dell’onorevole Dori è maturata anche per un disallineamento con il “contenitore” di Liberi e Uguali. Dopo le amministrative di ottobre infatti una parte di Leu – soprattutto quella vicina ad Articolo 1 del ministro Speranza – ha iniziato a pensare ad un riavvicinamento al Pd. “Non ritenevo quel passaggio appropriato per il mio percorso. Così ho iniziato a ragionare sulla possibilità di portare avanti i temi dell’ambiente e del lavoro in un altro spazio, sempre nell’area di centrosinistra”.

Ed è proprio sull’ambiente che la divergenza è diventata netta. In particolare sulla scelta delle fonti di energia sulle quali puntare per il futuro. “Noi crediamo che l’inserimento del gas e del nucleare tra le fonti di energia che possono essere finanziate sia in contraddizione con il Green deal europeo del 2050, che punta invece sulle rinnovabili. Penso che quest’anno, e soprattutto i prossimi sei mesi, saranno il momento per fare pressione sul governo affinché si opponga all’inserimento del gas e del nucleare nella tassonomia europea. Farlo significherebbe sottrarre fondi pubblici alle rinnovabili”.

A breve le fila dei neonati verdi potrebbero espandersi, riscontrando il favore anche di altri cinquestelle insoddisfatti per la scarsa attenzione del partito di Conte sull’ambiente, proprio uno dei temi che avevano portato al successo politico nelle elezioni del 2018.

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